Spumanti italiani – target e consumi nazionali in epoca di coronavirus
22 Agosto 2020
Spumanti italiani – target e consumi nazionali in epoca di coronavirus
Dati forniti da Giampietro Comolli, Osservatorio economico vini Ovse-Ceves22 agosto 2020In epoca Covid un calice di vino ha salvato la socializzazione fra le mura domestiche e nel web.Nel 1° semestre 2020 c’è stato un calo dovuto al lockdown nei settori horeca, soprattutto vini rossi importanti e bollicine di alto pregio a iniziare dallo Champagne.
Mantengono le posizioni i vini spumanti italiani con il Prosecco&C, bene i vini bianchi freschi d’annata, la Gdo vede salire le vendite, l’e-commerce raddoppia i volumi, va meglio per i vini di costo medio.
Sfatiamo una fake-news enoica (vini&spumanti) da Covid19, almeno riportiamo la questione entro ambiti reali e certi, suffragati dalla concretezza dei numeri ed esatta analisi delle risposte del mercato.Da 30 anni Ovse monitorizza e analizza il mercato dei vini spumanti in 32 Stati
Ovse è dal 1991 che monitorizza i dati di produzione, spedizione, dogane, export, consumi e mercati per i vini spumanti, e anche per i vini tranquilli. 30 anni di analisi, ricerche, indagini e sondaggi che permettono di avere una visione economica-tecnica nazionale e diretta in 32 Stati del mondo, oltre che referenti in tutte le regioni italiane, rispetto a corazzate Potemkin nate recentemente.
Vendite-consumi di vini spumanti nei 33 giorni di lockdown
Il calo di vendite-consumi di vini spumanti italiani sul mercato interno ed estero durante i 33 giorni di lockdown (iniziato il 9 marzo) e i 100 giorni di pandemia con limitazioni di spostamento (1 solo italiano su 3 è stato totalmente a casa) è molto più contenuta e più differenziata rispetto alle dichiarazioni altisonanti lette tempo fa.Vini tranquilli, vendite-consumi nei 33 giorni di lockdown
Discorso totalmente diverso per vini tranquilli, seppur fortemente diversi tipologia per tipologia. Gli stessi dati della Gda (canale nazionale che copre l’acquisto di 6 bottiglie su 10) confermano un incremento di acquisti e di atti di acquisto a livello nazionale in confronto con lo stesso periodo 2019, seppur con cali evidenti per certe tipologie, etichette, denominazioni.Inoltre fino al 10 marzo tutte le spedizioni programmate dalle cantine sono arrivate a destinazione, in pieno lockdown è scattata la corsa all’acquisto online e con il delivery conseguente, poi si sono riaperte le cantini per gli acquisti diretti diventando una fuga o scusa di riscatto dalle chiusure domestiche.
Il consumo domestico ha sostituito, in gran parte, quello degli aperitivi e delle cene fuori casa. I millennials e la G.zero non hanno rinunciato all’ ”ape”, quindi più spritz in casa. Il Valdobbiadene Prosecco e i vini bianchi fermi freschi d’annata hanno fatto la parte del leone, come le bollicine territoriali e con uve autoctone, ci sono stati più atti d’acquisto in Gdo, più che raddoppiati in 100 giorni gli ordini online, ma scelta prioritaria sotto i 7-10 euro a bottiglia. I cali più sensibili per vino biologico, i grandi vini rossi, Champagne. Per alcune bollicine top-dop italiane di pregio hanno patito un calo maggiore causa lockdown dell’horeca, ma sono etichette molto più richieste nel secondo semestre d’anno”.
Come Ovse abbiamo riscontrato altri elementi interessanti per una valutazione più completa e corretta: sicuramente le bollicine sono un vino conviviale e di socialità (la crescita dei consumi off-premise degli ultimi anni lo confermano) e inoltre in Italia fra i giovani (millennials e G.zero) il rito dell’aperitivo aveva offerto un contributo ai consumi contribuendo a destagionalizzare i consumi nel nostro paese come in altri, facendo diventare una bottiglia di bollicine un vino alternativo a tutto pasto anche nella horeca (ristoranti, pizzeria, bar diurni, esercizi serali, catering …).Un altro dato importante è che nei mesi primaverili il consumo di bollicine in ogni canale è limitato per cui le riserve del fine anno precedente possono essere sufficienti, soprattutto senza eventi privati e pubblici, festeggiamenti in strada. E’ sicuramente vero che la chiusura totale, con le limitazioni di distanze, ha determinato un blocco di consumi, le limitazioni parziali successive hanno ridotto i consumi del fuori-casa: ma su base annua il canale degli esercizi pubblici gestisce il 35-38% del volume totale con concentrazioni di consumi dettati da luoghi, mesi, tradizioni, quindi assai variabili da regione a regione, da tipologia a tipologia di vini fermi e di vini frizzanti e spumanti.Certamente il dato negativo dettato dalla chiusura totale Covid più importante e significativo (sia in volumi che in valore) viene dal blocco delle spedizioni e dei trasporti (anche via aereo) verso l’estero. Durante il lockdown in Italia (facevo personalmente la spesa in Gda e in negozi aperti) ho sempre trovato in tutti gli scaffali di tutte le insegne tutte le etichette di vini e spumanti che volevo: certamente gli spazi più vuoti erano quelli dei vini a prezzo più contenuto (sotto i 7-10 euro), dei vini frizzanti e spumanti di marca italiana, dei vini bianchi freschi fermi.Da qui, se il calo assoluto dettato dalla analisi di dati fiscali e di trasporti parla di un consumo ridotto anche del 70% in 100 giorni, si fa riferimento a un periodo di consumo dei vini spumeggianti/effervescenti notoriamente ridotto: in Italia (ma anche in Francia e Spagna) i primi 6 mesi d’anno rappresentano un consumo di circa il 33-35% del totale (1 bott su 3); inoltre già febbraio-marzo sono i primi mesi utili per gli ordini del vino nuovo e per le consegne, ma una quota percentuale limitata poiché il massimo delle consegne avviene a giugno-luglio e a ottobre-novembre.Un altro dato interessante valutato da Ovse sono i metodi produttivi e i rispettivi volumi delle bollicine italiane pronte per il consumo durante i 100 giorni delle limitazioni degli spostamenti e della gestione d’impresa: nei primi mesi dell’anno i vini spumanti ottenuti con il metodo italiano (Prosecco, Valdobbiadene, Lambrusco, Durello, Malvasia, Ortrugo, Muller, Pinot…) sono già in spedizione e per questo non hanno risentito del calo dei consumi, anzi.Viceversa i vini ottenuti con il metodo tradizionale classico (Franciacorta, Alta Langa, Trento, Monti Lessini, ecc..), fatto eccezione per i millesimati riserva e selezioni disponibili in cantina oppure già presso i distributori o clienti, solitamente vengono imbottigliati a primavera e le massicce spedizioni iniziano da maggio-giugno (bolle e dogana).Inoltre il metodo tradizionale-classico italiano rappresenta il 12% (con 26 mio/bott) di tutte le bottiglie di bollicine consumate in Italia all’anno (206 mio/bott), è esportato per circa il 10% della produzione: non rappresenta quindi grandi numeri sul mercato nel primo semestre 2020 nazionale, ma è fortemente presente nella grande ristorazione e grandi eventi per cui un lockdown è più incisivo e sentito.E’ evidente che una perdita di spedizioni e di vendite di tutte le bollicine metodo trad-classico di 2,5 milioni di pezzi al posto dei soliti 7 milioni, fa gridare una perdita di vendite del 35-36% nel periodo, ma non su base annua.Anche in periodo Covid e lockdown, gli italiani, quando hanno potuto, hanno scelto e consumato bollicine: anzi nella pace domestica, con più tempo libero e tanta voglia di fare cucina, i calici di bollicine sono aumentati automaticamente (supplendo la mancanza di socializzazione e convivialità esterna).Il recente sondaggio Ovse indica che c’è voglia di consumi fuori casa per avere “la prova” di un ritorno alla normalità, ma questa voglia può essere pericolosa. Ovse registra che c’è stato un consumo maggiore di vini nei primi 6 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. 1 consumatore su 2 dichiara che non ha cambiato abitudini di consumo e che ha continuato a bere e trovare il vino che voleva; è vero anche che c’è stato un acquisto di vini con un costo più basso (incremento provato dai volumi fatti da discount, insegne di primo prezzo), mentre i giovani (millennials e G.zero) dichiarano di aver iniziato e/o aumentato il consumo di vino in casa.
Sintesi la ricerca di Ovse-Ceves (luglio 2020) sul comportamento degli italiani in generale rispetto all’acquisto e consumo di vino in periodo Covid
In sintesi la ricerca di Ovse-Ceves (luglio 2020) sul comportamento degli italiani in generale rispetto all’acquisto e consumo di vino in periodo Covid (100 giorni, dal 9 marzo al 30 giugno) ci dice :–meno consumo di vini sostenibilie quelli più cari in senso generale–più consumo di vini locali facili da trovare, più pubblicizzati e anche autoctoni–più bottiglie a prezzo contenuto (limite sono i 10-11 euro a bottiglia su scaffale o in cantina)–più vini di cantine grandi note diffuse che danno garanzie–più acquisti online e eno-commerce–meno acquisti diretti in cantina soprattutto nei territori e grandi DO dove avvenivano eventi, fiere, degustazioni, primeur–più delivery–meno acquisto di Champagne–più acquisto di Prosecco Superiore e Doc (molti in abbinamento con Aperol o Campari)–più vini bianchi tranquilli noti e di annata recente–meno vini rossi tranquilli top selezionati riserve e più noti dell’alta gamma
Un segnale positivo arriva dai primi paesi importatori di vini spumeggianti: Usa, UK e Giappone segnano una crescita in volumi (+2,5% sul 2019), purtroppo a valori stabili. Un segnale reale e allarmante arriva dalla Francia per lo Champagne che registra, sempre in 100 giorni di Covid19, un calo dei consumi sul mercato interno pari a circa l’55% rispetto allo stesso semestre del 2019 e un calo del 45% per le spedizioni all’estero. Su base annua le Case di Champagne stimano una perdita del 27-28% dei volumi e un danno economico di circa 1,7 mld/euro.
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CHI é GIAMPIETRO COMOLLI
Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
Mob +393496575297Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
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