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SALE ITALIA – TUTELA E VALORE DI TUTTO IL SALE ALIMENTARE ITALIANO – PRESENTATO PROGETTO A CURA DI CONFAGRICOLTURA

SALE ITALIA – TUTELA E VALORE DI TUTTO IL SALE ALIMENTARE ITALIANO – PRESENTATO PROGETTO A CURA DI CONFAGRICOLTURA

By Giuseppe

Sale Alimentare Italiano finalmente unito? 

Ma…  forse… ni… solo quello agricolo o anche di miniera?

Sale alimentare deve essere unico. Il sale è “Bio” naturale se non trattato per altri fini

Newsfood.com, 16 ottobre 2022

Testo di Giampietro Comolli

Finalmente il sale italiano fa una mossa intelligente… come è stato per la ItaliaZuccheri.
Spero in un Sale Italia Alimentare. Recentemente un comunicato stampa ha annunciato la aggregazione di importanti imprenditori del settore… direi che per la prima volta senza grandi distinguo. Attorno allo stesso tavolo tutti gli attori principali ad iniziare dalla siciliana ItalKali con saline e miniere a Recalmuto, Petralia , Realmonte. Un primo passo – intendo sottolineare – che nell’ambito di Confagricoltura nazionale si sono poste le prime basi per un accordo di collaborazione, sensibilizzazione e valorizzazione. 
Come Istituto-Osservatorio Qualità Sale Alimentare Italia, fondato nel 2015 a seguito e per effetto di Expo Milano 2015 -a causa delle enormi barriere e discrepanze, assurde fake news e fughe in avanti per differenziare il “sale Bio alimentare” su caratteristiche del tutto inutili- avevamo provato ad aggregare con il Ministero delle Politiche agricole tutte le imprese e strutture nazionali in occasione della acquisizione di una importante salina marittima nazionale; forse la più grande e più produttiva, quella di Margherita di Savoia in Puglia da parte dal mega-colosso monopolizzante francese Salins già presente in Italia a Rovigo con Cis dove ha sede una delle più grandi fabbriche di assemblaggio di “sali” provenienti da diversi continenti.
Ci era sembrato giusto entrare nel merito di mantenere in Italia un asset “sale alimentare” molto importante per tutto il settore agroalimentare nazionale essendo l’Italia il primo paese al mondo (in assoluto e con distanza abissali con altri) nell’uso del sale come conservazione, stagionatura, santificazione, sanità, qualità Dop-Igp di tanti alimenti pregiati noti al mondo: tutti i salumi e formaggi che ci vengono in mente, ma anche condimenti, salse, carne e pesce… pensiamo al merluzzo o stoccafisso o baccalà. Eppure abbiamo perso l’occasione e la Banca Monte dei Paschi ha preferito un socio francese a una cordata italiana svendendo un debito consolidato di 16/20 milioni di euro per soli 5 milioni di euro.
 
Ma oggi sembra che almeno le imprese” italiane” private titolari di una concessione governativa ad estrarre dal mare o da miniere il sale si siano unite. Concessioni, alcune, vecchie di decenni che servono anche per fornire sale ad industrie chimiche e biofarmaceutiche e anche quale sale industriale e stradale in caso di ghiaccio. Oggi minimale rispetto l passato. Quello che come istituto di studio e ricerca “SaleItaliaAlimento” ci interessa – e piace – è la unità di aggregazione nella speranza che l’obiettivo principale non sia creare una lobby ma un organismo di tutela, vigilanza, controllo e servizio al consumatore oltre che ai lavoratori e addetti alla manipolazione e preparazione del sale da “estrarre” in ogni caso con massima attenzione.
Il sale alimentare che arriva sulle tavole italiane, è ricercato dai cuochi 3 stelle e ristoranti 5 stelle, utilissimo, ma occorre che rispetti alcuni parametri di “origine e pulizia” che lo rende diverso da altri sali: quello di Trapani (Sicilia) e quello di Cervia (Romagna) sono gli unici sali made in Italy con un riconoscimento di “denominazione indicazione geografica protetta” che ne garantisce origine e percorso di lavorazione. 
 
E’ vero che il sale nero, quello blu, quello rosa e quello giallo… sono condimenti soprattutto estetici, di bellezza e di coreografia del piatto quando viene portato in tavola, ma non tutti questi sali rispettano le regole UE che stabiliscono limiti massimi nel contenuto di sostanze non gradite, non sane, non evidenti a occhio nudo.
Pensiamo per esempio agli escrementi di pipistrelli (e corvi)  in grandi miniere e grotte dell’Himalaia o del Perù (Ande) o della Indonesia (Borneo) da cui si ricavano sali “colorati” a scaglie grosse o a chicchi duri e poi arrivano sulla nostra tavola solo lavati, non controllati, non tracciabili e non certificati come prevede la UE e soprattutto come sono obbligati a rispettare i produttori italiani. In questo caso – come in molti casi – anche il famoso prezzo “alto” al consumo non è garanzia di qualità sempre e in modo assoluto: pagare 40 euro al chilo un sale rosa o blu non certificato rispetto a 1 euro al chilo per i migliori sali italiani anche della Sardegna, della Sicilia, della Puglia, della Romagna.  Così il sale da miniera è considerato come l’estrazione del petrolio … ovviamente con costi di manodopera e di lavorazione del sale maggiore e a prezzi decisamente bassi.  Chiarificanti, addensanti, santificanti, centrifugati in scaglie o in sabbia fanno la differenza, come lo fa il “luogo”.  Lo stesso comitato dell UE Greens/EFA – Italian delegation  è  intervenuta su sollecitazione del nostro Istituto Culturale Economico Sale Italia Alimentare (EIASI)  su due temi: cosa si intende per sale Bio, chi vuole mantenere la differenza fra sale industriale e sale agricolo. Proprio il tema conservazione assume un valore assoluto per gli alimenti, gastronomia, nutrizione, sanità dei cibi e la loro durata, in tempi soprattutto in  cui la globalizzazione favorisce diffusione e amplifica enormemente la geografia dei consumi allo stesso  
 
Aggiungo che, per la finalità alimentare da tenere in ogni caso separata da altri scopi e finalità di carattere industriale-chimico, non esiste alcuna differenza sostanziale fra “sale marino“ e “salgemma” (termine che è molto identificativo del prodotto e della tradizione italiana e che andrebbe preservato e tutelato). Le uniche differenze che abbiamo riscontrato con anonimi  “sopraluoghi” sul campo o nei laghi di lavorazione riguardano solo metodologie tecniche dettate dalla “natura e conformazione dei luoghi di origine ed estrazione”, dalla vecchiaia dei macchinari e mezzi anche storici utilizzati in forma di identità qualificante e dalle vecchie impostazioni burocratiche e legislative.
Quest’ultimo è un aspetto “politico istituzionale” che ci sta molto a cuore perché permetterebbe di unificare e uniformare sia i dettami a monte che a valle del processo di filiera produttiva, eliminando a priori quelle barriere che poi possono complicare la vita e creare confusione: parlo appunto della burocratica identificazione della origine agricola del sale marino e della origine industriale del sale di miniera. La eventuale certificazione europea “bio” del sale alimentare deve valere per le produzioni marine e di salgemma purché  entrambe rispettose di un processo produttivo  “di conversione”  che elimini totalmente l’uso di mezzi dirompenti, di sostanze aggiunte chiarificanti, ricristallizzati, di solution mining e addensanti di origine artificiale e chimica, oltre ai coloranti di origine incerta e non salubre, da valersi sia per il sale marino che per il salgemma.
Una discriminazione fra produzione in ambiti “protetti o parchi” rispetto ad altri si configura, per lo stesso sale naturale, una scelte sleale di speculazione concorrenziale e commerciale estranea alla valutazione organolettica, escludendo a priori le “miniere” in quanto non esiste al mondo una sola zona “sottoterra” protetta o riconosciuta tale. In previsione di effetti geoclimatici-ambientali, di crisi mondiale e di virus diffusi in atto e in evoluzioni, consigliano di riaprire le saline nazionali dismesse, ri-offrendo lavoro e occupazione soprattutto nel sud Italia. Infine CevesUni chiede che il sale marino e il salgemma quando prodotto per “uso alimentare”  siano entrambi sotto il controllo normativo legale giuridico certificativo dello stesso Ministero delle Politiche Agricole, per competenza agroalimentare nutrizionale vigilanza.     
Giampietro Comolli
             image001.jpg
         SaleItaliano 
     Centro Studi Istituto EIASI
  Produzione Consumo Alimento

COMUNICATO STAMPA

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Roma, 27 settembre 2023

 

L’AGRICOLTURA COLTIVA IL SALE: PRESENTATO IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLA SALICOLTURA A CURA DI CONFAGRICOLTURA E DELLE SALINE MARINE ITALIANE

 

Nasce il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato oggi a Palazzo della Valle, a Roma, la loro collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino.

A firmare l’intesa, insieme a Confagricoltura, cinque partner:

Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), si configura come il maggior produttore di sale marino italiano;

Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione;

Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia;

Il Parco della Salina di Cervia, oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano;

Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno.

Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa e Isola di Calcara.

 

GLI OBIETTIVI

Gli obiettivi del progetto sono molteplici, in primis dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. Vale la pena evidenziare che dal 2019 la Francia ha inserito la “saliculture” nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima.

In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.

L’intesa prevede inoltre la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni.

Il progetto culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.

LA PRODUZIONE DI SALE

Il sale può essere sale marino che, come detto, viene ottenuto nelle saline tramite l’evaporazione dell’acqua ed è coltivato e prodotto in modo totalmente naturale, oppure salgemma, estratto nelle miniere sotterranee. Questo si presenta in forma solida, e pertanto viene tritato, pulito e preparato per le varie applicazioni.

In Italia la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale: mediamente quasi 1,2 milioni di tonnellate/anno su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate.

Anche in Europa la produzione di sale marino è circa il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella UE sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia.

Il sale, oltreché per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare vale la pena ricordare che il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.

 

LA SALICOLTURA

Le saline di mare sono vaste aree naturali di acqua di mare nelle quali si pratica la salicoltura tramite la gestione da parte dell’uomo del suolo e dell’acqua e l’azione evaporante degli elementi della natura quali il sole ed il vento con lo scopo finale della raccolta del sale.

La salicoltura, infatti, è l’attività di raccolta del cloruro di sodio contenuto nell’acqua di mare fatta evaporare in aree appositamente dedicate attraverso la movimentazione lungo percorsi tesi ad esaltare l’azione evaporante del sole e del vento. Come per l’agricoltura praticata sulla terra, quindi, questa attività segue il ciclo delle stagioni ed è soggetta al clima ed ai fenomeni atmosferici.

Le saline oggi sono parchi naturali poiché nei loro ambienti, controllati dal lavoro umano, si sono creati speciali areali di ripristino e salvaguardia di ecosistemi particolarmente adatti ad una flora ed una fauna eccezionali, creando interessantissimi luoghi di biodiversità e di attenzione e salvaguardia del territorio italiano.

Da un punto di vista naturalistico, quindi, le saline marittime rappresentano aree privilegiate per l’avifauna. La vita microscopica dei bacini fornisce nutrimento per fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Isolotti e argini ricoperti di vegetazione all’interno dei grandi bacini offrono agli uccelli posti in cui nidificare e riposarsi e li proteggono dai predatori.

Come gli agricoltori, i salicoltori hanno un ruolo di primaria importanza come conoscitori e difensori dell’ambiente.

*Allegate tabelle con i dati elaborati da Confagricoltura su USGS- United States Geological Survey

Nella foto, da sin: Enrico Morgante (Ad Ing. Luigi Conti Vecchi), Piero Galli (Ad Isola Longa), Massimiliano Giansanti (Pres. Confagricoltura), Annamaria Barrile (Dg Confagricoltura), Bruno Franceschini (Pres. Atisale), Giacomo D’Alì Staiti (Pres e Ad Sosalt) e Ciro Zeno (Capo progetto)

Confagricoltura – Ufficio Stampa

Corso Vittorio Emanuele II, 101

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Tel.: +39 066852.374

cell. 345 0291869 – 333 2772988

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Giampietro Comolli

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Giampietro Comolli

Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

Mob +393496575297

Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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