1 #POSTCORONAVIRUS: RIFLESSIONE SU UNA PROPOSTA DI ECONOMIA DOMESTICA-NAZIONALE

1 Aprile 2020
Prima riflessione su #postcoronavirus (1)… Francia, Italia e Spagna finalmente uniti!
1 aprile 2020 –
Quale proposta progetto socio-economico possiamo immaginare. Quale politica e partito politico è in grado di realizzarlo.
L’Europa rischia molto. Conte non deve mollare: Francia Italia Spagna finalmente uniti
Questo è il primo grande successo del Bis-Conte. Alcuni vecchi e giovani economisti ai 4 poli stanno ragionando su una proposta. La Germania deve rendere conto: ha una scelta obbligata oppure è causa della distruzione dell’Europa e dell’Euro. Ma è questo che vuole da anni?
L’Italia economica e politica ha le sue colpe, gravi, dettate nel passato (1975-1990) e anche recentemente (2008-2020) da un modello politico fragile, socialmente sempre partitico e partigiano (tutti sanno come amo il valore e il significato originario di questo termine da non sporcare) sempre in fase elettorale, in caccia continua di consenso, una miriade di partiti, formule autoreferenziali, assurda discrezionalità degli eletti in Parlamento, elargizioni di privilegi, diritti eccessivi in tempi grassi e acquisiti che oggi sono una palla al piede.
L’Europa ha ragione a chiederne conto: ma deve dare anche strumenti sovranazionali univoci uguali, non solo ghigliottine di bilancio! Eppure l’Italia il suo dovere in silenzio, senza ricatti, senza pretese, senza rebate in 70 anni di Costituzione Europea lo ha fatto, e lo sta facendo fino in fondo, prima e meglio di tutti… ben meglio dei saccenti dell’11^ lander tedesco, l’Olanda.
Grazie presidente Mattarella: sarei stato anche più diretto nel ricordare che l’Europa nasce per solidarismo fra popoli e non fra banche o multinazionali o rating o spread!
Come ricorda Il Sole 24 Ore (n.d.r. Giovedì • 10 Settembre 2015 – «La Merkel ha dimenticato quando l’Europa dimezzò i debiti di guerra alla Germania» di Riccardo Barlaam – 15 ottobre 2014) la Germania non ha mai saldato tutti i suoi debiti economici verso gli altri paesi, e l’Europa dal 1945 a oggi: la Germania sarebbe entrata più volte in default se non fosse stato rivisto ogni piano. Il debito di 23 mld/dollari del 1945, oggi sarebbe il 100% del Pil tedesco. 21 paesi mondiali rinunciarono al 50% del proprio credito per consentire, anche, la riunificazione: Kohl fu bravo, unico e da solo, a opporsi alla rinegoziazione dell’accordo. Bravo soprattutto a paventare un nuovo spauracchio “mein kampf“ come nel 1920.
Nel 2010 la Germania salda l’ultima rata del primo debito, pari a 69,9 mio/euro! Senza un accordo-rebate transattivo, la Germania avrebbe finito di pagare il 50% del debito solo fra 50 anni. Questo per dire che la “solidarietà” fra Paesi non deve essere a senso unico, il più forte contro il più debole sempre, aumentando il divario. Parlo anche a tutti quei paesi che hanno aderito dopo il 2000 all’Europa, trovandosi un tavolo ricco, già ben fatto, portando a casa fior-fior di Euro di ingresso, come vorrebbe oggi la Turkia. Tutte cose del passato?
Bene ma prendiamo atto nel definire un piano – urgente e contingente della durata di 3 anni di bilancio UE almeno #anticoronavirus – da condividere tutti, proporzionalmente e ponderatamente in base alla quota di adesione al Mes e all’UE, con gli EuroBond, o come diavolo chiamarli. Sono EuroBond occasionali, estranei ad altri debiti nazionali e pubblici consolidati al 31 dicembre 2019, in ogni caso da rivedere nel 2023.
Un piano per #postcoronavirus
ma ora, subito:
liquidità per il consumo e di esercizio e il credito-fiscalità di impresa
Intanto però bisogna pensare ad “POST”, -non si può credere che non ci sia. Certo ma con un #cambioradicale. Un cambio che non riguarda l’Italia e l’Europa, ma il mondo. Quindi ci sono scelte da fare: urgenti e di lungo periodo. La liquidità per il consumo e di esercizio e il credito-fiscalità di impresa sono due pilasti imprescindibili. Sul tema tutti stanno ragionando, molte le soluzioni possibili.
Io opterei per una semplificazione totale degli accessi utilizzando giustamente tre sostituti d’imposta naturali esistenti già strutturati: i Comuni, le banche locali di credito e di risparmio, l’Inps con l’Agenzia delle Entrate per incrocio dati, semplificazione, eliminazione burocrati ministeriali e burocrazia totale attraverso una autocertificazione notarile (esistente) che demanda alla guardia di finanza il recupero del “non meritato” entro 36 mesi dall’elargizione.
Niente assistenzialismo lineare e orizzontale, ma strumenti di pagamento diretto per origine documentata (contratti) e per certa destinazione (pagamento tracciabile). Tutto semplificato: eliminando assolutamente frodi, abusi e furbetti.
Un gruppo di economisti, giovani e vecchi, non questuanti al potere stanno cercando soluzioni pratiche ordinarie, individuali e collettive, di buonsenso, #postcoronavirus su 4 settori: primario, servizi, pubblico, industria. In particolare questo gruppo – in contatto telematico regolare – vede la presenza di demografi, sociologi, aziendalisti, fiscalisti, tributaristi e docenti delle alte scuole di dirigenza pubblica.
Due i pilastri di partenza del ragionamento economico #postcoronavirus: in primis il legame/strategia che le tre parole più usate e centrali di ogni azione e misura negli ultimi 60 gg, cioè igiene, distanza, gregge, hanno in termini di economia, politica, socialità e civiltà di un popolo o di più popoli nell’imminente e prossimo futuro.
Da queste tre parole si può (deve) desumere e derivare un modello integrato socio-politico-economico-finanziario nuovo che accompagni e guidi il futuro dei nostri figli e nipoti. Le tre parole sono il sunto di uno “stile di vita” diverso e nuovo cui si deve tendere e gli Stati devono adottare tutti gli strumenti per applicare il modello economico che si costruisce per derivazione e per sinergia sociale (circolare o non).
Il secondo pilastro riguarda più il “sistema finanziario”, chiamiamolo così per impropria conoscenza comunicativa, in grado di aggregare solo le funzioni macroeconomiche e rapporti fra enti sovrani rispetto ad altre strutture di rischio totale le così dette finanziarie, Stati e Fondi di vario genere statutario, legale, giuridico. Ecco in questo primo approccio – volutamente ancora solo indicativo di una potenziale strategia e proposta concreta – anche il debito pubblico e il credito privato devono essere oggetto di una valutazione collegata ma anche collaterale essendo entrambi i “debiti” leve finanziarie nella maggior parte dei casi, oggi, passive e strumentali a obiettivi e disegni di maggiore interesse e più concentrato in poche mani, quindi con una possibilità di “governance” più difficile (per il peso monetario ancora esistente) e più facile (pochi soggetti che decidono per tutti). Ci fermiamo qui come “prima puntata”, ma segue a breve un primo “merito concreto” partendo proprio da : igiene, distanza, gregge
Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
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Mob +393496575297
Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
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