PAC 2021 – 2027 … non c’è accordo, e c’è anche CoronaVirus, slitterà al 2022?

25 Febbraio 2020
QUALE PAC STANNO STUDIANO A BRUXELLES E ROMA? UNA CONTROPROPOSTA PER NON SLITTARE AL 2022
Pac 2021-2027… tutto rimandato al 2022?
Pac 2021-2027. Consiglio dei primi ministri e dei ministri interessati senza esito. Non c’è accordo, neanche al ribasso, fra entità della spesa e scelte dei temi e piani politici agrari europei. Stallo e bilancio provvisorio?
Tutto rimandato al 2022? Esempio illuminante delle enormi diversità fra euroscettici (anche chi non lo dichiara) e euroconvinti (troppo pronti al compromesso minimo)
La nuova Pac probabilmente partirà dal gennaio 2022, perché le discussioni in atto fanno pensare che bisognerà ragionare parecchio. In poche parole l’attuale PAC piace a pochi Stati, sembra che abbia soddisfatto solo alcuni e ben chiari paesi, che le regole di compromesso esistenti non sono state utili, che tutti i modelli attuati non hanno favorito quel greening ipotizzato, che gli ultimi forti eventi climatici spingono sempre più perché l’agricoltura – io lo spero vivamente – non sia più vista solo come un settore-comparti produttivo, ma sia integrato e abbinato a tutto un sistema “d’area” che ha necessità proprie e non uniformabili da Bruxelles.
Va bene mantenere i pagamenti diretti, ma solo se si sancisce che ogni Stato membro,
nell’ambito del meccanismo delle convergenze interne, possa variare il valore dei titoli, fino ad azzerarli in certi casi estremi e utili nel segno di coesione collettiva territoriale, applicando anche una scala di tagli, anno per anno, in modo da rimpinguare certi capitoli e canali come la creazione di nuove imprese agro-ambientali (da identificare ex novo) in aree difficili.
Non credo che una armonia del valore medio dei titoli sia una soluzione utile nel breve periodo, anzi dovendo prevedere una riduzione del budget generale, deve essere importante saper fare delle scelte. Diventa oggi prioritario condividere in ambito di vertice politico (consiglio dei ministri) discutere ed individuare quegli asset di prodotto nazionale indiscutibile (per ogni paese Ue) e le soglie di intervento con tutti i pagamenti disponibili in base al tipo di azienda-impresa agraria di riferimento.
Trovo l’ipotesi di abbinare più pagamenti diversi (accoppiato… giovani… clima con un contributo forfait uniforme lineare e orizzontale) un ulteriore passo molto indietro nella strategia di un piano europeo almeno settenale. Molto meglio sarebbe abbinare pagamenti, non tutti insieme, secondo linee binarie, utilizzando alcuni titoli di merito e di obiettivo: un pagamento accoppiato con titoli ad ettaro può andare bene per le grandi aziende in fase di innovazione e di sviluppo tecnologico strumentale. Per una impresa diversificata invece, multitasting, polifunzionale in aree disagiate dove greening, ambiente, clima sono un “tutt’uno” il pagamento diretto unico, pesante, per titoli alti può essere l’unica soluzione vitale, se si vuole abbinare agricoltura-ambiente.
Se la proposta della Commissione Europea punta alla uniformità dei parametri, dei valori, dei titoli e degli aiuti (dei pagamenti) è un errore enorme. Ci sono “imprese agroalimentari” efficienti, da Copenaghen a Palermo, da Varsavia a Lisbona, che già sono più rivolte alla autodeterminazione e alla attenzione del mercato, innovazioni agronomiche di alta precisione, tecnologie di produttività sostenibile con un reddito autonomo che necessitano più di linee guida che di pagamenti.
Mentre ci sono “aziende di territorio” che – per la loro localizzazione in aree particolari, funzioni limitate e sussidiarietà sociale, coesione antropologica, produttività bassa ma produzioni di altissima qualità organolettica salutare – necessitano di un sostegno e aiuto economico che ne garantisca la presenza e investimenti più diretti al contesto distrettuale.
Piano proposte per PAC 2021 – 2027
Una alternativa di piano o un adeguamento del piano sul tavolo della Commissione potrebbe articolarsi in alcuni punti:
– eliminare il meccanismo della convergenza esterna, intervenire con un cofinanziamento nazionale per rimpinguare il primo pilastro (attraverso recuperi fiscali che disincentivino le attività più inquinanti e non certo le “domeniche a piedi”), individuare parametri tecnici-aiuto diversi basati su obiettivi raggiunti delle imprese e dalle aziende, puntare di più nel piano nazionale (base per i PSR regionali) sui pagamenti diretti collegati quasi esclusivamente alla sussidiarietà ambientale del cambio climatico.
Il binomio ambiente-clima non deve essere visto separato dal binomio agrario-alimentare e deve avere un “posto” non marginale in tutta Europa, partendo per tutti i paesi UE dall’introduzione di tutti i meccanismi di coltivazione e allevamenti estensivi-intensivi in difesa della biodiversità e del pareggio della fertilità dei campi. Quindi una PAC 2021-2027 lungimirante e veramente utile dovrebbe soprattutto non disquisire per mesi sul bilancio, sui tatticismi e meccanismi matematici statistici dei pagamenti e dei modelli, bensì sostenere tutte quelle attività “agro-ambientali” utili a combattere il cambio climatico come:
– Incentivare colture idonee alle gelate tardive, alla siccità invernale, alle inondazioni e resistenti agli attacchi parassitari; utilizzare le colture di copertura (cover crops) in autunno-inverno sui cereali; massima rotazione delle semine; controllo delle infestanti; seminare su terreno non lavorato, creare prati pascoli in montagna; alternare colture vegetali a cicli brevi e lunghi; coltivazioni di piante da frutto che utilizzano più CO2 nell’aria; macchine lavoranti di precisione; dosaggio e metodi per risparmio irrigazione; alternare coltivazioni foraggere sequestranti carbonio e leguminose apportanti azoto di lenta cessione.
Ben vengano pagamenti a sostegno dei “soli” comportamenti agricoli virtuosi, arrivando anche a una imposizione fiscale più alta sulle commodities&merci ottenute con mezzi o producenti prodotti più inquinanti (anche fuori dal campo strettamente agricolo e già noto come volumi in ogni Paese), quale cofinanziamento nazionale integrativo del primo pilastro.
Il sostegno accoppiato ha dei limiti, giustamente, legati all’importo e alla destinazione tecnica (competitività, sostenibilità, qualità, sicurezza…) che deve essere direttamente proporzionale a tutte le scelte produttive meno inquinanti e con più proteine energetiche, ma non può essere un pagamento solo ad ettaro o a capo allevato!!
Sembra che la scelta della Commissione Agricoltura per la PAC 2021-2027 sia ancora orientata sui pagamenti diretti, quindi stessa linea del passato, con un canale dedicato alla sussidiarietà attraverso piani strategici. Finalmente – diciamo noi – si riprende uno dei principi fondanti la CEE, ma attenzione alle modalità indicate dai regolamenti e poi quanto le direttive e le decisioni pilotano i diversi piani, paese per paese.
Se c’è uno spazio di manovra maggiore per ogni Stato, sarà un bene: vantaggi e svantaggi, meriti e colpe saranno del Ministro italiano e non della Commissione. I pagamenti diretti sono molto importanti se c’è anche una discrezionalità sui parametri e sugli indirizzi delle azioni (a misure standard) da inserire nel piano nazionale perché sostengono il reddito agricolo e possono incentivare una presenza attiva-agricola-ambientale in territori svantaggiati dove la sensibilità, la resilienza, la sussidiarietà e la sostenibilità devono essere “un tuttuno” con la attività agricola-forestale di base.
L’Italia deve incrementare questo capitolo dall’attuale 28% ad almeno il 46% (media Ue del reddito agricolo). E’ evidente che il successo di questi piani dipenderà al 100% dai PSR regionali (anche integrati fra regioni confinanti come per esempio appennino emiliano-toscano, appennino piemontese-ligure o polesine veneto-emiliano) partendo dal “sostegno al reddito base” come definito dalla PAC, in quanto remunerazione-aiuto diretto agli agricoltori che applicano la sostenibilità totale.
Per l’Italia questo deve diventare un pilastro forte, ricco, sicuramente accresciuto da tutti gli obiettivi greening del passato, migliorati e obiettivizzati secondo i vari territori italiani, non per entità di superficie, ma per condizionalità dei luoghi e degli impegni attuati per clima e ambiente generale fuori dalla impresa (l’eco-schema di area vasta). Anche gli spacchettamenti e i disaccoppiamenti dei pagamenti possono essere confermati, solo se l’articolazione del sostegno mette in prima istanza e graduatoria la flessibilità nazionale, la selezione di procedure non solo estensive, l’obiettivo mirato diretto alla coesione territoriale.
Viceversa non convince – siamo totalmente contrari – all’uso del pagamento ridistribuito come meccanismo di correzione di tutte le storture patite negli ultimi 15 anni dalla distribuzione dei fondi: non è accettabile che il 20% degli agricoltori più attrezzati, più innovativi, più dimensionati riceva l’80% dei pagamenti. Così pure un pagamento diretto e senza titoli ad ettaro (come unico parametro e come vigente in tutti i Paesi dell’est Europa) è una soluzione vecchia che segue ancora il sostegno al reddito o al prezzo, mentre la agricoltura europea di oggi, assai diversificata anche dai cambiamenti climatici e dalle risposte reali delle varie orografie e morfologia ambientali, ha bisogno di più parametri integrati, di scale decrescenti o crescenti in base ai redditi accertati negli anni e agli investimenti già attuati.
Confermare un regime di pagamento unico con titoli all’aiuto, non si fa il bene dell’agricoltura europea comune e condivisa, come deve essere. Basta logiche di efficienza e di merito a priori in base alle consistenze dei titoli e della superficie che è una innovazione al ribasso: il piano strategico italiano deve essere un vero cambiamento, magari sostenuto in base agli obiettivi e risultati biennio per biennio, puntando a un sostegno unico integrato di base rivolto a due tipi di agricoltura-agricoltori, già visibili ed esistenti oggi in tutti gli Stati europei.
Giampietro Comolli
Redazione Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
Mob +393496575297
Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
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