Prima che finisca l’allarme coronavirus – perché sicuramente finirà, ma non bisogna dimenticare la lezione a 360 gradi – devono essere già avviate azioni e misure non solo per ritornare come prima, ma cogliere l’occasione di un cambio totale, non a parole e con foglie di fico.
Questo “danno”, come altri precedenti, deve far capire al Governo e a tutti i cittadini – soprattutto quelli con responsabilità amministrativa degli enti locali – che bisogna attrezzarsi. L’Italia deve tirare fuori tutta la sua “geniale creatività” nel individuare canali, strumenti, mezzi per interventi cospicui e forti in tutto il Paese, da Lodi e Piacenza, compreso anche Roma capitale e tutto il sud Italia.
Parlo di innovazione digitale, semplificazione burocratica, meno compromessi, meno consociativismo, sanità più flessibile e diversificata per non intasare e per separare cliniche opposte, più lavoro a tutti e meno privilegi, meno sperequazione e proporzionalità solidale in base al reddito, più strutture e infrastrutture dedicate ai servizi dei cittadini, liberare investimenti tecnologici, più autocertificazione con responsabilità diretta del cittadino e del funzionario pubblico, più medici specializzati, più vigilanza sul territorio.
Queste azioni-misure – sia costruttive che finanziarie che produttive e di efficienza amministrativa – devono essere improntate sul lungo periodo, sul tempo di una generazione, agendo sulla progressività e sulla ponderalità crescente o decrescente in base alle disponibilità economiche.
Non ripetiamo i gravi errori di Alitalia o di Ilva Taranto, non sprechiamo tempo e danaro pubblico di tutti per rimborsare chi ha speculato, poco o tanto, giocando maldestramente in borsa e con le azioni… Ammoderniamo lo Stato eliminando soggetti ed enti inutili, rivediamo alcune interpretazioni e passaggi limitati della Costituzione, semplifichiamo le trafile decisionali politiche e burocratiche, creiamo occupazione vera fuori dal settore pubblico, spostiamo tutte le pratiche cartacee e documentali verso l’autocertificazione responsabile fino al penale, riduciamo tutte le macchine assembleari politiche nazionali, regionali e locali, accorpiamo tutti i comuni sotto i 5000 abitanti, fondiamo le macroregioni e diamo autonomia responsabile a tutte le regioni
https://www.leggo.it/libri/libro_napoletano_la_grande_balla-5078690.html, deleghiamo realmente alle macroregioni le operatività.
Semplifichiamo la scuola dell’obbligo senza ripetete tre volte in 13 anni la vita di Dante o di Napoleone, si abbia il coraggio di puntare a society 5.0 con alcuni pin personali per fare tutto, diamo valore alle piccole imprese locali e produttive in ottica di concentrazione di metodo e di prodotto non di titolarità fiscale, creiamo una flat-tax del 15% secco per tutti i redditi sotto i 30.000 euro/anno/famiglia Isee, rimoduliamo deduzioni e detrazioni fino ad azzeramento in base al reddito e ai componenti nucleo familiare residente e domiciliante.
Ecco tutte queste azioni-misure devono essere prese in concomitanza con il supporto ai danni da coronavirus anche per far capire alla UE che l’economia di un paese non è un calcolo matematico o la somma di due algoritmi. Forse in questo modo anche le speculazioni dello spread – come abbiamo visto ha cavalcato subito anche il coronavirus contro il paese malato – avrebbero un effetto limitato e molto meno incidenti sulle scelte economiche nazionali. Di proposte se ne potrebbero fare tante. L’importante è farne una non con il cappello in mano, questuando, accontentando tutti. meglio lacrime/sangue tutte insieme e poi correre tutti. Lo stillicidio fa molti più danni nel tempo.
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