Olio EVO Italiano con Olive Italiane… EVOITALIA®: urge marchio unico a tutela degli uliveti Italiani e dei consumatori

1 Agosto 2020
Giampietro Comolli affronta un tema importante che richiede solo un po’ di buon a volontà da parte di chi dovrebbe tutelare il Made in Italy e la nostra economia. L’olio di oliva è uno dei nostri più importanti giacimenti di materie prime, una colonna portante della Dieta Mediterranea e della nostra salute ma lo stiamo trascurando, lo stiamo svendendo al prezzo di una bibita.
C’è chi non batte ciglio a spendere 10-15 Euro per un bicchiere di birra (con tutto il rispetto per i birrai artigiani…) e poi, per un litro di “Olio Extra Vergine di Oliva” (che viene consumato in famiglia in alcune settimane)… cerca le super offerte nei supermercati e non spende più di 3-4 euro.
Il consumatore accorto che vorrebbe acquistare un prodotto salutare non trova le giuste informazioni in etichetta, non ha tutele, se non fidarsi del marchio conosciuto o nello scegliere quello con un prezzo molto sopra alla media di quello che si trova sul mercato.
OLIO EVO ITALIANO, URGE MARCHIO UNICO E STRATEGIA DI FILIERA CORTA UNITARIA
MANCA OLIO EVO SULLE TAVOLE ITALIANE? FACCIAMO CAMPAGNA TOP PER IL CONSUMATORE
SERVE ANCHE ALLA NOSTRA SALUTE ALIMENTARE. CREIAMO UN LINGUAGGIO FORTE COMPRENSIVO PER I CONSUMATORI ESTERI NEOFITI
Carpe Diem, cogliamo l’attimo! Lo dico a tutti ad iniziare dal premier Conte e a tutti i ministri, soprattutto di quei ministeri che fra il 1980 e il 2014 ho avuto modo di frequentare molte volte: politiche agricole, beni culturali, beni ambientali e – più o meno – dipartimento turistico.
Cogliere l’attimo vuol dire non sommare burocrazia a burocrati, decreti leggi a leggi non abrogate, decreti che sono un guazzabuglio e un rompicapo di contributi a pioggia assistenziali senza il minimo ragionamento logico. Parto da quei prodotti made in Italy che mi stanno a cuore, agroalimentari enogastronomici. Una saggia ripresa economica passa sempre, dopo una catastrofe, dal settore primario che non può essere accantonato emarginato.
In più la cultura comunicativa attuale tecnologica aiuta a unire filiere, abbrevia, aggrega, coinvolge più settori in una logica di fabbisogno individuale e di soddisfazione personale… mai così spinta come in questo 2020. Uno degli alimenti più diffusi e più sani della #dietamediterranea è l’olio extra vergine di oliva, ma poco noto o poco prodotto.

Non mi è ancora molto chiaro. Ho un amico di lungo corso come Luigi Caricato che è sicuramente il più grande esperto di olio EVO: ecco l’acronimo su cui punterei molto, come brand, come logo, come messaggio. www.olioofficina.it è il portale, con eventi, commenti e una guida utilissima, più completo sull’olio di oliva che osserva il settore con occhio attento anche verso altri paesi, critico ma positivo.
Sostengo da sempre che l’olio EVOITALIA® è un asset nazionale strategico, come tutto il vino italiano dal passito Zibibbo doc Pantelleria alle bollicine tradizionali classiche Trento doc, che deve rientrare nel sistema-polo economico enogastronomico nazionale, non regionale e provinciale o locale.
La situazione attuale di ripartenza impone azioni collettive più di ieri.
Non è con ribassi di prezzo, abbandoni di uliveti, impreparazione e incompetenza difronte alla xilella, diatribe fra metanodotto e uliveti, fra costi di produzione di un chilo di olive doc nazionali e un prezzo dell’olio EVO certificato che troviamo sugli scaffali dei supermercati con etichette sicuramente poco esplicite.
Sullo stesso scaffale del negozio, può esistere una bottiglia di olio EVO a 4 euro e una da 15 euro, senza andare a cercare oltre, ma va motivato, va spiegato, deve essere capito dal consumatore attraverso un linguaggio tecnico istruttivo esplicito… perché non vi sia disaffezione, non acquisto, prevenzione critica. L’OCM olio della UE è lo strumento base, da integrare con altri dpcm oppure con fondi specifici da destinare per la prevenzione salutistica.
Una sana, corretta, misurata, certificata alimentazione e dieta nutrizionale può prevenire malattie, può essere un coadiuvante di terapie mediche, può essere un modo per eliminare malattie e malanni che possono creare “ben altri” gravi problemi sanitari e salutistici alle persone?
Una corretta alimentazione può essere considerata il primo passo per un modello sanitario intensivo post Covid 19?
La mia è una banale domanda visto che strumenti finanziari economici (attraverso prestiti di fondi UE) recentemente messi in campo da Commissione e Consiglio Europeo prevedono anche interventi indiretti, ma di filiera, a supporto di un miglioramento e di una innovazione del sistema sanitario ( e direi salutistico) italiano.
Oppure si pensa solo a spendere – o non spendere – i soldi del Mes per costruire nuovi casermoni-nosocomi in tante città italiane senza uno studio, una analisi sociodemografica, senza un approccio intelligente preventivo.
Primi di richiudere tutti in ospedale e in terapie intensive (infettive ma anche intrusive, neurologiche, tumorali, cardiopatiche) con tutte le carenze di spazio e organizzative verificate… non sarebbe meglio impostare – Carpe Diem – una filiera salutare e salubre preventiva per tutte le malattie fuori dagli ospedali?
L’OCM-OLIOEVOITALIA non deve essere strumento di piani al ribasso e di rattoppi Regione per Regione, ma deve guardare con prospettiva e concretezza al settore “ulivi e uliveti” italiani. La coltivazione di nuove cultivar, l’innovazione degli impianti e allevamenti, la produzione o resa, le registrazioni tutte telematiche delle diverse operazioni di filiera compreso il costo del personale, un controllo continuo della sanità di ulivi-olive sono la partenza.
L’UE deve tutelare le produzioni agricole dei 27 paesi: l’Italia deve chiedere un primato per l’olio EvoItalia ®©, il marchio deve essere registrato e diventare l’unico che dia certezza, sicurezza del 100% su alcuni parametri fondamentali che spiegano al consumatore non solo le differenze di prezzo ma anche le qualità benefiche, coadiuvanti della salute generale.
Vinosano & olioevosano sono due asset, due eccezionali prodotti. Occorre subito una strategia politica e di contatto mercato-consumo molto settoriale, verticale e non orizzontale. Nell’olio da anni si cerca di dare ragione a tutti, ma senza intervenire in modo puntuale e decisivo, troppi dubbi politici, troppa voglia di accontentare tutti.
L’ horeca di qualità è il mercato principale, oggi in crisi. Basta nascondersi dietro allo slogan, che reputo di comodo e ignorante semplicistico e poco utile agli asset strategici nazionali, sul rapporto qualità/prezzo che è perdente, tira al ribasso, svilisce.
Promozioni e campagne di consumo devono puntare tutto sul rapporto identità/valore e su un tipo di consumo sempre più soggettivo, privato, diretto e non collettivo. E’ su questi aspetti che olivicoltori e confezionatori devono riscrivere una filiera di sanità, salubrità, origine nazionale, certificazione terza, garanzia e sicurezza che spieghi chiaro quale è il prezzo giusto da pagare.
Occorre una campagna pubblicitaria pura, un piano adv nazionale e internazionale che aiuti a scegliere quale olio EvoItaliaDop ®© ogni consumatore può acquistare. Motivazioni chiare per un piano che operi per almeno 5-10 anni in modo continuo omogeneo.
Giampietro Comolli
Newsfood.com
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
Mob +393496575297
Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
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