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PARIGI COP 21: Summit seguito da Giampietro Comolli, relatore e inviato speciale di Newsfood.com

PARIGI COP 21: Summit seguito da Giampietro Comolli, relatore e inviato speciale di Newsfood.com

By Giuseppe

(Vedi anche gli altri articoli su Summit Parigi 2015 Cop 21)

Due settimane di lavori con Accademia Kronos, Giampietro Comolli  e gli esperti Carlo Dettori e Alfonso Navarra
(primo articolo di cinque)

Giampietro Comolli
Giampietro Comolli

1) PARIGI COP 21. SUMMIT SEGUITO DA GIAMPIETRO COMOLLI
Due settimane di lavori con Accademia Kronos e gli esperti Carlo Dettori e Alfonso Navarra

Appuntamento storico a Parigi per il Cop 21 appena concluso.  Oltre agli inviati speciali dell’Accademia Kronos e al presidente Piero La Malfa, anche l’economista piacentino Giampietro Comolli per valutare e confrontare diversi dati e elementi sul rapporto fra clima e coltivazione della vite e fra ambiente fluviale e contenuti dell’aria e dell’acqua. temi estremamente delicati e complessi che in primis riguardano la Pianura Padana italiana, in particolare le colline vitate che si affacciano sul Bacino pianeggiante e l’area golenale-valliva del più grande fiume italiano nato dalla regimazione e bonifica di acque di superficie, con sorgive e canali di irrigazione per coltivazioni e allevamenti destinati alla alimentazione umana. Una presenza di Comolli per “ toccare con mano” quello che realmente viene discusso nei massimi vertici e nei contesti con i più grandi esperti al mondo in tema di analisi, osservatori, ricercatori e sperimentatori oggi per studiare cosa accadrà fra 20 – 40 – 70 anni. Parigi è stata quindi la capitale per costruire il domani della nostra generazione e della cultura-civiltà alimentare e delle prossimi 3 generazioni, figli e nipoti. Quindi un tema vitale per tutti, subito dopo gli indirizzi di Expo, come dice Comolli . Cop 21 è la convenzione quadro voluta dalle Nazioni Unite ( ONU-FCC). All’appuntamento hanno partecipato 196 firmatari (195 Stati + Unione europea), 50 mila persone e 25 mila delegati ufficiali, 7000 interventi, 1500 enti e organizzazioni che hanno portato un contributo. Kronos ha seguito più tavoli di lavoro.
Comolli, a ritroso la prima impressione sul Summit? 

La speranza di tutti i presenti, ovvero di molti delegati di enti di tutela e organismi ufficiali della diverse nazioni, è che vi  sia un cambio di passo dei leader dei più importanti Paesi del mondo in modo che l’appuntamento parigino dia indicazioni ulteriori rispetti ai precedenti incontri. Certo che la carta di Kyoto è stata un po’ dimenticata per tanti motivi. Il susseguirsi di altre Convenzioni non ha modificato molto il percorso. Appena arrivati a Parigi si è sperato che la crisi economica generale potesse “apportare” qualche elemento diverso, almeno cambiando schieramenti e tempistica.

Quindi i soliti schieramenti? 

Circa il 75% degli Stati mondiali, quindi tutti presenti e che rappresentano l’87% delle emissioni globali di agenti nocivi per il clima, hanno dichiarato per iscritto all’Onu la loro volontà di cambiare l’attuale impostazione e procedura in termini anche di percentuali, tempi, sistemi di accumulo e di gestione delle energie antiche, di quelle alternative, di quelle rinnovabili.  Dopo la prima Cop di Berlino del 1995, è seguito Kyoto, Montreal, Copenaghen dove non è stato, purtroppo, realizzato un accordo per il successo del Protocollo di Kyoto e COP17 a Durban dove è stato creato il Fondo verde per il clima.

Comolli, partenza alla grande allora? 

Una prima settimana di oltre 1000 documenti all’insegna di dichiarazioni entusiastiche da parte dei 195 leader di tutti i paesi, in particolare facendo perno su quella  del presidente Barack Obama che ha promesso soluzioni utili e definitive capaci di risolvere la crisi climatica planetaria. Tuttavia si sono dimostrati di avviso contrario diversi delegati dei Paesi africani, dell’India e soprattutto dell’Oceania. Quest’ultimi chiedono che prima si cambino i vari rapporti e interessi finanziari( e economici) e di bilancio di grandi imprese ( e Paesi) su estrazione di petrolio, carbone, gas e nucleare tradizionale, poi si può arrivare ad un accordo utile per il clima terrestre.

E’ un muro contro muro? 

Da subito sono emerse le solite, antiche e insormontabili difficoltà, tra queste quella di mettere al bando il carbone sia per uso industriale che domestico non accettata minimamente da  India e Sudest Asiatico, insomma i Paesi Bric. Solo la Cina, la principale inquinatrice del pianeta per l’uso smodato del carbone, si è dichiarata disponibile  un più razionale consumo del carbone intorno al 2030. Ma molti scienziati ed economisti presenti “ liberal” ( tra cui il sottoscritto) hanno dichiarato che l’uso dei combustibili fossili è solo una, forse la più nota e conosciuta, causa dell’effetto serra, ma molte altre devono entrare nelle valutazioni.

 

Giampietro Comolli
Relatore, e Inviato Speciale a Parigi, al Summit COP 21,
in esclusiva per Newsfood.com

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