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Vino: una filiera da 20 miliardi di euro

Vino: una filiera da 20 miliardi di euro

By Redazione

Dopo la vetrina internazionale del Vinitaly a Verona, Roma ha voluto organizzare un convegno sullo stato del vino in Italia che si è svolto nella qualificata sede del Gambero Rosso con il
presidente Paolo Cuccia e con la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo vitivinicolo.

Si è voluto mettere in luce quegli aspetti che stanno caratterizzando il settore per meglio affrontare le sfide globali: situazione dei mercati tradizionali e di quelli emergenti, le
criticità di produzione vendita e distribuzione del vini, la qualità del vino futuro.

E’ importante partire dai numeri che sono stati presentati al Vinitaly: la produzione stimata per il 2009 è di 45,5 milioni di ettolitri; l’export del vino italiano è stato di
19,7 milioni di ettolitri per circa 3,5 miliardi di euro; il valore della filiera (vino, indotto e servizi) oltre 20 miliardi di euro.

Gli occupati sono 700.000 tra quelli occupati in vigneti, cantina, trasformazione e distribuzione), 1 milione 200 mila considerando anche l’indotto primario. Sono 320 le denominazioni di
origine controllata, 41 le dogc e 137 le igt.

Preciso e puntuale l’intervento di Piero Antinori che ha ripercorso brevemente la storia del vino italiano nel mondo, sottolineando come le molle del consumo di vino siano  state quelle
della diffusione del made in Italy e della ristorazione, che hanno consentito la conquista dei mercati statunitensi, del Canada e della Germania. Il vino italiano come sinonimo di
qualità e, perché no?, di cultura.

L’intervento di Gianni Zonin è partito dai due capitali indispensabili a una cantina: la terra e gli uomini che la lavorano. “Da questi due capitali discende la capacità
produttiva soprattutto in termini qualitativi. La capacità di assicurare volumi importanti – ha sottolineato Zonin – è centrale per un produttore che voglia essere protagonista in
un rapporto con la grande distribuzione”. Già, la distribuzione. Secondo una recente ricerca, risulta che oramai il vino rappresenta per le grandi catene l’ottava referenza in termini di
fatturato e il 60% circa della vendita di vino in Italia passa attraverso la grande distribuzione.

Si va delineando sempre più una struttura da enoteca all’interno delle catene di distribuzione. “L’elemento statistico che mi fa dire che oggi per il vino di qualità la
distribuzione moderna è il primo canale è constatare come si stia affermando questa tipologia a discapito del vino così detto da tavola ivi compresi i vini venduti in brik
o in contenitori di plastica – ha proseguito Zonin -. Su un totale di vendite nel 2009 per 1 miliardo e 421 milioni di euro corrispondenti a poco meno di 578 milioni di litri (dato stabile anno
su anno) si ha che in volume e in valore i vini da tavola hanno registrato una contrazione del -1,4 % in valore e del – 2,1% in volume per un fatturato di circa 536 milioni di euro, mentre i
vini a denominazione (docg-doc-igt) hanno fatto registrare gli incrementi di cui ho già detto, ma con un fatturato che vale circa 876 milioni di euro”.

Tutto questo impone ai produttori il necessario adeguamento della marketing policy. “Il marketing del vino è rimasto ancorato alle teorizzazioni degli anni ’80, frutto peraltro
dell’esperienza maturata soprattutto in Francia secondo le quali sono gli opinion maker coloro i quali determinano il passa parola e dunque la notorietà del vino” ha aggiunto Zonin.
Servono azioni di comunicazione diretta con il consumatore finale “e dobbiamo dare al marketing la stessa centralità che affidiamo all’agronomo e all’enologo, dobbiamo renderci conto che
non dobbiamo più solamente vendere, ma conoscere il mercato per vendere” ha concluso Zonin.

Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini, ha fatto una chiara esposizione sulla crisi economica che ha investito il settore vitivinicolo.

“I consumi di vino tengono, o diminuiscono poco, – ha esordito Pedron -, ma i prezzi di cessione alla distribuzione e all’esportazione sono calati in maniera rilevante; quasi sempre la filiera
produttiva è in perdita”. Alla fine del 2009 il quadro della situazione indica come il prezzo medio del vino all’origine sia diminuito mediamente del 18% sull’annata precedente: -21% per
vini non doc; -14% per vini doc/igt (fonte Ismea). Il prezzo del vino imbottigliato è in costante diminuzione. Il prezzo medio del vino esportato nel 2009 è calato del 13,3%
rispetto al 2008.

Il vino italiano ha segnato una tenuta in Germania, Inghilterra, Canada e Stati Uniti.

“Credo che il commercio con l’estero abbia subito negli ultimi anni profonde evoluzioni, tali da ridisegnare lo scenario competitivo in cui le aziende devono operare – ha aggiunto Pedron -. Per
tutti questi cambiamenti significativi le imprese del settore dovranno pensare a nuove strategie e nuove forme di competitività”. La soluzione della crisi per il vino “non passa tanto
dal mercato, quanto da nuove capacità degli operatori per far evolvere le strutture aziendali” ha concluso Pedron.

Il produttore ed enologo, Riccardo Cotarella, nel suo intervento ha messo l’accento sulla qualità del vino (e chi, se non lui, poteva farlo!) e presentato uno studio interessante sul
consumo del vino negli Stati Uniti. 

 

Enzo di Giacomo

Si Ringrazia Turismoefinanza.it per la gentile collaborazione

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