Pesce, MDC Genova: “Etichettatura insufficiente”
9 Maggio 2007
Si è chiusa, lunedì a Genova, la manifestazione internazionale sui temi del mare e della pesca Slow Fish 2007, organizzata da Slow Food. Anche il Movimento Difesa del Cittadino
del capoluogo ligure era presente con una sua proposta in tema di etichettatura del pesce. Riportiamo, qui di seguito, il testo dell’intervento presentato dalla sede locale dell’associazione:
“Il cittadino-consumatore che va in pescheria non può capire ciò che sta acquistando e che mangerà. Per il pesce allevato bisognerebbe segnalare: il luogo di allevamento,
il tipo di alimentazione, i medicinali usati, quando è stato prelevato dall’allevamento. Per il pesce pescato è necessario chiarire anche due punti, oltre la specie il luogo di
pesca preciso; il giorno di pesca.
Senza questi due dati non si fa vera informazione. Attualmente nelle zone di Ancona, S.Benedetto del Tronto e dintorni, risulta che i pesci pescati in mare vengono etichettati con scirocco 36
(S 36). Ciò significa che il pesce esposto sui banchi di vendita non ha piu di 36 ore. Naturalmente è necessario chiarire bene se pesce importato e da dove.
Per luogo, non serve usare i nomi generici Mediterrano e Oceano, ma necessita: per il Mediterraneo anche Mar Ligure, Alto Tirreno, Tirreno Meridionale, Adriatico, Mar Egeo, ecc. – per Oceano
indicare se è Indiano (e di che zona), Pacifico, (e di che zona), ecc.
I numeri delle zone Fao di Mediterraneo e Oceani non sono sufficienti: occorre indicare la zona precisa. I dati richiesti ai pescatori italiani sono particolareggiati. Vi è un giornale
di bordo per navi minori da pesca molto dettagliato fornito dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – Direzione Generale della Pesca e dell’Acquacoltura.
Ogni pescatore di navi minori ha il Giornale di Bordo e, tutte le volte che esce in mare, deve annotare:
1) giorno ed ora di partenza ed arrivo;
2) attrezzo (rete od altro), dimensioni della rete, numero e dimensioni delle maglie;
3) numero di operazioni di pesca;
4) zona di pesca (compresa la zona di pesca dei paesi terzi);
5) rigetti in mare secondo la specie ed il peso.
6) dichiarare le CATTURE suddivise per specie, come vengono conservate a bordo e dove vengono sbarcate.
Ogni specie va indicato con il codice (es. acciughe ANE, ecc.), l’unità ( es . cassette, ecc ), il peso per specie, il tipo di conservazione del pescato e relativo codice (es. con acqua
e ghiaccio ENT) . E tutto questo deve essere fatto in 4 copie : una per l’Europa, una per il Ministero, una per la Capitaneria di Porto ed una per il pescatore (rimane attaccata al giornale di
bordo).
Se un pescatore nella bolletta di accompagnamento (D.D.T.), che consegna al grossista, scrive solo Mediterraneo e non precisa Mar Ligure (o altro mare interno), può prendere una multa
(ed è successo). Perché non è richiesto dalla normativa attuale il giorno e il luogo preciso di pesca al grossista e al titolare della pescheria ? Tutta la documentazione
dell’attività dei pescatori perché non viene utilizzata nelle etichette in pescheria ?
Senza questi dati il cittadino non sa veramente cosa compra. In attesa che la Commissione Europea decida entro giugno su nuove disposizioni e che il Parlamento italiano recepisca anche questo
nuovo Regolamento, possiamo portare avanti una sperimentazione di etichettatura comprensibile e di facile lettura per i cittadini-acquirenti-consumatori ? Si potrebbe prendere questa iniziativa
in rapporto con le categorie del settore, le associazioni consumatori, la Regione, gli istituti pubblici, privati e tutti gli interessati.
In questa iniziativa si può far convogliare anche la rivalutazione del pesce “dimenticato”, che una volta faceva parte del cibo della Liguria (e non solo). Questo potrebbe dare un certo
vantaggio economico al consumatore, oltre che alle categorie interessate, perché si allarga la gamma di pesci “pescabili”, e si eviterebbe l’estinzione o quasi di alcuni tipi di pesci
(con vantaggio della biodiversità e quindi dell’ambiente. Inoltre per la sicurezza alimentare si potrebbe inserire anche la richiesta di protezione dei pesci nelle pescherie da mosche,
polveri e quant’altro”.