Ogm: subito un decreto per fare chiarezza e in tempi brevi un Piano per le colture proteiche

9 Febbraio 2010
Il presidente della Cia Giuseppe Politi ribadisce che su un problema così importante va aperto un ampio confronto e decidere dopo una consultazione popolare. In Italia ed in Europa
è possibile produrre colture proteiche non “biotech”, con beneficio per l’ambiente, la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori.
“Subito un decreto da inserire nel ‘Milleproroghe’ che blocchi la coltivazione e la commercializzazione di Ogm e la predisposizione in tempi brevi di un Piano per le colture proteiche”. E’
quanto sollecita il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi che rinnova le critiche alla decisione del Consiglio di Stato e ribadisce con forza che il “biotech”
non serve all’agricoltura italiana, così diversificata, tipica e di qualità.
“Su un argomento così importante e che coinvolge la vita dei cittadini, riaffermiamo la necessità – aggiunge Politi – che si apra al più presto un articolato confronto fra
tutte le parti interessate, a cominciare dalle Regioni e dagli agricoltori. E ogni decisione in materia va presa dopo una consultazione popolare che si pone indispensabile su una problema di
portata non solo economica, ma soprattutto etica”.
“La nostra contrarietà agli organismi geneticamente modificati – rimarca Politi – non è ideologica. Siamo, infatti, convinti che in Italia ed in Europa è possibile produrre
colture proteiche libere da Ogm, con beneficio per l’ambiente, la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori”.
“Non a caso, da tempo chiediamo – rileva il presidente della Cia – che nell’Ue e in Italia si predisponga un Piano europeo e nazionale per le colture proteiche. E’, d’altra parte, inammissibile
che il proteico fornito agli allevamenti sia per il 90 per cento soia di importazione, spesso geneticamente modificata, in quanto più economica. In Italia, complice la caduta dei prezzi di
listino del mais in molte zone del Nord la produzione di soia, ovviamente libera da Ogm, è raddoppiata e triplicata con prezzi di mercato interessanti e convenienti. Mentre, sempre in
Italia, paese leader delle grandi Dop della zootecnia, si sono persi in pochi anni 30 milioni di quintali di ottimo mais non biotech in grado di fornire gli allevatori Italiani un prodotto di
qualità”.
“Più che rincorrere miracolistiche semine geneticamente modificate, sarebbe utile capire – si chiede Politi – come mai, con costi produttivi di 15 euro per quintale, i prezzi di listino
del mais sono a 13 euro al quintale. Non solo. E perchè dall’Est europeo arriva mais a 10 euro al quintale! Come Cia abbiamo già chiesto nelle sedi comunitarie di intervenire presso
i paesi del Mar Nero prima che il loro prodotto invada totalmente il nostro mercato”.
“Senza un Piano proteico europeo e nazionale, sarà difficile – afferma il presidente della Cia – reggere la pressione delle grandi ‘lobby’ del biotech sugli allevatori, sempre
più stretti nella morsa degli aumenti dei costi di produzione ed il crollo dei prezzi sui campi. Comunque, nonostante una politica agricola poco efficace e l’assenza di un Piano proteico,
non sono poche le realtà che iniziano a produrre proteico locale con buona redditività. L’aumento di produzione di soia al Nord è di buon auspicio, cosi come le interessanti
e ottime produzioni, in Italia meridionale e senza traccia di microtossine, di orzo, avena, favino e pisello proteico mediamente vendute al prezzo di 150 euro la tonnellata”.