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MarkMonitor, azienda americana, offre protezione on line dei brand Made in Italy

MarkMonitor, azienda americana, offre protezione on line dei brand Made in Italy

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Jerome Sicard - MarkMonitor 6La “frode alimentare” racchiude in sé diverse condotte illegali finalizzate a un guadagno illecito con l’abbattimento dei costi di produzione e peggiorando la qualità del prodotto alimentare venduto, quasi sempre, senza alcun riguardo per la salute del consumatore finale.

Le contraffazioni consistono essenzialmente nel conferire al prodotto alimentare una denominazione diversa da quella reale, solitamente di un prodotto più pregiato, ovvero di formare un alimento apparentemente genuino con sostanze diverse da quelle di cui è normalmente composto. Ad esempio, mettere in vendita un olio di semi con la denominazione di olio di oliva, oppure “marchiare” un formaggio comune con il simbolo di un prodotto a denominazione di origine controllata o anche vendere per formaggio di pecora un formaggio fatto con latte bovino.

L’agropirateria

L’agropirateria può essere considerata un ulteriore tipo di contraffazione in quanto viene attribuita illecitamente a un alimento la denominazione di un altro prodotto alimentare noto per le sue caratteristiche organolettiche e/o di sicurezza o di origine, pur essendo diverso.

L’Italia, grazie alla sua posizione geografica, al clima e alla maestria individuale è riuscita a ottenere, nel corso dei secoli, una straordinaria quantità di alimenti a elevato valore nutrizionale e con caratteristiche organolettiche uniche e irripetibili nel sapore, gusto e colore, derivanti proprio dal territorio di produzione o lavorazione, tanto che molti di questi prodotti hanno ottenuto dall’Unione Europea la certificazione di qualità attraverso il riconoscimento come DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita). E sono proprio questi prodotti, in quanto espressione di eccellenza agroalimentare italiana, a essere “piratati” sui mercati esteri, come Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Cina.

Secondo stime di accreditati organismi internazionali – il fenomeno della contraffazione alimentare è cresciuto negli ultimi anni del 900%.

L’Italian sounding

Nel settore agroalimentare, l’espressione “Italian sounding” si usa per indicare quei prodotti alimentari che “suonano” italiano nel senso che presentano un mix di nomi italiani, loghi, immagini evocative, packaging e slogan esplicitamente riconducibili all’Italia.

La fantasia nel coniare o evocare l’italianità dei prodotti è alla base di questo fenomeno che oltre a ingannare milioni di consumatori provoca danni economici al vero “made in Italy” per miliardi di euro all’anno: e così il parmigiano reggiano diventa Parmesao (brasiliano), Regianito (argentino), Parmesan (statunitense), il prosciutto di Parma diventa “Parma Ham” e “Daniele Prosciutto” negli Stati Uniti, e poi la “Tinboonzola” dell’Australia, la “Mortadela” del Brasile, la “Cambozola” in Germania, Austria e Belgio, la “Robiola” del Canada.

Nel web

Sono molti i consumatori che oggi fanno la spesa al mercato on line, perché in rete la scelta dei prodotti è più ampia, i prezzi sono convenienti e vi è anche la possibilità di ripensamento. Tuttavia, anche nel web non mancano i problemi che caratterizzano le filiere tradizionali, comprese le contraffazioni e le imitazioni di prodotti di qualità. Così, ad esempio, ci si può imbattere nella vendita on line di Parmesan o Regianito, di Provolone e Asiago, prodotti non Italia ma negli Stati Uniti, oppure si può acquistare la Fontina “made in China”, i pomodori San Marzano coltivati in California, il Chianti australiano, ecc.

Non a caso i Nuclei Antifrodi dei Carabinieri hanno dovuto estendere e innovare la loro attività repressiva contro l’agropirateria anche su Internet dove si trovano, ad esempio, i grandi operatori di e-commerce internazionale, i cosiddetti marketplace, ovvero quei mercati on line in cui vengono raccolte le merci di diversi venditori o diversi siti web.

Secondo la Corte Europea che si è occupata della questione, il sito di e-commerce on line può essere ritenuto responsabile per la vendita di prodotti contraffatti sulla sua piattaforma ed essere obbligato ad adottare delle misure per prevenire ulteriori violazioni.

La Corte, in pratica, ritiene che il marketplace abbia delle responsabilità per la vendita di prodotti contraffatti sulla sua piattaforma se ha svolto un ruolo attivo nella pubblicizzazione dei prodotti, un ruolo che in pratica gli conferisce conoscenza o controllo dei dati relativi alle offerte

La vendita di prodotti alimentari illegali porta a due problemi principali: uno di salute pubblica e uno economico, legato alla reputazione dei produttori legali.

I proprietari dei brand devono dotarsi degli strumenti necessari per proteggere la propria marca e impedirne la falsificazione. La battaglia contro la falsificazione di prodotti alimentari prevede tre scenari: in primo luogo il corretto registro delle marche e dei prodotti nel Paese di origine e nei mercati in cui opera.

In secondo luogo i produttori devono studiare delle strategie di protezione del brand su internet, a partire dal monitorare la presenza delle attività e i prodotti in rete. Per impedire la deviazione di traffico su siti web fraudolenti è necessario chiudere le pagine in questione con “avvisi ai naviganti”.

Anche la revisione del registro dei domini è una pratica necessaria per evitare che domini simili e illegali intercettino il traffico proveniente da pagine legittime. In questo senso, il settore dell’alimentazione deve conoscere profondamente e utilizzare le nuove norme stabilite dall’ICANN sull’assegnazione dei domini .marca. In questo senso bisognerà valutare se registrare il proprio nome con il dominio .vino o .prosciutto o altro, ma in ogni caso sarà necessario controllare la relazione che questi domini hanno con i nostri prodotti e le nostre marche.

La strategia di protezione della marca deve implicare diversi reparti: legale, marketing, gestione del rischio, tecnologia, …insieme devono determinare e investigare sulle pagine web fraudolente che mettono in pericolo il marchio.

Da ultimo è il piano giuridico: una volta determinate le reti di distribuzione fraudolente si può passare a vie legali e in ogni caso è necessario sapere che quando i contraffattori si accorgono che la marca sta adottando strategie anti frode, si dirigono verso marche che gli causino meno problemi.

Logo MarkMonitor
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INFORMAZIONI SU MARKMONITOR

MarkMonitor, leader mondiale nella protezione dei marchi e parte della divisione Intellectual Property & Science di Thomson Reuters, utilizza un modello SaaS per fornire tecnologia avanzata e competenza in grado di tutelare il fatturato e la reputazione dei più famosi marchi a livello mondiale.

Oggi, nell’era digitale, i marchi devono affrontare i nuovi rischi derivanti dall’anonimato del web, dalla sua portata globale e da mutevoli modelli di consumo relativi a contenuti digitali, merci e servizi. I clienti scelgono MarkMonitor perché offre una combinazione unica tra esperienza, tecnologia avanzata e solidi rapporti con le aziende che possono così tutelare investimenti di marketing e vendite, mantenendo la fiducia dei propri clienti.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito www.markmonitor.com.

Redazione Newsfood.com

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