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Scandalo Olio Carapelli

Scandalo Olio Carapelli

By Giuseppe

Le garanzie qualitative delle certificazioni

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Benito Mantovani in rappresentanza di AmbroSia, l’associazione di imprenditori agroalimentari che da anni cercano di farsi sentire -con lettere di fuoco e accuse precise- da chi dovrebbe ascoltare e dare risposte … anche su carne, latte, mangimi   ma i sordi son sordi (quando conviene a loro) e i muti non possono parlare.

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LETTERA APERTA

MA SENTI QUESTA

di BENITO MANTOVANI

Spett.le Coldiretti Roma

e p.c. Ministro alla Salute Sig.ra Beatrice Lorenzin

Ministro all’Agricoltura Sig. Maurizio Martina,  Presidente Regione Veneto Sig. Luca Zaia

Assessore alla Salute – Veneto Sig. Luca Coletto
Assessore all’Agricoltura – Veneto Sig. Giuseppe Pan

Cara Coldiretti,

ci sarà pure un giorno in cui tutte le produzioni agroalimentari saranno autocertificate dal produttore ed identificate dal consumatore attraverso le loro caratteristiche analitiche e nutrizionali? Chissà se un giorno finiranno l’Italian sounding internazionale e le contraffazioni italiane?

Tu Coldiretti, sei l’organizzazione sindacale agricola italiana più determinata nel cercare di far cessare l’italian sounding ( le contraffazioni dei nostri prodotti all’estero). Ma, nello stesso tempo, fingi di non sapere che, in tema di contraffazioni, noi italiani siamo imbattibili e che, in quelle estere, forse il CSQA, ente certificatore della Regione Veneto, di cui tu sei un’azionista, svolge delle attività didattiche molto convincenti. E’ difficile pensarla diversamente, visto che il CSQA ha tre sedi anche all’estero ( U.S.A., Turchia, Polonia. Tra l’altro, questo ente certificatore, certifica circa l’80% dei marchi Dop, Igp, Doc, ecc., ed è un produttore di enzimi specifici per la tipizzazione delle produzioni ( vino merlot, cabernet, ecc.). In sostanza, il CSQA dispone di un laboratorio per creare delle sostanze in grado di sofisticare e contraffare delle produzioni normali, per poi certificarle come Dop, Igp, Doc, ecc.

Tu sei anche quella che ha creduto di poter risolvere i problemi imprenditoriali della nostra agricoltura, promovendo ed incentivando alcuni modelli produttivi, quali: le vendite a distanza ( adozioni di maiali, pecore, alberi da frutta, ecc., direttamente ai consumatori); le vendite a Km 0; i Farmers’ market; i Mercatini Agricoli; l’allevamento dello struzzo e quello delle lumache, rivelatisi quasi tutti espedienti fallimentari.

Tu sei anche quella delle proposte collaborative con il Mipaaf e con le Regioni per la realizzazione e l’incentivazione delle produzioni Dop, Igp, Doc, Docg, Biologico e, di conseguenza, dell’istituzione degli enti certificatori terzi. Questi ultimi poi, ipocritamente considerati terzi, visto che le stesse Organizzazioni professionali agricole, a cominciare da te Coldiretti, possiedono delle quote associative e sono presenti nei Consigli di Amministrazione di questi organismi.

Tra l’altro, queste produzioni munite di certificazioni di processo, non solo hanno dato prova di essere inadatte a risolvere i problemi della nostra agricoltura, ma si sono dimostrate esclusivamente degli espedienti atti a creare dei costi aggiuntivi per i produttori e delle rendite assicurate per gli enti certificatori. Infatti, nessun consumatore compera questi prodotti perché muniti di certificazione, ma li acquista in funzione della loro specificità merceologica. Vero sia che il produttore vende il proprio prodotto identificandolo in base alle sue tipicità merceologiche ( Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosecco, Amarone, Chianti, ecc.), e non in base a delle certificazioni.

Anche perché, le certificazioni, come attestati qualitativi delle produzioni, so- no delle imposture e creano disparità tra i vari produttori, sia sotto l’aspetto meri- torio professionale, sia sotto quello qualitativo delle produzioni. E ciò è molto grave, in quanto creano una concorrenza sleale tra i produttori ed una pubblicità ingannevole ai danni del consumatore. Tanto è vero che queste produzioni, in generale, non hanno nessuna caratteristica qualitativa oggettiva superiore a quelle simili non certificate. In sostanza, le certificazioni rappresentano una carnevalata ed una realtà distorta della qualità oggettiva delle produzioni. Proprio in sintonia, per quanto riguarda la sostanza dei fatti, con l’Italian sounding dei nostri prodotti, tanto deplorate da te, Coldiretti.

Purtroppo, durante quest’ultimo ventennio, le truffe nel settore agroalimentare si sono così tanto intensificate, da renderci insensibili a qualsiasi scandalo, tanto da rassegnarci all’impotenza. Vedi, ad esempio, uno degli ultimi casi di frode in commercio ( riportato dai media) perpetrata da una multinazionale. “L’Antitrust ha condannato per pratica commerciale scorretta Carapelli, Bertolli e Sasso – marchi del gruppo Deoleo – e Coricelli rispettivamente per 300.000 e 100.000 euro”, visto che sulle etichette delle bottiglie di olio del- la Carapelli, si legge: “ Con la certificazione “Qualità Oro” (Dtp 045 Cert. n. 908) CSQA garantisce che gli oli extra vergine Carapelli hanno elevate ca- ratteristiche qualitative e di genuinità con un contenuto definito di componenti nutrizionali. In particolare, il bollino CSQA riportato nelle retro delle etichette è garanzia di qualità , materie prime selezionate e contenuto definito di fenoli e tocoferoli, antiossidanti naturali utili nella difesa dallo stress ossidativo”.

Cara Coldiretti, visto che il CSQA è il garante della qualità, non dovrebbe essere condannato anche lui? E, se il dott. Guariniello ( a cui va tutta la mia gratitudine per il lavoro svolto) avesse condannato anche il CSQA, cosa avrebbero potuto dire i consumatori e i produttori seri, questi ultimi discriminati, non per la qualità delle loro produzioni, ma per non avere una certificazione di comodo?

Purtroppo, i casi di corruzione e del malaffare, riferiti alle produzioni certificate, sono diventati delle normalità, con migliaia e migliaia di tonnellate di prodotti Dop, Igp, Bio, Doc, ecc. sofisticati e/o contraffatti, denunciati, quasi quotidianamente, dagli organi di controllo ufficiali preposti.

D’altra parte, ci vuole poco a capire quanto sia facile contraffare delle produzioni (Dop, Igp, Doc, Bio) con nessuna caratteristica oggettiva diversa da quelle normali, ma solamente munite di una certificazione cartacea.

Non è credibile che quest’aspetto delle certificazioni illusorie di produzioni cosiddette di qualità, ti sia sconosciuto, cara Coldiretti, ne tanto meno lo sia alla Regione Veneto, così pure ai nostri Governanti!

Un sistema produttivo, questo, furbescamente ipocrita, incentrato su a dei disciplinari di produzione scritti sulla base di pratiche operative consuete, legittimate come innovative da un ente certificatore cosiddetto terzo.

Purtroppo, in molte persone, l’appartenenza etnica e l’autostima hanno la capacità di suscitare orgogliose esternazioni auto promozionali grottesche.

Noi Veneti, in questo campo siamo dei fenomeni. Infatti, da oltre un ventennio, infatuati e plagiati dai politici e dalle organizzazioni professionali agricole più rappresentative, ci siamo convinti di essere i migliori produttori del mondo. Un primato, tra l’altro, che ci siamo auto assegnato, non in funzione a delle produzioni con caratteristiche particolari, ma attraverso a delle certificazioni di processo, rilasciate da enti certificatori terzi, tra l’altro pagati dal controllato, per delle produzioni normali. In sostanza, modelli produttivi più attenti e sensibili ai con- tributi pubblici, che alle reali caratteristiche nutrizionali e salutistiche delle produzioni. Modelli produttivi (Dop, Igp, Doc, biologico, ecc.) pensati dalla Regione Veneto in collaborazione con lo Stato Italiano, per i quali la professionalità imprenditoriale e le peculiarità oggettive delle produzioni, sono state surrogate da dei disciplinari di produzione, concordati tra i vari produttori e l’ente certificatore, sulla base di normali tecniche produttive. Per quanto riguarda i controlli delle produzioni da parte di questi enti certificatori, la legge prevede che i controlli sul registro di azienda ( non sulle produzioni) siano effettuati almeno una volta all’anno. Si fa presente che, ad esempio, un pollo viene cresciuto e macellato in 45 gg., ed una coltura d’insalata si produce pure in 45 gg.

Per quanto riguarda il “biologico” poi, pochi conoscono le vere finalità di questo metodo produttivo. Esse riguardano esclusivamente la salvaguardia dell’ambiente. Vero sia che, nella commercializzazione, le produzioni bio, come quelle Dop ed Igp, non sono mai identificate attraverso le loro caratteristiche analitiche oggettive, ma sono solamente accreditate da delle certificazioni cartacee di appartenenza a dei disciplinari di produzione.

In sintesi, la Regione Veneto, con l’avallo delle organizzazioni professionali agricole, con particolare interesse della Coldiretti, da oltre un ventennio, privilegia e premia questi metodi produttivi le cui finalità, oltre a quelle della vanteria grottesca nei confronti degli altri Stati, hanno sacrificato i redditi agricoli sull’altare economico degli enti certificatori, con particolare riguardo al CSQA.

Cara Coldiretti, viste le tante contraddizioni del mondo agricolo ed agroalimentare, siamo proprio sicuri che il CSQA è estraneo al business italian sounding?

Ci sarà pure un giorno in cui tutte le produzioni agroalimentari saranno autocertificate dal produttore ed identificate dal consumatore, attraverso le loro caratteristiche analitiche e nutrizionali?

11.07.2016

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