La Cina ha sete di vino pregiato

16 Maggio 2011
Sopratutto vino, ma anche tè ed alcolici. Da qualche tempo, i nuovi ricchi della Cina competono tra loro per accaparrarsi il meglio della produzione d’Occidente, non limitandosi
né per la quantità ne per la qualità.
I dati parlano chiaro: le aste di Honk Kong, centro di tali battaglie economiche, incassano molto di più dell’equivalente di Londra o New York. Tali operazioni avvengono ormai con una
sorta di rituale, dai protagonisti e dai comportamenti quasi fissi.
Ad agire, i vertici del partito ed i grandi uomini d’affari. I primi comprano per fare sfoggio di potere, i secondi vogliono costruirsi collezioni che possano rivaleggiare con quelle dei
colleghi europei ed americani. Tutti si presentano alle aste con un contorno di ragazze-immagini ed accompagnatrici scelte per l’occasione, spesso poi spedite a fare shopping nei locali
commerciali.
Più importanti, tutti non si pongono limiti di portafoglio per portare a casa l’alcolico desiderato.
Ed il fenomeno potrebbe anche aumentare di volume.
Raymond Ting è un immobiliarista appassionato di vini, che nel solo 2010 ha dedicato 13 milioni a tale hobby: per Ting, appena le autorità ridurranno i dazi sulle importazioni
d’alcolici, il loro volume d’acquisto in Cina toccherà numeri elevati. Allora, conclude Ting, le cantine d’Oriente ed Occidente si trasformeranno in capitali dal valore inestimabile.
Matteo Clerici
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