Il Cdm approva il protocollo sul Welfare
12 Ottobre 2007
Roma – “Le congetture di questi giorni sulla divisione del governo sono fuori posto” lo ha affermato oggi il Premier Prodi riferendosi alle posizioni assunte dalla sinistra radicale sul
protocollo sul Welfare, che è stato approvato oggi dal Consiglio dei ministri ed è diventato decreto legge.
A mettere tutti d’accordo, infatti, non sono bastate neanche le modifiche apportate al protocollo dal Ministro del lavoro Cesare Damiano, che ha sottolineato che “le specificazioni sono state
oggetto di consultazioni anche informali con le parti sociali”. In pratica il ddl prevede che i contratti a termine possano essere rinnovati solo una volta dopo i primi 36 mesi ed in presenza
di un rappresentante sindacale, che venga abolito il tetto numerico di 5 mila per i lavori usuranti (ma rimane il combinato disposto fra i 2,5 miliardi di risorse stanziate ed i criteri di
definizione dei lavori usuranti) e che gli ammortizzatori sociali vengano concessi anche per crisi ambientali.
La sinistra, comunque, ha ribadito il suo no: al Cdm il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero ed il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, si sono astenuti dal voto,
mentre il ministro dell’università, Fabio Mussi, e quello dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, hanno detto sì. Ma con riserva.
“L’astensione – ha spiegato Ferrero – è un segnale che vogliamo risolvere il problema, ma il governo deve rispettare il programma”, perché le richieste avanzate dalla sinistra
sono “tutte all’interno del programma dell’Unione”. Secondo Ferrero, dunque, “ci sono state alcune modifiche positive, ma non ancora decisive su alcuni punti”, quali il precariato e la
questione dei fondo per i lavori usuranti e la manifestazione del 20 ottobre chiederà al Governo “di applicare il programma fino in fondo”.
Si è detto soddisfatto per il voto di oggi, invece, il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, che ha spiegato che la riforma del sistema pensionistico prevista dal protocollo
“realizza una correzione fondamentale dei difetti ereditati senza compromettere il grado di equilibrio finanziario” e che proprio l’equilibrio finanziario “non è soltanto un pallino dei
tecnici, ma una garanzia che le pensioni verranno effettivamente pagate”.
Adesso la palla passa al Parlamento per l’approvazione definitiva: Damiano e Prodi hanno auspicato che il varo arrivi entro il prossimo 31 dicembre e che non vengano messi in atto
“spacchettamenti” delle misure.