I vini del ghiaccio e i No Tav

29 Febbraio 2012
29 febbraio 2012
Chiomonte, piccolo comune della Val Susa, oggi è conosciuto come fulcro dei NoTav, o degli oppositori della nuova linea ferroviaria Torino Lione.
Io nell’inverno 2008 sono stato per alcuni giorni in questo delizioso comune per conoscere dal vivo la produzione dei “vini del ghiaccio”.
I grappoli stanno sulle viti fino a gennaio, gli acini si ghiacciano, poi vengono raccolti in condizione. Spremuti, consegnano un vino: “Ice Wine”, che è un capolavoro, un vino da
dessert unico.
Chiomonte intende diventare la capitale italiana di questi vini: unici.
Vorrei solo ricordare quanta povertà esisteva tra i contadini piemontesi oltre sessanta anni fa. Ricordo un inverno del 1939 quando, da ragazzino, passai qualche giorno dai parenti a San
Anna di Roracco (Mondovì); alla sera, d’inverno, per scaldarsi ci si riuniva, al lume di candela, nelle stalle dove le mucche davano un poco di calore (la luce elettrica non era ancora
arrivata).
Già allora, c’era qualcuno che si scagliava contro i lavori di innalzamento dei tralicci nei campi per stendere i fili elettrici, gridando al pericolo.
I realizzatori della Tav Torino Lione hanno commesso un grave errore, non spiegando, alla popolazione di quelle valli, tutti gli aspetti positivi di questi lavori ciclopici, generando la paura
che tutto potrebbe venire stravolto e la valle diventi un deserto.
La Svizzera, ed il team dei costruttori del nuovo grande traforo del Gottardo, prima di iniziare i lavori, per un anno, paese per paese – da dove inizia a dove finisce il tunnel più
lungo del mondo nonchè ai comuni limitrofi interessati dai lavori – hanno spiegato questa rivoluzione, i possibili nuovi scenari e ogni qualsiasi inconveniente che sarrebbe potuto
nascere, discutendo, chiarendo ogni dettaglio ed apportando anche cambiamenti di lavori esecutivi nei casi limite e riconoscendo rimborsi economici adeguati per inconvenienti e disagi.
Attilio Scotti
Newsfood.com
Caro Attilio, come al solito tu ragioni come dovrebbe ragionare un buon padre di famiglia, un amministratore accorto delle risorse di un territorio che cerca
di migliorare il migliorabile, pur rispettando i diritti altrui. Il buon senso, purtroppo, non fa più parte della Politica e del governo di situazioni che richiederebbero solamente un
po’ di logica.
Si impone una scelta, anche se del tutto legittima e doverosa, ma hai ragione, sarebbe bastato fare più informazione preventiva e coinvolgere la popolazione locale interessata.
Oggi si è obbligati ad intervenire coi bastoni e la violenza porta dolori.
Giuseppe Danielli
Direttore Newsfood.com