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I bambini nati in autunno sono più soggetti ad allergie ed intolleranze alimentari

I bambini nati in autunno sono più soggetti ad allergie ed intolleranze alimentari

By Redazione

La stagione conta, anche per le allergie. I bambini nati in autunno hanno il doppio di probabilità di essere colpiti da una forma d’intolleranza alimentare rispetto ai colleghi venuti
alla luce in giugno e luglio.

L’informazione arriva da una ricerca dell’Università di Oulu (sezione Istituto di Scienze della Salute), diretta dalla dottoressa Kaisa Pyrhonen e pubblicata su “Journal of Epidemiology
and Community Health”.

Gli studiosi hanno messo sotto esame 5920 piccoli finlandesi, nati nel periodo aprile 2001-marzo 2006. Col passare del tempo, 961 di loro hanno sviluppato intolleranza alimentare. Analizzando
il sistema da un punto di vista percentuale il 5% dei bambini nati in estate ha mostrato allergia a fronte del 9,5% di quelli nati in autunno. Inoltre, tale gruppo era caratterizzato da un
rischio triplo di allergia a latte e uova.

Per l’equipe della Finlandia, alla base di tutto vi è la fisiologia umana.

Alla fine del terzo mese, il feto inizia a produrre anticorpi. Se perciò in questo periodo il bambino è esposto al polline, il suo organismo genera immunoglobuline E, anticorpi
legati alle allergie alimentari.

Spiega la dottoressa Pyrhonen: “I bambini che hanno la loro prima età gestazionale nella stagione dei pollini sono più soggetti a essere sensibili agli allergeni alimentari
rispetto agli altri bambini”.

Al momento, ammette il medico, il perché della reazione esposizione al polline-sviluppo di immunoglobuline non è ancora chiaro. Ciò detto, già altre ricerche hanno
dimostrato come nati in autunno o in inverno sono più’ inclini a sviluppare eczema e asma. In ogni caso, conclude l’esperta, sono necessari ulteriori studi per quantificare meglio
l’influenza della data di nascita.

FONTE: Kaisa Pyrhonen et al.,”Season of the first trimester of pregnancy predicts sensitisation to food allergens in childhood: a population-based cohort study from Finland”, J Epidemiol
Community Health doi:10.1136/jech.2009.105411

Matteo Clerici

ATTENZIONE: l’articolo qui riportato è frutto di ricerca ed elaborazione di notizie pubblicate sul web e/o pervenute. L’autore, la redazione e la proprietà, non
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