Chiuso con grande successo FIVI Italy a Piacenza -Brava presidente Matilde Poggi

26 Novembre 2019
MERCATO DEI VINI A PIACENZA CHIUSO ALL’INSEGNA DELLA MALVASIA DOC COLLI PIACENTINI E DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO
COMOLLI: “PERMETTETEMI DI CHIAMARLO FIVITALY. BRAVA PRESIDENTE POGGI.”
EVENTO DA REPLICARE IN ALTRE 3-4 CITTA’ ITALIANE. GRANDE SUCCESSO DI CLIENTI, NON DI PUBBLICO CHE VAGABONDA. POCA FUFFA, POCA IMMAGINE… MOLTA CONCRETEZZA.
Piacenza Expo si conferma una location logistica perfetta. Matilde Poggi, presidente FIVI, è molto euforica, e fa bene, onore al merito:
“È bello constatare l’affezione di un pubblico giovane, attento, curioso che torna a trovarci regolarmente. E’ la prova del nostro lavoro: difendiamo lo stretto legame vignaiolo-territorio-vino. Se c’è credibilità e garanzie d’impresa, il consumatore segue, è fedele, acquista il vino e lo consuma con misura. L’interesse per il Mercato Vini Piacenza è stato altissimo sui social e questo aiuta” .
La nona edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, per la prima volta della durata di tre giorni, si è conclusa con successo. Nei tre giorni di Mercato, che ha visto la presenza record di 626 vignaioli, ci sono stati circa 22.500 visitatori, con una componente importante di operatori professionali il lunedì.
Confermata l’ottima funzionalità di Piacenza Expo e della città che ancora una volta hanno accolto un pubblico in costante crescita composto da molti appassionati che tornano a ogni edizione a trovare i vignaioli già conosciuti e a scoprirne di nuovi, e da addetti ai lavori che hanno particolarmente apprezzato l’apertura del lunedì.
Comolli, tutte rose e fiori?
“Devo ammettere che è stato un successo, un nuovo record. Da due anni avevo personalmente sollecitato il terzo giorno, il lunedì, per il fatto che il 70% dei ristoranti e trattorie di Piacenza, Lodi, Cremona, Alessandria, Pavia e Parma hanno il turno di riposo. E questo è un bacino di grandi e attenti consumatori: una occasione per cuochi di conoscere cantine piccole, importanti, ma così assiduamente presente nei media nazionali. Occasione di incontro reale, concreto, niente fuffa.”
Vignaioli FIVI a Piacenza… una alternativa a Vinitaly?
“Non diciamo cose grosse, certamente non ci sono oggi altri eventi in Italia con 626 cantine presenti e 4000 etichette da assaggiare. Il rapporto costo/beneficio è molto basso per il produttore se pensiamo a 22.500 presenze e non gli ingressi, solo 3 giorni, 9^ edizione, circa 3000 carrelli affittati e spesso pieni di bottiglie acquistate… è evidente che mi vien voglia di denominarlo Fivitaly. Sono due eventi diversissimi, ma Piacenza è logisticamente perfetta. Occorre che la città, come Verona, si attrezzi”.
Comolli, qualche segreto del successo del FIVI a Piacenza?
“Il contatto diretto produttore-consumatore fa la differenza. E’ in questa manifestazione che si capisce come il vignaiolo dia l’impronta al suo vino. Basta assaggiare la stessa tipologia di vino da produttori diversi e si capisce subito l’influenza del terreno, clima, ambiente e del viticoltore. E’ un modo anche per formare i consumatori. Quanti giovani presenti. Molti dediti all’acquisto. Pochi giornalisti girovaghi, qualche grande esperto in incognito era presente.”
Comolli, novità alla 9^ edizione?
“Sicuramente l’importanza, ancora una volta, della origine terreno-vigna-vitigno inscindibile con la creatività e l’impegno uomo-vino, cioè dove il rapporto identità/valore finalmente soppianta ed elimina il famigerato rapporto prezzo/qualità che ancora tanti, troppi, reclamano e portano ad esempio. Molti piccoli territori produttivi sono spesso divisi perché impegnati solo a criticare il prezzo del vino. Errore oggi”.
Comolli ma il prezzo è oggi un fattore determinante l’acquisto come dicono tutti?
“ E’ anche vero per grandi numeri e se si guarda solo lo scaffale della Gdo che fattura il 60% degli acquisti di vino. Il prezzo non è indice di qualità: l’ecommerce lo dimostra, l’aumento delle vendite dirette in cantina pure. La scusa del prezzo basso del concorrente commerciale fa regredire una DOC e il territorio. Ecco su cosa bisogna puntare: l’identità vitivinicola geografica in modo collettivo. Si può bere bene con 3 euro e pagare 8 euro una ciofeca”.
Quindi il legame territorio-DOC è la soluzione?
“Certo. La GDO fa il suo lavoro, lì si trovano vini onesti, certamente a prezzi molto attraenti, ma spesso sullo scaffale non si trovano vini artigianali, famigliari, legati a piccole vigne, a vitigni difesi con i denti, a vigne che producono poco, vigne di crinali eroiche, vendemmie raccolte a mano e ….in ginocchio come succede nelle 5 Terre liguri, o in alta Valtellina, o sui terrazzamenti lavici millenari di Pantelleria per lo Zibibbo”.
Qualche considerazione da uomo del vino, rilevata qui a Piacenza?
“Tutti i produttori da me interpellati hanno confermato che sono state “tre” giornate senza un attimo di respiro… Vuol dire che l’evento funziona, che interessa al consumatore… soprattutto all’ enonauta, l’enoappassionato, al winelover… alla faccia di chi crede di parlare con loro di teorie. E molti produttori assenti… mi hanno confidato che aderiranno prossimamente. Oggi rispetto a 20-30 anni fa la foto del vip con la bottiglia in mano, il vino in guida, la comunicazione per super esperti e per blogger o influencer… non spostano il consumo di una bottiglia, non fanno crescere le vendite, non spostano l’opinione su un vino”.
Comolli, è emerso dalle degustazioni e incontri qualche indirizzo strategico del vino italiano? “Matilde Poggi è sempre molto chiara e convinta del legame vitigno-territorio-denominazione: o ci si crede e sono inscindibili, oppure non ci si crede. Accettare soluzioni a metà, dove il bisogno commerciale va oltre alla tutela di una proprietà intellettuale collettiva, allora c’è qualcosa che non va nella storia attuale del vino italiano. Qualunque modifica di un disciplinare, da Aosta a Palermo, deve essere pubblico e seguire un iter ben preciso a partire da chi possiede il “vero diritto” della DOC, cioè i viticoltori iscritti all’Albo, con tanto di verbali, di commissioni ministeriali e del Comitato Vini alla luce del sole. Una DOC non è un vino da tavola qualsiasi: storia, terreno, clima, geologia, unità di paesaggio, sapori, degustazioni, riscontri dei consumatori… sono i veri parametri. “
Intervista telefonica di Giuseppe Danielli
direttore Newsfood.com da Montecarlo,
Grimaldi Forum, CWS – Chefs World Summit
24/26 Novembre 2019
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