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2007: un bilancio idrico preoccupante per l'agricoltura bolognese

By Redazione

Bologna – A Bologna nel 2007 è mancata la pioggia, tutti i nostri fiumi ne hanno sofferto, e con loro ha sofferto l’agricoltura, secondo i dati del Rapporto Inea (Istituto
Nazionale di Economia Agraria) le precipitazioni sono state scarse ed i livelli dei fiumi del Nord sono restati bassi anche negli ultimi sprazzi di 2007.

«L’agricoltura ha messo in atto numerosi interventi» afferma Roberto Maddè, Direttore di Coldiretti Bologna «e siamo riusciti ad arginare i danni che un anno
così siccitoso poteva creare. Ora, finché siamo in tempo, è fondamentale che si prendano misure preventive per evitare che nel 2008 ci ritroviamo nella stessa difficile
situazione estiva che si presenta puntualmente da anni a questa parte.»

Grazie alle azioni intraprese dagli agricoltori, supportati da Provincia e Regione, oggi il prelievo idrico destinato all’agricoltura, che nel bacino del Po è circa del 73%, nel
territorio bolognese si riduce al 55%: merito di un forte impegno, anche finanziario, degli imprenditori agricoli per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo. E sì che
nel bacino del Po – sottolinea Coldiretti Bologna – si coltiva il 70% delle pere italiane, il 50% dei kiwi e delle pesche, il 30% delle albicocche e dei meloni, il 20% delle ciliegie e il 30%
dell’insalata: un terzo del valore totale del made in Italy agroalimentare.
Nella provincia di Bologna l’acqua del «Grande Fiume» permette la sopravvivenza di settori come quello dello zucchero, il pomodoro, il granoturco e le foraggiere, destinate
all’alimentazione di oltre 14 mila mucche bolognesi che producono 800.000 quintali di latte, da bere, o da farci formaggi di qualità come il Parmigiano Reggiano. Un patrimonio di
produzioni – afferma Coldiretti Bologna – con riflessi determinanti per il nostro territorio in termini di valore, salute, turismo e attività produttive.

«Ora è importante» afferma Maddè «snellire le procedure per realizzare piccoli invasi collinari, pedecollinari e montani, che ci consentano di raccogliere
l’acqua piovana per poterla riutilizzare in caso di siccità. Sarebbe un modo efficace di contribuire alla tutela dell’ambiente e dei fiumi bolognesi, permettendo all’agricoltura di avere
piccole risorse idriche senza prelevare nei periodi siccitosi dai corsi d’acqua, che in estate sono sempre sui livelli del minimo deflusso vitale.»
La fascia pedeocollinare della provincia di Bologna, in particolare nella valle del Samoggia e nella zona imolese, è sicuramente tra le aree che più necessitano di intervento.
Queste zone sono infatti ricche di frutteti: ciliegi, albicocchi, peschi, che rappresentano una grande ricchezza del territorio. Per ridurre al minimo il consumo idrico, moltissimi agricoltori
di queste aree hanno installato impianti di irrigazione a goccia e non a scorrimento: al posto di 8-10.000 metri cubi di acqua ad ettaro ne bastano 1500. «Chiediamo alle
istituzioni» conclude Maddè «di continuare a prevedere, nei piani di gestione del territorio e nel Piano di Sviluppo Rurale, fondi a sostegno degli imprenditori agricoli che
investono in tecnologie per il risparmio idrico. Gli agricoltori, per la natura del proprio lavoro, sono più consapevoli di altri che esiste un’emergenza idrica, e più di altri
sono legati alla salvaguardia del territorio, che è fonte di sostentamento per loro e per l’intero sistema economico ed ambientale della nostra provincia.»

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