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Venditori e acquirenti: eterna lotta sempre più impari

Venditori e acquirenti: eterna lotta sempre più impari

By Giuseppe

Venditori e acquirenti: eterna lotta sempre più impari

In Italia il consumatore è ben tutelato dalla legge; è la Legge ad essere bypassata o impunemente infranta dai truffaldini e dai furbetti che ne sanno sempre una più di Bertoldo. Le pene, irrisorie o esagerate che siano, spesso vengono semplicemente ignorate

Newsfood.com: 22 maggio 2022

 

di Benito Sicchiero

Nei giorni scorsi è balzata agli onori della cronaca la polemica sul ristoratore pesantemente multato per non aver esposto al pubblico il prezzo del caffè. L’opinione pubblica si è divisa in due partiti, pro e contro il provvedimento.

Va detto anzitutto che la sanzione pecuniaria,  anche se ha ‘fatto notizia’ per l’entità dell’importo, ha obbedito ai dettami della legge. Che prevede analoghe sanzioni – da 516 fino a 3.000 euro – per molti altri casi, in primis per i negozi.  Dunque, è obbligatorio esporre i prezzi dei prodotti, anche se talvolta l’obbligo viene aggirato con l’espediente della “vetrina in allestimento”; e quando si parla di cibo (supermercati)  vige  l’obbligo di esposizione del cartellino con l’indicazione sia del prezzo unitario che del prezzo per unità di misura (etti, chili, ecc..). Con l’arrivo della stagione dei saldi aumentano le segnalazioni da parte di consumatori che denunciano la poca chiarezza di molti prezzi esposti.

In Italia il consumatore è ben tutelato dalla legge. Ma se si scende dall’empireo dei codici alla realtà di tutti i giorni, il risultato si capovolge. Per ottenere giustizia il consumatore ha davanti a sé due strade: rivolgersi all’Autorità Giudiziaria oppure segnalare il tutto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM): https://www.agcm.it/servizi/segnala-on-line. Ma attenzione: ciò non vuole affatto dire che una volta scritte poche e dettagliate righe si possa stare tranquilli ad aspettare che gli Enti suesposti si attivino per  concludere la vertenza.

Cito un caso che mi ha visto protagonista: in febbraio dello scorso anno ho deciso di chiudere il conto che avevo aperto presso la filiale italiana di un colosso olandese della finanza. C’è voluto oltre un anno di email, telefonate, PEC, raccomandate, l’intervento della mia banca, la segnalazione  all’Arbitro Bancario Finanziario (Banca d’Italia) con relativo versamento, a Adusbef perché il conto – sul quale venivano addebitate ogni mese le spese di tenuta – venisse finalmente chiuso. E non sono riuscito a sapere grazie a quale intervento.

E’ il caso di parlare di una certa cultura che vede i clienti/consumatori come ‘parco buoi’, termine ben noto nell’ambiente borsistico.

Dal caso della banca internazionale a quelli di tutti i giorni che ci contrappongono a fornitori di beni e servizi. Sempre per esperienza personale: affido ad un  meccanico un tosaerba difettoso per la riparazione, vado a ritirarlo, il tosaerba non funziona: il meccanico pretende di essere pagato comunque perché lui ‘ha lavorato’. Architetto che ha  diretto la costruzione della mia casa al mare: propone un certo tipo di piastrelle che ritengo troppo caro. Ritorna con un campione che a me, profano, sembra simile in tutto e per tutto al precedente ma è più economico. Scopro più tardi, per caso, che anche la qualità è inferiore. Glielo contesto, la risposta è: “Non voleva risparmiare? L’ho accontentata”. Faccio causa dovendo fare i conti con la spesa degli avvocati e la lentezza della nostra macchina giudiziaria?  Per carità, meglio lasciar perdere.

Benito Sicchiero

 

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