Velvet Media abolisce l’orario di lavoro, e i dipendenti decidono in autonomia i loro tempi e le loro ferie

25 Maggio 2022
Velvet Media abolisce l’orario di lavoro, e i dipendenti decidono in autonomia i loro tempi e le loro ferie
Bassel Bakdounes, fondatore di Velvet Media, ha deciso di rivoluzionare i tempi di lavoro della sua azienda, una struttura che si occupa di marketing management, vendita online e new media, con sede a Castelfranco Veneto ma operante ovunque con propaggini all’estero (Usa, Dubai, Shanghai)
Newsfood.com, 21 maggio 2022
Velvet Media abolisce l’orario di lavoro e i dipendenti decidono in autonomia le ferie
Time is what you make of it. Suonava così uno spot della Swatch degli anni Novanta. Geni della creatività e del marketing, senza ombra di dubbio. Non sappiamo se Bassel Bakdounes, fondatore e numero uno di Velvet Media, si sia rifatto anche a questo pay off in salsa elvetica quando ha deciso di rivoluzionare i tempi di lavoro della sua azienda, una struttura che si occupa di marketing management, vendita online e new media, nata in quel di Castelfranco Veneto ma operante ovunque con propaggini all’estero (Usa, Dubai, Shanghai).
In Velvet Media per quest’estate si è deciso di procedere con una “sperimentazione”. Nessun orario di lavoro e autonomia per le ferie.

Eccesso di buonismo e/o di fiducia? Azienda rock (per mutuare Celentano) quasi temeraria? Niente di tutto questo. Bassel Bakdounes, un accento che tende al veneto a dispetto del nome siriano, viste le origini, di Damasco, del padre, ha le idee molto chiare. Con i suoi 43 anni compiuti il 25 maggio, una laurea in Scienze della Comunicazione ed un Master in Gestione di Impresa al Cuoa, esperienze nel marketing di aziende Top come Ferrari e Philips Morris, ha deciso di imprimere una svolta radicale a modelli di lavoro che definisce, senza mezzi termini, anacronistici. E narra l’episodio che ha fatto da detonatore per una decisione che, evidentemente, aveva già in nuce dentro di sé.
“Una mattina, racconta, una collaboratrice, madre di 3 bimbi che gestisce da sola, mi chiama scusandosi ripetutamente per essere in ritardo e aggiunge “adesso accelero per arrivare al più presto”. Ho capito che bisognava far qualcosa per liberarci dalla schiavitù del tempo”. Un racconto che fa venire i brividi solo a pensare al rischio insito nella guida veloce e apprensiva…
Per i suoi collaboratori (circa 150 di cui 120 a tempo indeterminato) Bakdounes ha optato per la strada della fiducia. La libertà di lavoro che viene assicurata non è anarchia, ovviamente, ma una scelta di empowerment che dà i suoi frutti. Certo, bisogna assicurarsi che le persone che si inseriscono in azienda condividano gli stessi valori: “per questo, precisa il numero uno, è fondamentale il processo di selezione dove non ci soffermiamo “solo” sugli studi e le competenze tecniche. Per noi contano l’attitudine del singolo, la condivisione di valori”. Insomma, quelle competenze trasversali (team working, intelligenza emotiva/empatia), finora spesso trascurate e che, invece, oltre ad essere un fattore chiave di competitività in una organizzazione, dovrebbero anche essere promosse a scuola.
Viene da chiedere, senza particolare originalità, la formula introdotta in Velvet Media (che prevede, tra l’altro, ingresso nella sede aziendale in orari inusuali con consegna delle chiavi ai dipendenti) non sia una sorta di estensione dello smart working, divenuto prezioso, e ora “di moda”, con il deflagrare del Covid dal 2020. In realtà in Velvet Media vanno (e intendono andare) oltre: da copione lo smart working viene richiesto, viene concesso, certi giorni alla settimana, un tot di giorni alla settimana o al mese. Insomma, l’inquadramento aziendale (più o meno rigido) rimane…qualcosa che Bakdounes vuole eliminare. In modo formale, però, con un approccio normativo, da contratto di lavoro perché ci sono temi da affrontare e risolvere, ad esempio quelli inerenti alla sicurezza sul posto di lavoro (e ci viene in mente il rapporto con l’Inail piuttosto che le prescrizioni del Decreto legislativo 81). In questo modo Velvet Media ha gettato un sasso nello stagno che ora sindacati e ministero del lavoro devono raccogliere: la Cgil sembra avere già accennato ad una reazione. Ma, sempre per rifarci al tempo, tempus fugit…legislatori e rappresentanti dei lavoratori non devono essere sempre alla rincorsa dei fenomeni emergenti che si allargano a macchia d’olio. Anche perché il rischio è di finire in contenziosi infiniti, innescati dalle diverse interpretazioni, da risolvere nelle aule dei tribunali, con tutta la discrezionalità della giurisprudenza.
Certo, queste formule di lavoro del tutto flessibili non si possono introdurre ovunque: non nei luoghi di produzione in senso stretto, negli uffici a contatto con il pubblico. In tutti i ruoli e funzioni dove prevalgono le cosiddette soft skill ed il ruolo della tecnologia fornisce un supporto validissimo, non dissimile dalla presenza, questo modello di lavoro “in libertà” può produrre risultati validissimi. L’azienda infatti dispone di software in grado di avere sempre monitorati i carichi di lavoro, gli stati di avanzamento dei progetti: tutto in modo trasparente e collaborativo. Rapporto fiduciario e fair play sono imprescindibili in un contesto lavorativo di questo genere e sono fondamentali anche all’interno del gruppo di lavoro di appartenenza. Non a caso la componente variabile della retribuzione (MBO) si articola su obiettivi sia singoli sia di gruppo: proprio per questo la collaborazione leale e continua nel team deve essere perseguita perché venga riconosciuta. E retribuita
Per l’azienda la consapevolezza che le sue persone lavorano al meglio, in un ambiente sereno che non impone scelte drastiche personali è un valore importante. Il malumore o lo stress delle risorse non giova né al clima né ai conti aziendali. Basti pensare ai pendolari e ai disagi cui sono costretti; ai genitori (madri in primis) costretti ai salti mortali per la conciliazione dei tempi lavoro – famiglia. Una diffusione su larga scala del modello Velvet media, ribattezzato in house “Myway work”, favorisce senza dubbio l’occupazione femminile, o il suo mantenimento, con i benefici in termini di crescita nazionale complessiva, sia economica (contributo al Pil) sia demografica. Concorda Bakdounes nella cui prima linea le donne sono la quasi totalità; e non perché l’azienda voglia accreditarsi come femminista o Gender neutral ma solo perché bada al merito.
Un ritratto tutto roseo quello della società? Sarebbe irrealistico ma per ridurre difficoltà, attriti, incomprensioni che potrebbero, giocoforza, avere ripercussioni nell’ambiente lavorativo in Velvet Media da qualche anno è stata introdotta la figura dell’Happiness Manager (figura assurta agli onori della cronaca quando venne fondata H3G, la società dell’operatore mobile 3 oggi confluito in Wind). Nessuna Fata Turchina ma una professionista (psicologa) che una o due volte la settimana è presente in azienda per le necessità professionali (ma il confine tra pubblico e privato spesso è quasi invisibile) del singolo.
Salutiamo Bassel Bakdounes chiedendo se, viste le concessioni, i locali di Velvet Media sono vuoti per un fuggi fuggi. “Niente di tutto ciò, devo invitarli ad uscire e andarsi a prendere un aperitivo”. E c’è da crederci…Che sia la volta buona per dire addio al cartellino o, peggio ancora, ai tornelli.
Articolo di Giovanna Guzzetti
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in esclusiva per Newsfood.com
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