“Urgente la riforma della pesca”. Il WWF si rivolge all’Unione Europea

31 Gennaio 2012
E’ necessario una politica europea comune sulla pesca. I paesi dell’Unione Europea devono adottare norme rigide per conciliare sfruttamento umano e tutela ambientale. In
particolare, bisogna mettere dei freni all’attività delle flotte di pescherecci anche fuori dalle acque comunitarie.
Questa la richiesta del WWF, al momento sostenuta da una petizione,
destinata al presidente e ai deputati del Parlamento europeo. Tale petizione mira al traguardo delle 500.000 firme, con oggi già 82.000 sottoscrizioni raccolte.
Il lavoro WWF si basa sul rapporto “L’espansione delle flotte europee e internazionali
nell’oceano dal 1950 a oggi”. La conclusione è semplice: dagli Anni Ottanta ad oggi, il rapporto mantenimento degli stock ittici-pesca è fortemente sbilanciato verso
quest’ultimo.
Salta all’occhio il ruolo delle flotte europee, sempre a caccia di nuovo pesce, con intensità crescente e legalità altalenante. Nonostante tali acrobazie, l’Europa ha
sempre più fame di pesce (25% del modo) ed importa il 65% del pesce che consuma.
Tra le pratiche giudicate più scorrette, il cambio di bandiera ed i sussidi comunitari per i carburanti. La prima consente alle nove di abbandonare le norme comunitarie, mentre la
seconda ha portato ad un azione insostenibile di troppi navi, che hanno sfruttato senza ritegno il settore.
Per il WWF, la soluzione passa in primis per una riforma legislativa, che applichi le stesse norme sia nelle acque UE, che in quelle internazionali. Poi, i finanziamenti pubblici (1
miliardo di euro) devono passare per il rispetto obbligatorio di pratiche di pesca moderate ed ecosostenibili.
Matteo Clerici