Spreco alimentare: La filiera della carne è riuscita più di altre a ridurre sprechi, scarti e a valorizzare i rifiuti

29 Luglio 2014
Quella del cibo che viene inutilmente gettato via è fra le peggiori piaghe mondiali. Per questo è sempre più importante ridurne la portata. A beneficiare di questa inaccettabile perdita, del resto, sarebbero sia l’uomo che l’ambiente. Per produrre cibo ci vogliono infatti risorse naturali che, in molti casi, hanno bisogno di molto tempo per potersi rigenerare. E che dire del miliardo di persone che muore di fame nel mondo?
Gli sprechi alimentari sono legati soprattutto alla fase finale, quella di consumo. Le filiere alimentari, infatti, hanno reso molto più efficienti i loro processi produttivi. I motivi sono legati sia a questioni etiche che ambientali, ma basta pensare ad un semplice fatto: dal punto di vista di un imprenditore, sia esso agricolo o meno, uno spreco è un costo. Che, nella maggior parte dei casi, può benissimo essere evitato.
Fra le varie filiere, la più virtuosa è sicuramente quella della carne. Essa, infatti, negli ultimi anni è riuscita più di altre non solo a ridurre sprechi e scarti, ma a valorizzare (anche attraverso l’autoproduzione di energia) i rifiuti provenienti dai suoi allevamenti e stabilimenti. Un successo sia a livello ambientale, che economico, che sociale, quello del settore zootecnico, che si spera possa essere imitato anche da tutto il mondo produttivo.
Gli sprechi di cibo crescono anche in tempi di crisi economica. Secondo una recente ricerca dell’Università di Milano, lo spreco di alimenti in Italia rappresenta il 17% dei consumi annui. Una perdita enorme, che lascia ancora più perplessi se si traduce in valori nutritivi. Basti pensare che questi quantitativi di rifiuti commestibili sarebbero sufficienti a sfamare l’intera popolazione del Ruanda.
La riduzione degli sprechi di cibo è prioritaria, in un mondo in cui, secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il 12,5% dei sette miliardi di persone che popolano il nostro pianeta è sottonutrito. Eppure, oltre un terzo del cibo potenzialmente disponibile per il consumo umano viene buttato via: vale a dire 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno.
Sono i dati allarmanti contenuti nello studio Il ruolo della carne in un’alimentazione equilibrata e sostenibile del Centro Studi Sprim di Milano, che dimostra come, seppure generi scarti come tutte le altre filiere alimentari, quella della carne sia la più virtuosa proprio in termini di riduzione degli sprechi.
La produzione e il consumo di carne, infatti, generano una quantità di scarti (cibo commestibile “perso” nella filiera produttiva) e rifiuti (cibo buttato una volta immesso sul mercato) più che dimezzata rispetto a frutta e verdura, e pari quasi alla metà dei rifiuti prodotti dalla filiera dei cereali.
I prodotti alimentari più sprecati, rivela lo studio, sono quelli di origine vegetale: quelli che, non a caso, hanno anche un prezzo più contenuto (massimo 2 euro al kg). Al contrario, ci si guarda generalmente bene dallo sprecare i prodotti di origine animale (carne, pesce, latte), indipendentemente dal loro prezzo. Un fatto questo probabilmente legato al valore sociale e culturale percepito da secoli per questi alimenti.
Redazione Newsfood.com