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Sardegna, presentata la filiera del grano duro

Sardegna, presentata la filiera del grano duro

By Redazione

Unire diverse professionalità, creando una disponibilità importante, di capita e prodotto, per farsi conoscere a livello nazionale ed oltre.

La Sardegna conosce la filiera del grano duro, costituitasi a gennaio ma presentata di recente a Cagliari.

Dietro al nome, una rete d’impresa capace di mettere assieme imprese notevoli, per dimensione e qualità.

Per cominciare, quattro pastifici: due pastifici artigianali (Tanta e Spada), un pastificio di pane carasau (Sarda Alimenti), uno di pasta fresca. Poi 5 molini artigianali, 3 cooperative
agricole e 3 centri d’ammasso.

Infine, un ammassatore e 250 imprenditori agricoli. Dotazione della filiera, 90.000 quintali di grano, raccolti di recente ed in parte (25.000 quintali) pronti per essere trasformati in pasta e
pane.

Alla testa del tutto, la cooperativa Madonna D’Itria, il cui direttore Efisio Rosso ha diffuso idee e metodi della filiera. Secondo il direttore Rosso, la filiera è “Risposta alla crisi
ed un modo per riscoprire i prodotti tipici che se realizzati con materie prime d’importazione perdono i loro sapori”.

In base a quanto deciso, i suoi prodotti saranno destinati ad un ceto medio-alto e, da gennaio, contraddistinti da un marchio unico, evoluzione dell’etichetta attuale, che descrive tutte le
fasi di lavorazione, dalla coltivazione del grano ai tocchi finali di lavorazione.

Inoltre, Rosso ricorda come i prodotti attuali, tra cui spiccano 23 tipi di pasta secca, 5 di pasta fresca e 6 di pane carasau siano realizzate in due modi. Se non vengono impiegate miscele si
usa solamente grano “Senatore Capelli”, presente in 4 dei tipi di pasta offerti.

La filiera ha già svolto alcuni sondaggi, con risposte di mercato “Positive” e stretto legami con la Confesercenti di Cagliari. Grazie a tale rapporto, una ventina di ristoranti
cittadini (quartiere Marina) offriranno un menu speciale basato sui prodotti della filiera. E, secondo il portavoce Confesercenti Nicola Murru, presto la sperimentazione verrà estesa al
resto del capoluogo.

Matteo Clerici

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