Salute: Coldiretti, allarme per via libera UE a nocciole tossiche turche

19 Ottobre 2009
Il comitato permanente per la catena alimentare dell’UE ha dato il via libera al raddoppio dei limiti fissati per il
contenuto di aflatossine tossiche nella frutta in guscio (nocciole, pistacchi, etc.) e nei prodotti derivati
attualmente previsti dalla normativa europea. Lo rende noto la Coldiretti che sottolinea come il voto contrario
dell’Italia non sia stato sufficiente a fermare questa preoccupante novità sul contenuto in aflatossine che sono
sostanze tossiche, potenzialmente cancerogene, legate allo sviluppo di muffe sul prodotto e quindi a pratiche
agronomiche non ottimali.
La Coldiretti ricorda che la Turchia è il più grande produttore mondiale di nocciole (78 per cento) con una
nocciola su tre utilizzata dall’industria italiana proviene dalla Turchia ma queste importazioni hanno grossi problemi di contaminazione da aflatossine e nelle prime nove mesi del 2009, ben 56
partite di nocciole provenienti da questo paese sono risultate contaminate in diversi stati dell’Unione.
Il consumo di nocciole e di frutta in guscio in generale è rilevante in Italia considerato che – sottolinea la
Coldiretti – tale prodotto è presente oltre alle note creme alla nocciola, in biscotti, wafer, merendine, barrette
energetiche, muesli e yogurt che sono entrati a far parte delle abitudini alimentari degli italiani, soprattutto tra i
giovani ed i bambini che oltretutto risultano quelli maggiormente esposti, in virtù anche del loro basso peso
corporeo.
L’aumento dei limiti – denuncia la Coldiretti – serve solo a favorire le importazioni di un prodotto di bassa qualità e sicurezza, causando un rischio per i consumatori comunitari ed grave
un problema per i produttori italiani, che
subiscono una concorrenza sleale da parte di Paesi dove non solo non si applicano pratiche agronomiche corrette, ma si utilizzano fitofarmaci vietati in Europa.
L’Italia è il primo produttore comunitario di nocciole, con 1,1 milione di quintali di prodotto coltivato su 68.000
ettari, seguita dalla Spagna. La produzione – precisa la Coldiretti – è essenzialmente concentrata in quattro
regioni: la Campania, il Lazio, la Sicilia ed il Piemonte, in zone spesso difficili, collinari, a rischio dissesto
idrogeologico, in cui rappresentano una importante economia.
La procedura comunitaria prevede ora il parere del Parlamento europeo su tale decisione, pertanto, afferma la
Coldiretti, l’obiettivo delle forze politiche e di rappresentanza deve essere indirizzato verso una giusta sensibilizzazione degli europarlamentari, perché venga fermata una decisione
pericolosa per i cittadini e negativa
per le imprese comunitarie.