Non autosufficienti: assistenti familiari nel Veneto
11 Gennaio 2008
Venezia – Per qualificare il lavoro delle badanti (assistenti familiari) che assistono a domicilio le persone non autosufficienti, la Giunta regionale, su proposta dell’Assessore
regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi, ha approvato un progetto che prevede la realizzazione di interventi sperimentali con un finanziamento di 800 mila euro.
Si stima che nel Veneto ci siano all’incirca 25 mila assistenti familiari regolari, al 99,9% donne nella maggioranza provenienti da Paesi dell’Est Europa. «La Regione, con questo progetto
– spiega l’Assessore – si impegna a definire un «percorso tipo» di formazione per assistenti familiari sulla scorta dell’esperienza, da un lato, del progetto europeo Percentage e,
dall’altro, dei corsi per operatori sociosanitari. Il progetto sarà proposto a tutti i 21 ambiti territoriali delle Ullss affinché le Conferenze dei Sindaci li inseriscano nel
Piano Locale per la domicialiarità».
Il progetto si pone alcuni precisi obiettivi tra i quali: definire un percorso formativo standard per le assistenti familiari, realizzare 21 corsi di formazione ai quali partecipino
complessivamente almeno 200 assistenti familiari, inserire la formazione nell’ambito della programmazione locale per garantirne la continuità. Per quanto riguarda gli altri aspetti del
progetto, essi si rivolgono ad azioni nei Paesi esteri di provenienza delle assistenti familiari per consentire a 50 persone di partecipare a corsi formativi di base nei loro paesi e poter
successivamente utilizzare servizi di accompagnamento all’ingresso in Italia e durante l’inserimento lavorativo presso privati. Oltre alla Regione Veneto, sono coinvolti nel progetto i Comuni,
le Aziende Ullss, le cooperative sociali e le associazioni di volontariato, l’Ente Veneto Lavoro, gli enti di formazione.
La Regione Veneto dal 2002 ha assegnato contributi economici alle famiglie che si avvalgono di una assistente familiare nella cura di un congiunto in condizioni di non autosufficienza, a
condizione della regolarizzazione del rapporto di lavoro e tenuto conto della situazione economica familiare. Dal 2007 il contributo è confluito nell’assegno di cura, come previsto da
una deliberazione del 2006, a specifica maggiorazione dello stesso, quale intervento che fa parte del sistema della domiciliarità e che coinvolge i Comuni e le Aziende Ullss, punti di
riferimento per i cittadini ed erogatori degli assegni di cura. Nel primo semestre 2007 i richiedenti di questa maggiorazione, con i requisiti stabiliti, sono stati quasi 3000; la quasi
totalità ha stipulato un contratto di lavoro direttamente con l’assistente familiare e una cinquantina si è invece avvalsa di cooperative sociali che hanno, a loro volta, assunto
le assistenti familiari.