La Gola è un Peccato Capitale? Sì lo è, ma forse è meglio abolirlo

8 Dicembre 2011
Giovedì 8 dicembre 2011, Festa dell’Immacolata
Alessandria, ore 11,30
Suona il cellulare: “…sono Cino, oggi sei impegnato? … che ne dici di vederci a pranzo in quella trattoria dove abbiamo mangiato gli agnolotti col Barbera?”
Chi mi chiama è un grande amico che tutti conoscono nelle sue vesti di “Mago Zurlì” ma non tutti sanno che la sua vera passione è il giornalismo enogastronomico.
Il curriculum professionale di Cino Tortorella è quello di chi ha seguito i battiti del cuore e delle passioni, è quello della generosità che non porta a possedere palazzi
reali, panfili con grandi suites e divani in pelle umana ma tante amicizie, tante soddisfazioni e qualche delusione.
Cinquant’anni di piccolo schermo gli hanno dato un passpartout per entrare in tutte le nostre case. Elencare le persone importanti che ha conosciuto e frequentato, sarebbe impossibile.
Altrettante quelle che gli devono molto, anche se qualcuna se lo è scordato.
All’una arriva in Piazza Matteotti, sotto l’Arco settecentesco, all’ingresso di Via Dante che porta nel cuore della città, culla di Umberto Eco.
A pochi passi, all’angolo di Via Savonarola e Via san Pio V, c’è la vecchia trattoria “Lisondria Vegia” (Alessandria vecchia) dove Simona continua a mantenere viva la tradizione delle
antiche ricette alessandrine: gli agnolotti allo stufato, ma anche annegati nel Barbera, i Rabaton, i salamini ubriachi, la Bagna Cauda…
Qui si viene per mangiare bene, stare in compagnia e per fare “Peccato”.
Non pensate male. Ci riferiamo al Peccato di Gola.
Mentre ci godiamo una fetta di pane casereccio abbrustolito, coperta da una sottile foglia di lardo col miele, mi chiedo se veramente stiamo commettendo un peccato, addirittura un Peccato
Capitale che ci potrebbe portare dirittamente all’inferno.
Il convivio, non solo quello tra amici e in famiglia, è un momento importante per rafforzare la socialità e creare nuovi legami; perchè la Gola è considerato un
Peccato Capitale?
Cino Tortorella:
“Anch’io mi sono posto il problema già da tempo e sinceramente non ho trovato risposta.
Mi sono anche documentato sull’argomento ed ho scritto un articolo.
Inizialmente erano otto i Peccati Capitali individuati da Frate Cassiano nel 400 d.C: Lussuria, Ira, Invidia, Superbia, Avarizia, Accidia, Tristezza e Gola.
Niente da obiettare sulla Lussuria, che spesso degenera nella abiezione, nella violenza, nella prevaricazione sui più deboli. D’accordo anche sull’Ira, che provoca guerre e delitti,
sull’Invidia, sulla Superbia, sull’Avarizia che uccidono la solidarietà e la generosità.
Un po’ di perplessità sull’Accidia, generata dalla noia, dallo scoraggiamento, dalla solitudine, ma è difficile che provochi danni se non a se stessi.”
Ma è ragionevole considerare Mortale il peccato di GOLA?
Che male si fa a gustare con piacere i doni che la Natura elargisce con tanta generosità?
E’ lecito mettere sullo stesso piano un delitto provocato dall’invidia o dalla superbia e il godimento di un cibo mangiato in allegria con amici e magari seguito da canti e danze?
Cino Tortorella:
“Per Tommaso D’Aquino, l’autore della Summa Teologiae, i Peccati Capitali dovevano essere sette e sette rimasero, compresa la Gola che, peraltro era stata condannata all’inferno
già da Dante nel VI Canto della Divina Commedia.
Nei secoli che seguirono molti preti si dimenticarono di impartire recite di pateravegloria a chi confessava il peccato di avere mangiato con avidità un cosciotto di agnello o un piatto
di agnolotti, e molti Vescovi, Cardinali e perfino Papi sono stati colti dal dubbio se la Gola fosse da considerare un “peccato” e per giunta ” Capitale”. Nessuno però è mai
intervenuto a correggere la decisione di Tommaso, forse anche per rispetto, dal momento che è stato poi santificato.”
Gli stessi rappresentanti della Chiesa, quasi tutti ben pasciuti e dalle gote rubiconde, non ci pare che abbiano mai messo in pratica l’astinenza per combattere il peccato di Gola e neppure
abbiano mai voluto fare un torto a Bacco. Soprassediamo sulla Lussuria che andrebbe combattuta con la Castità, e sull’Avarizia che non conosce la parola Beneficenza.
Oggi ha senso continuare a considerare la Gola un Peccato? Per giunta, Capitale?
Cino Tortorella:
“Sicuramente no, sono ben altri i peccati di cui ci dovremmo vergognare. E’ ingiusto e criminale affamare le popolazioni, facendo terra bruciata dei loro territori solo per ingordigia,
ingordigia delle ricchezze che sono nel loro sottosuolo ma anche delle risorse che sono loro essenziali per vivere: la deforestazione selvaggia crea danni irreversibili di impoverimento
sull’ecosistema locale, sia sulla popolazione che sulla flora e la fauna.
Pensiamo al vergognoso fenomeno della mortalità infantile nel mondo e lo spreco di cibo che avviene tutti i giorni nelle nostre case, nelle mense scolastiche, negli ospedali, nei
supermercati.”
Non siamo insensibili a queste problematiche di portata mondiale e che meriterebbero una maggiore attenzione e generosità da parte di ognuno di noi ma ora torniamo al peccato di gola,
quale è la tua idea?
Cino Tortorella:
“Semplice, cerchiamo di conoscere quale è il pensiero di chi ama stare a tavola, di chi prova piacere a rallentare la corsa di questa vita frenetica e preferisce (o preferirebbe, se
potesse farlo) sedersi a mangiare un piatto di spaghetti seduto ad un tavolo con un amico, piuttosto che alimentarsi in solitudine con una pillola di integratori che contiene tutti gli
ingredienti che ci servono per sopravvivere.
Siamo in Democrazia e pertanto usiamo un mezzo democratico, facciamo un bel Referendum, e quando avremo un numero di firme sufficienti, le porteremo in Vaticano, e chiederemo di abolire il
peccato di gola.
Chi fosse già d’accordo nel chiedere la cancellazione del Peccato di Gola dai Vizi Capitali, può compilate la petizione on line su “
Durante la conversazione Cino si è prestato volentieri a farsi fotografare con i figli dei bambini che sono cresciuti a base di “Topo Gigio” e “Quarantaquattro gatti”, quando la TV
era fatta coi bambini per i bambini, quando la ricetta del minestrone era quello della nonna con pasta e fagioli, non quello di oggi, fatto con pasta pronta, lustrini e caviale …con piccoli
divi e solo per far soldi.
La speranza è quella che si ritorni ai princìpi sani del vecchio Antoniano, quelli di padre Berardo Rossi (uno dei quattro moschettieri che fondarono l’Antoniano nel 1953),
quelli di Mariele Ventre (indiscussa mamma e maestra del Piccolo Coro), quelli di Richetto (…”pignolo d’un pignolo!” -Peppino Mazzullo, la voce di Topo Gigio).
E’ quello il vero Zecchino d’Oro che l’Unesco ha indicato come Patrimonio dell’Umanità, è e sempre sarà quello di Cino Tortorella, per tutti noi sempre il Mago
Zurlì.
…la nostra bottiglia di Barbera è finita.
Concludiamo il nostro Peccato di Gola con un buon grappino e ci congediamo.
Ciao Simona, scusaci ma non ti auguriamo di diventare un grande Chef stellato, ma di rimanere la buona cuoca che sei, solo perchè vorremmo trovare ancora i tuoi agnolotti al Barbera,
e la pasta e fagioli come la faceva la tua nonna.
Giuseppe Danielli
Newsfood.com
(La foto è di Rocco Lamparelli)