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La finanziaria dal punto di vista Veneto

By Redazione

Venezia, 30 Ottobre 2007 – «E’ una finanziaria che peggiora i conti pubblici, ingessa l’economia e il Paese e penalizza il Veneto» lo afferma l’assessore al bilancio del
Veneto, Isi Coppola, dopo che le Regioni hanno consegnato oggi in sede di Conferenza Unificata un documento in cui sospendono il proprio parere sul disegno di legge finanziaria.

«Come possiamo dare le risposte richieste dai nostri territori confinanti con realtà a statuto speciale, finendo poi con l’affidarsi a iniziative referendarie legittime quanto
inutili – si chiede l’assessore – quando il Governo continua a penalizzare il Veneto e a premiare le solite Regioni? L’impostazione della finanziaria infatti contribuisce ad acuire l’attuale
squilibrio tra contribuzione fiscale e livello di intervento pubblico nei territori regionali».

L’assessore sottolinea che anche la riduzione del prelievo fiscale sulle imprese «resta un miraggio», in quanto il taglio delle aliquote IRES ed IRAP è accompagnato da un
aumento della base imponibile e da un aumento della tassazione sui dividendi e sulle plusvalenze. Dito puntato contro la finanziaria anche per quanto riguarda il federalismo tradito,
l’autonomia fiscale disconosciuta e l’assenza di modelli premiali.

«Non c’è traccia – stigmatizza l’assessore – dei principi di pari dignità e di premialità affermati nel disegno di legge delega per l’attuazione del federalismo
fiscale. La finanziaria prende con decisione la strada della neocentralizzazione e lo Stato non solo interviene a man bassa sulle basi imponibili fiscali delle Regioni, ma si riappropria anche
della facoltà di incidere su materie affidate dalla Costituzione alla competenza esclusiva e concorrente delle Regioni».

«Il disegno di legge – conclude l’assessore Coppola – lascia inalterate per il 2008 le risorse per la sanità, senza riconoscere alle Regioni un adeguamento del finanziamento in
relazione al tasso di crescita nominale del PIL. Ma non cambiano nemmeno le regole del Patto di Stabilità, che rimane troppo rigido e invasivo dell’autonomia delle Regioni, specie dove
limita fortemente la spesa per gli investimenti e per i cofinanziamenti ai programmi europei».

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