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Isae, ancora in calo a febbraio la fiducia delle imprese

Isae, ancora in calo a febbraio la fiducia delle imprese

By Redazione

 

Secondo l’indagine condotta dall’ISAE nei giorni dal 2 al 19 del mese su un panel di circa 4.000 imprese il clima di fiducia del settore manifatturiero ed estrattivo continua
a peggiorare a febbraio, attestandosi a 63,2 da 65,4 dello scorso mese. Il calo è dovuto soprattutto alla contrazione del portafoglio ordini e della domanda in generale, sia nei
mercati interni sia in quelli esteri, e delle aspettative di produzione; un segnale positivo viene invece dalle scorte di magazzino che diminuiscono notevolmente rispetto al mese
precedente (da 9 a 5 in termini di saldo).

Torna ad aumentare però la quota di imprese che dichiarano di soffrire un razionamento del credito: il 6,6% del campione si è visto negare un prestito indipendentemente
dalle condizioni di finanziamento proposte, mentre l’1,4% le ha rifiutate con il risultato comunque di un mancato accesso al fido
La fiducia scende in tutti i principali comparti produttivi, anche se con diversa intensità: la caduta è particolarmente forte nei beni di investimento, dove
l’indice scende da 63,1 a 59,4; l’indice si riduce leggermente anche nei beni intermedi (da 58,1 a 56,3) e in quelli di consumo (da 78,6 a 77). Gli andamenti sono differenti
anche a livello territoriale: l’indice cala nettamente nel Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, da 73,6 a 67,6 e da 74,5 a 70,5); scende leggermente nel Nord Est (da 61,9 a
61,4) ed è stabile nel Nord Ovest (62,6).
Secondo l’usuale focus trimestrale relativo ai dati per dimensione d’impresa, la forte caduta della fiducia registrata negli ultimi tre mesi riflette un calo particolarmente
marcato per le imprese di piccola dimensione (con meno di 100 addetti); la tendenza è negativa anche per le imprese medio-grandi, con però qualche primo segnale di
diminuzione delle scorte di magazzino (più forte nelle imprese con oltre 250 addetti)

Situazione a febbraio 2009
Continuano a peggiorare a febbraio i giudizi delle imprese sullo stato attuale degli ordini, della produzione e della liquidità aziendale; un segnale positivo viene, invece,
dalle scorte. Entrando nel merito, il saldo relativo ai giudizi sugli ordini cala a -65 (da -58 di gennaio) scendendo ulteriormente sui minimi storici dal 1991; diminuisce sia la
componente interna (da -59 a -66) sia quella estera della domanda (da -59 a -67). In netto ridimensionamento sono anche i giudizi delle imprese sui livelli produttivi (da -49 a
-56).
Calano invece per la per la prima volta dallo scorso ottobre le scorte di magazzino, che passano da 9 a 5 in termini di saldo, su livelli inferiori a quelli medi di lungo periodo. La
liquidità aziendale riprende a calare di sei punti (da 10 a 4) dopo la stabilità nel mese di gennaio.
Il peggioramento della situazione corrente è diffuso a tutti i principali comparti produttivi anche se è più marcato nelle imprese produttrici di beni di
investimento. Infatti in quelle di beni di consumo i giudizi sugli ordini scendono lievemente rispetto a gennaio, passando da -40 a -43 (da -42 a -44 sull’interno e da -48 a -50
sui mercati esteri); calano anche le valutazioni sui livelli produttivi (da -35 a -39), sulla liquidità aziendale (da 11 a 7) ed i giudizi sulle scorte (da 5 a 3). Nelle imprese
produttrici di beni d’investimento i giudizi sugli ordini scendono molto di più, passando da -63 a -73, riflettendo un forte calo della componente interna (da -66 a -76) ed
un sostanziale crollo di quella estera (da -55 a -66); scendono notevolmente anche i livelli produttivi (da -48 a -56) e la liquidità aziendale (da 13 a 0).
Diminuiscono solo lievemente in questo caso le giacenze di prodotti finiti (da 8 a 7). Nelle imprese di beni intermedi, infine, i giudizi sugli ordini calano da -68 a -76, a fronte di
una flessione sia della domanda interna sia di quella estera. Scendono di molto anche i livelli produttivi (da -58 a -68) e la liquidità aziendale (da 8 a 2). Diminuiscono,
più che negli altri settori, le scorte di magazzino (da 11 a 5).

Previsioni per i successivi tre mesi
Le aspettative a breve termine sulle principali variabili aziendali (produzione, ordini, occupazione, prezzi) peggiorano rispetto allo scorso mese.
L’incertezza circa le prospettive a breve termine del ciclo internazionale contribuiscono ad un forte peggioramento delle attese a breve sulla situazione generale
dell’economia italiana, ed anche di quelle sulla liquidità aziendale. Le attese su ordini, produzione e prezzi di vendita calano rispetto ai valori dello scorso mese (a -20
e -24 rispettivamente i saldi relativi a ordini e produzione; da -9 a -12 quello relativo ai prezzi di vendita).
Le imprese sono pessimiste anche per quanto riguarda l’occupazione nei prossimi tre mesi (da -22 a -29) e la situazione generale dell’economia italiana (da -57 a -60, minimo
da agosto 1992); migliora seppure di poco l’aspettativa sulla liquidità aziendale (da -30 a -29).
L’andamento è non omogeneo a livello settoriale: nei beni di consumo, gli intervistati sono infatti leggermente più pessimisti rispetto allo scorso mese circa le
prospettive della domanda (da -6 a -9), della produzione (da -7 a -11) e della liquidità aziendale (da -19 a -17); sono attesi in lieve diminuzione i livelli occupazionali (da
-20 a -21), e si prevedono maggiori tensioni dal lato dei prezzi (da -1 a 1); scende ancora (da -54 a -60) il saldo relativo alla situazione economica generale. Il peggioramento
è più marcato per i produttori dei beni d’investimento: il saldo relativo agli ordini si attesta a -26 (da -25); calano però fortemente le attese di
produzione (a -21, da -17) e di occupazione a -26 (da -17); le previsioni relative alla liquidità calano da -30 a -29 e quelle sulla situazione economica generale scendono da -59
a -62, in un quadro caratterizzato da una forte diminuzione delle attese sui prezzi di vendita (da 2 a -6 il saldo).
Indicazioni di un diffuso pessimismo delle attese a breve termine vengono anche dai produttori di beni intermedi: scendono da -29 a -33 le attese sugli ordini e da -28 a -33 quelle
sulla produzione, scendono da -28 a -35 quelle sull’occupazione. Restano costanti, per il terzo mese consecutivo, le attese sulla liquidità aziendale (-28 il saldo).
Gli imprenditori di questo settore confermano poi le previsioni pessimistiche, anche se più marcatamente, già emerse negli altri comparti sulla situazione economica
generale (da -60 a -64 il saldo) e sui prezzi di vendita (il saldo scende da -16 a -21).

Le condizioni di accesso al credito
Tornano a peggiorare a febbraio i giudizi delle imprese sulle condizioni di accesso al mercato del credito: la quota di imprese che le ritiene peggiorate torna a salire dal 33,5 al 40,2
del campione, con un aumento particolarmente forte per le piccole e medie imprese; quelle con più di 250 addetti appaiono invece meno preoccupate rispetto allo scorso mese. Su
base territoriale, a denunciare condizioni di credito meno favorevoli sono soprattutto le imprese del Nord Ovest e del Nord Est.
Sulle base dei risultati dell’indagine, il 22,6% delle imprese manifatturiere ha ottenuto negli ultimi mesi un finanziamento, contro un 8% che invece non lo ha ottenuto. Il
razionamento riguarda soprattutto le imprese di piccole e medie dimensioni; su base territoriale, a non ottenere finanziamenti sono soprattutto le imprese del Nord Ovest (8,5) e del
Nord Est (8,1). Il mancato ottenimento del finanziamento continua ad essere dovuto principalmente al rifiuto da parte della banca (6,6%), denotando quindi una situazione di cosiddetto
“razionamento in senso forte”; in particolare, le istituzioni finanziarie sembrano aver diminuito gli affidamenti soprattutto alle imprese di piccola e media dimensione,
senza particolari differenze su base territoriale. Infine, la quota di imprese che invece rifiuta le nuove condizioni maggiormente onerose (cosiddetto “razionamento in senso
debole”) risulta pressoché stabile attorno all’1,4%; in questo caso, le imprese che rifiutano il finanziamento più oneroso sono soprattutto quelle medio-grandi
e appaiono concentrate nel Nord Ovest e nel Nord Est.

Focus: L’andamento della fiducia per dimensione di impresa
Nel periodo dicembre-febbraio la fiducia delle imprese manifatturiere ha mostrato severi segni di deterioramento, con l’indicatore che si posiziona oggi su livelli inferiori di
circa otto punti rispetto a quelli dello scorso novembre. Guardando ai dati disaggregati per dimensione d’impresa, il calo è particolarmente marcato per le imprese di
piccola dimensione (con meno di 100 addetti), ma è comunque rilevante anche per le imprese medie (tra i 100 e 250 addetti) e grandi (oltre i 250 addetti).
In particolare, nelle imprese di piccole dimensioni la fiducia ha registrato una brusca diminuzione a dicembre (da 74,3 a 69,4), per poi proseguire la discesa sia a gennaio sia a
febbraio (a 68,4 e 65,4 rispettivamente). Nelle medie imprese si assiste ad un deterioramento leggermente inferiore della fiducia a dicembre (da 63,5 a 60), seguito comunque da
ulteriori cali nei due mesi successivi (la fiducia raggiunge quota 59,3 a gennaio e 56 a febbraio). Un andamento leggermente differente si registra nelle imprese più grandi:
l’indice scende infatti di ben dieci punti a dicembre, per poi calare ancora lievemente nel mese di gennaio e registrare un rimbalzo positivo nell’ultimo mese (da 57,2 a
60,6).
Guardando alle variabili che compongono il clima, il calo registrato tra dicembre e febbraio è dovuto soprattutto ad un forte pessimismo dei giudizi sugli ordini, a cui si
aggiunge di conseguenza un peggioramento marcato delle attese di produzione.

Qualche segnale meno negativo emerge dal lato delle scorte di magazzino, che pur rimanendo su valori superiori a quelli considerati normali scendono tra gennaio e febbraio rispetto ai
livelli toccati alla fine del 2008 riportandosi in termini di saldo al di sotto della propria media di lungo periodo. La tendenza al calo delle scorte, comune a tutte le dimensioni
d’impresa, è però più intensa nelle imprese medie e soprattutto in quelle di più grande dimensione.

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