…IL SALE E’ COME UNA MONETA SONANTE

1 Marzo 2019
Tutta la verità sul sale italiano migliore
LA PENISOLA ITALIANA RICCA DI SALINE ANTICHE. IL SALE FONDA POMPEI E ROMA. GLI ETRUSCHI PER PRIMI NE FANNO GRAN USO.
IL SALE E’ COME UNA MONETA SONANTE
Il sale, per millenni, è stato al pari di una moneta. Si scambiavano pecore per sacchetti di sale, carne di buoi per sale. Il sale era garanzia di sopravvivenza, di lotta alla carestia, di mezzo di fronte ai problemi alimentari creati da una guerra, era merce di scambio di alto valore anche perché non era facile trovare saline e miniere, scavare a mano, avere un prodotto sano.
Molti alimenti deperivano facilmente, come il latte e il burro, come la carne e il pesce: il sale come lo zucchero era un potente conservante. Fra la popolazione senza diritti e lavoratrice, i principali acquirenti, secoli fa, erano gli allevatori di animali, quelli che si spostavano, da nomadi, con il bestiame secondo le stagioni, i climi, le piogge, i pascoli, erano gli allevatori senza terra che governavano la transumanza e producevano formaggi. A ben guardare due luoghi italiani legano il sale marino e costiero alla transumanza di bestiame al pascolo in montagna: la Puglia e la Toscana. D’estate i greggi al pascolo sull’appennino meridionale e d’inverno lungo la costa, zona dell’antica città di Salapia per esempio sul litorale il cui nome è sufficiente per capirne l’importanza.
Lo stesso dicasi per la Costa degli Etruschi, fra i primi a conoscere il valore del sale come moneta al punto di arrivare quasi a Mediolanum per il commercio e a impostare una agricoltura e allevamenti dove era possibile reperire il sale fra la Toscana e l’Emilia, che d’inverno vedeva calare dall’appennino tosco-emiliano e dall’entroterra chiantigiano le mandrie.
Qui i pastori si rifornivano di sale e commercializzavano i formaggi “salati”. Furono gli Etruschi che nell’antica Aemilia insegnarono a conservare carne, pesce, formaggi in caverne di terra stipate e calcate dal sale a ricoprire il tutto e i primi a battezzare la “ via del sale e la via dell’olio” ancora oggi testimoniate da toponimi e da storie antiche nelle valli che scendono verso il fiume Po. Sempre sul Tirreno, a sud, anche la città di Pompei dovette la sua nascita e floridezza iniziale ai primi commercianti di sale che costruirono case e magazzini.
Pompei fu proprio fondata presso la foce del fiume Sarno, in prossimità di una grande salina “dal sale scuro” che chiamò diversi abitanti ma che nello stesso tempo, come posizione geografica, segnò la sua fine. A Pompei troneggiavano diverse statue del dio Ercole come difensore dei greggi da rapitori. Ma il sale marino fu anche aruspice, almeno in parte, della fondazione di Roma da parte di Romolo.
E’ vero sopra un colle, poi i sette colli, ma verso l’isola Tiberina che era il guado più facile e più breve del fiume Tevere, percorso terreste e fluviale che metteva in comunicazione la città con il campus Salininiensis, ovvero le saline e il porto Ostiense, allora molto vicino e che univa via della Campagna (o Campana) con la via Salaria verso i colli romani e sabini. Lo stesso Foro Boario Romano era prospicente il guado, dove avveniva anche il mercato del sale proveniente dalle paludi di Ostia, in prossimità dell’Ara Maxima costruita per il culto verso Ercole, venerato come dio protettore dei pastori, anch’esso pastore, da ladri e animali selvatici, spesso simboleggiato con due otri in mano o in spalla, quello del vino e quello del sale.
Quindi la prima potenza di Roma si può ipotizzare fosse nata grazie al commercio del sale, all’epoca importante come una moneta sonante, una specie di “zecca naturale” di conio.
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Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
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Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
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