Il pane di Altamura DOP guarda ai mercati esteri
10 Maggio 2007
Verona, 10 maggio 2007. Il pane di Altamura Dop sta cercando di crearsi un varco verso nuovi mercati, anche stranieri. Lo annuncia a Siab, il Salone internazionale dell’arte
bianca, che si conclude oggi a Veronafiere, il presidente del Consorzio del pane di Altamura Dop, Giuseppe Barile.
Il primo prodotto della panificazione a denominazione d’origine protetta, marchio ottenuto nel 2003, guarda i propri numeri e gioca la carta dell’esportazione. «Attualmente
produciamo circa mille quintali di pane di Altamura Dop al giorno, nell’area della Murgia Nord-Occidentale», dichiara Barile. «Il 10% resta sul territorio di produzione, il
resto parte per le aree limitrofe, ma anche per il Centro e il Nord Italia, Manchester in Gran Bretagna e Monaco di Baviera».
Sono una ventina i panificatori di Altamura (Bari) e la metà di questi ha un’attività di commercializzazione del pane fuori dal proprio territorio, magari mediante contratti
di fornitura con la grande distribuzione organizzata. Eppure, il Consorzio del pane di Altamura Dop (40 soci, dalle cooperative di stoccaggio dei cereali fino ai panificatori) punta anche ad
altri canali di distribuzione. «Purtroppo», commenta amaro il presidente Barile, «la Gdo attua spesso politiche discriminatorie, sotto il profilo del prezzo, nei confronti dei
fornitori e di noi panificatori, nella fattispecie».
Dal punto di vista della produzione, invece, non ci sono problemi di quantità e di qualità. «Abbiamo da tempo una certificazione di filiera», specifica Barile,
«e registriamo addirittura una super-produzione».
Per la missione sui mercati esteri, tuttavia, il Consorzio del pane di Altamura Dop sta lavorando per garantire la freschezza del prodotto consegnato. L’offerta, per ovvi motivi di
conservazione, «sarà mirata ai Paesi europei; impossibile raggiungere, come già ci era stato proposto un anno fa, l’Estremo Oriente, Cina e Giappone». E
così, allora, si stanno valutando container e mezzi di trasporto adeguati, oltre alla possibilità di confezionamento del pane in atmosfera modificata. «Non sarà
facile», conclude Barile, «ma ci stiamo lavorando. Vogliamo restare una produzione di nicchia, ma con le nostre qualità possiamo ampliare notevolmente i nostri
orizzonti».