Focus sul Bio: Rossella Bartolozzi, proprietaria e Chief financial officer di Probios

17 Giugno 2022
Focus sul Bio: Rossella Bartolozzi, proprietaria e Chief financial officer di Probios
Il catalogo Probios è molto ampio: sono 850 i prodotti che propone dei quali solo una minima parte realizzata in una manifattura di proprietà, Il Nutrimento Srl, mentre la gran parte è affidata a terzi
Newsfood.com, 17 giugno 2022
Testo di Giovanna Guzzetti
Focus sul Bio: Rossella Bartolozzi
Con l’occhio di chi non smette di pensare all’economia, parlando di biologico, specie in questa fase storica, la domanda che sorge spontanea è: nel carrello della spesa delle famiglie italiane, già falcidiato dai rincari dovuta ad un tasso di inflazione che non conoscevamo dal 1986, c’è spazio per il cibo biologico (tendenzialmente più caro) ?
Sarà un caso ma la catena francese Bio C’Bon ha chiuso tutti i suoi punti vendita in Italia, Spagna e Belgio mentre quelli nella madrepatria si sono salvati solo grazie all’intervento della catena d’oltralpe Carrefour. Tra i motivi addotti per il fallimento la necessità, per le famiglie, di ridurre i consumi non necessari (o troppo cari) e la contemporanea sempre maggior presenza di scaffali bio nei supermercati con la consueta guerra dei prezzi.
Rossella Bartolozzi, proprietaria e Chief financial officer di Probios

Ne parliamo con Rossella Bartolozzi, proprietaria e Chief financial officer di Probios, azienda acquisita – in modalità challenging – nel 1990 dopo che la stessa era stata fondata nel 1978 da una farmacista, Elvira Rigo De Righi, intenzionata a portare in Italia i prodotti della cucina tradizionale giapponese.
Dell’esistenza di Probios l’attuale proprietaria era venuta a conoscenza attraverso i contatti con Ferruccio Ledwinka, medico, pioniere della macrobiotica: dalla convinzione che il cibo sano fa bene all’umanità e al mondo allo sposare, con Fernando Favilli, la causa di Probios il passo fu breve. Anche se impegnativo.
Oggi il catalogo dell’azienda, una Spa certificata BCorp da fine 2021, è molto ampio: sono 850 i prodotti che propone dei quali solo una minima parte realizzata in una manifattura di proprietà, Il Nutrimento Srl, mentre la gran parte è affidata a terzi. Completa la fotografia aziendale Probios Deutschland: un grafico che potrebbe ampliare di dimensioni visto che i soci non escludono la crescita del loro gioiello, sia per via interna sia attraverso acquisizioni. Nessuno sbarco in Borsa all’orizzonte.
I fornitori di Probios, e non potrebbe essere diversamente, sono tutti ampiamente qualificati e, sul lato approvvigionamento di materie prime, per l’85 per cento italiani. Scelta autarchica o di orgoglio nazionale’ Rossella Bartolozzi non ha particolari esitazioni: i grani (intendendo con questo termini quelli antichi, frumento, orzo, farro) tricolore sono, secondo lei, decisamente i migliori al pari dell’olio d’oliva Evo mentre, con encomiabile onestà intellettuale, concede una patente di superiorità ai pistacchi greci e/o turchi (con buona pace di quelli di Bronte).
La sua azienda, poco più di 60 dipendenti in tutto e 26 milioni di fatturato per il 2021, si concentra, grazie anche alla ricerca condotta in house, a fare cibo sano ma anche buono.
DI recente, infatti, ha messo sul mercato la linea di Snack Dark senza zuccheri aggiunti, a base di eritritolo biologico, l’ultima frontiera dei dolcificanti, un ingrediente 100% naturale, estratto dal mais che vanta molti benefici, tra cui l’assenza di calorie e l’indice glicemico pari a zero.
Mica poco in un Paese dove, se si guarda soprattutto all’infanzia vorace di merendine, il problema dell’obesità è tutt’altro che trascurabile: da noi è sovrappeso un bambino su quattro, con pregiudizio, salvo interventi drastici e repentini, della salute per tutta la vita.
Punti di forza di Probios
Punti di forza di Probios, per qualità e mercato, i prodotti destinati a chi soffre di intolleranze oltre a Bio Champion, linea per sportivi a base di proteine vegetali.
Parlando di alimentazione bio, due domande vengono spontanee: è una moda? Il differenziale di prezzo è davvero così elevato da renderlo abbordabile solo da pochi (leggi cibo elitario)?
All’inizio – ed il riferimento temporale è agli anni 80 – 90 – si poteva parlare di “moda” ma oggi, precisa Bartolozzi, è il caso di citare il termine consapevolezza: c’è una correlazione fra il movimento del biologico e la crescente attenzione al rispetto per l’ambiente. Oggi il consumatore tipo del biologico è un single oppure una mamma con bambini piccoli (quindi particolarmente attenta ai temi della salute) in possesso almeno di un diploma di scuola media superiore.
Fin qui tutto bene (ottimo, verrebbe da dire) ma rimane il fattore prezzo. “E’ vero che il bio costa in media il 30% in più del corrispondente prodotto non bio ma non dobbiamo dimenticare che le famiglie italiane comprano troppo o, perlomeno, più del necessario e si stima che vi siano sprechi del 30%”.
Cifre importanti in termini non solo economici ma anche di impatto per il pianeta, in termini di consumo di acqua e/o di emissioni di CO2. L’avanzata del bio non significa infatti mantenere le stesse abitudini alimentari con l’aggiunta di un prefisso bensì rivedere la propria dieta e lasciare maggiore spazio ai cibi vegetali, proteine comprese, con costi inferiori a quelli della carne ed un beneficio complessivo per tutto il pianeta.
Rossella Bartolozzi a questi affianca un altro tema, spinoso e di particolare attualità. La necessità, seguente (anche) al conflitto in Ucraina, di procedere con coltivazioni più intensive. Ma, ci dice la signora del bio, il terreno non manca in Italia. Sì, alcune aziende agricole sono in difficoltà e rischiano la chiusura per gli aggravi di spesa (carburanti, fertilizzanti) ma, per rimanere in attività, devono poter produrre al loro meglio e con un ritorno economico decoroso. Chiediamo se gli agricoltori italiani, di fronte ai cambiamenti imposti dallo scenario generale, stiano mostrando il loro proverbiale “cervello fino” per adeguarsi e prendere le contromisure del caso. Bartolozzi confida molto nelle generazioni più giovani, spesso tornati alla terra dopo studi e carriere in altri settori, per rinvigorire aziende e tradizioni familiari con una sorta di viaggio nel passato…ma con ambizioni da non sottovalutare. E cita, su tutti, il nome di Giuseppe Li Rosi, presidente di Simenza, Cumpagnìa siciliana sementi contadine, nata nel 2016 per tutelare la biodiversità in Sicilia, che disegna un futuro roseo per l’agricoltura dell’isola se i 300.000 ettari di seminativi disponibili venissero destinati a grano biologico.
Focus sul Bio: Rossella Bartolozzi e Federbio
Da ultimo, non per importanza, in tema di associazionismo e di impegno istituzionale va ricordato l’impegno di Rossella Bartolozzi nell’ Ufficio di Presidenza di Federbio, entità multiprofessionale che dal 1992 tutela e promuove l’agricoltura biologica e biodinamica italiana, comparto importante del nostro settore primario che dal marzo 2022 dispone di una legge recante «Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico».
Un traguardo significativo in termini anche di quella transizione ecologica che, sulla carta, nella attribuzione dei dicasteri e nell’attività anche divulgativa del ministro Cingolani, sembra stare molto a cuore al governo Draghi.
Articolo di Giovanna Guzzetti
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