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FICO Eataly World Bologna: scelte consapevoli, dal campo alla tavola

FICO Eataly World Bologna: scelte consapevoli, dal campo alla tavola

By Giuseppe

 

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Vedi: Tutto su fico: Il fico nella storia e in cucina (parte 1a)

 

Dal campo alla tavola, dal fico a… FICO Eataly World di Bologna (parte terza)

FICO (Fabbrica Italiana COntadina): apertura ufficiale al pubblico 15 novembre 2017
“Dal campo alla tavola” è un’espressione per indicare il passaggio diretto dal produttore al consumatore; oggi la prendo a prestito per portarvi “dal fico a FICO”, ovvero da un frutto la cui etimologia, come vi ho raccontato, pare essere il verbo “fare”, fino ad una fabbrica dove, senza dubbio, qualcosa si produce.

L’idea di creare FICO (Fabbrica Italiana COntadina) è infatti proprio quella di riunire, in 80 mila metri quadrati, tutto il panorama agroalimentare italiano, iniziando dalle coltivazioni e gli allevamenti e terminando con i punti ristoro, ma senza tralasciare alcun aspetto del transito, perciò il focus è incentrato anche sulla didattica, sulla ricerca e sull’intrattenimento. Il riferimento ai contadini sta nel voler sottolineare come tutto questo trovi il suo naturale fondamento nella tradizione e nella semplicità.

Si fa oggi un gran parlare della salubrità del cibo. Le notizie che lo riguardano sono quasi sempre allarmanti. Gli attacchi di virus e batteri che lo contaminano ci fanno paura quasi quanto quelli terroristici ed alcuni di noi ne sono talmente ossessionati dal rifiutarlo o crearsene una psicosi. Invece la soluzione esiste e sta nelle giuste informazioni e nella conoscenza: se sappiamo da dove viene e da quali mani e menti esperte è stato trattato, ciò che mangiamo tornerà ad essere un piacere e una gioia, per il corpo come per lo spirito.

Tutto questo lo ha ben presente Tiziana Primori, amministratore delegato di FICO Eataly World, che ha presentato questo progetto (partito a fine 2013), coi suoi collaboratori, a Dubai, Hong Kong e New York, per ribadire il valore della cucina italiana nel mondo, già nota per la sua bontà ma ora anche per la sua sostenibilità. FICO stesso si trova sull’area dell’ex Centro Agroalimentare di Bologna, su un suolo completamente riconvertito e alimentato da impianti fotovoltaici, dove trovano spazio 7mila mq di campi (con 2000 cultivar), 4mila di allevamenti (con 200 tipi diversi di animali vivi), 9mila di vendita al dettaglio, negozi e mercato, 4mila di padiglioni per gli eventi, 40 laboratori di trasformazione (dove si assisterà alla produzione di pasta, olio, vino e tanti altri alimenti direttamente dai più noti esperti e artigiani di settore), 45 aree adibite a ristoranti e street food, 10 aule per la didattica, 6 aree multimediali… spazi in cui hanno trovato impiego più di 700 persone, per lo più giovani.

FICO è quindi destinato a portare a Bologna visitatori da tutto il mondo (se ne prevedono 6 milioni totali annui), che arriveranno dalla stazione (Trenitalia ha garantito sconti sui prezzi dei biglietti per gruppi scolastici e collegamenti Freccia e Intercity) e dall’aeroporto (dove sono già stati predisposti speciali autobus navetta pronti al trasporto diretto – lo stesso, ogni 15 minuti, anche dal centro città) e la fiera sarà aperta ogni giorno dalle 10 alle 24, con entrata e parcheggio gratuiti.

Lo scopo di questa grandissima offerta è quindi quello di diffondere le informazioni e la conoscenza ma allo stesso tempo di convincere i partecipanti a non limitarsi alla visita della fiera, ma di andare anche alla ricerca del ricco patrimonio agroalimentare italiano in tutti i suoi aspetti. Solo in questo modo, ovvero rivalorizzando il territorio e la cultura locali, e con un’azione di collaborazione globale, si può risorgere dalle crisi e riuscire a… fare, proprio come Fico/FICO insegna.

 

Giorgia Fieni
in esclusiva per Newsfood.com

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