Expo 2015: i padiglioni che sono piaciuti di più by UnPoxExPo

26 Ottobre 2015
Lunedì 26 ottobre 2015
EXPO, I PADIGLIONI CHE SONO PIACIUTI DI PIU’
Ecco una prima classifica. UnPOxExPO ha realizzato fra Expoesperti e Expottimisti un sondaggio sui migliori padiglioni, quelli che sono piaciuti di più e sono stati più in linea con il tema di Expo, non quelli più visitati!! In assoluto fra tutti vince sicuramente chi ha allestito un padiglione, piccolo o grande che sia, in cui non si mangiava appositamente o tutto non ruotava attorno al prodotto tipico.
Al primo posto assoluto, a nome di italiani e stranieri, c’è il padiglione Zero perché esalta non solo il grande patrimonio italiano ma soprattutto la ricchezza e la varietà offerta dal nostro pianeta per quanto concerne fonti e filiera di prodotti legati alla nutrizione e alimentazione creando un “ ciclo della vita” che è stato giudicato molto più significativo e culturale che l’Albero della vita, quest’ultimo citato da pochissimi.
Al secondo posto il padiglione della Corea del Sud per la interpretazione del tema Expo puntando su come la conservazione del cibo è alla base della garanzia del cibo per tutti, unita alla tecnologia.
Al terzo posto il padiglione del Vaticano per semplicità, linearità e essenzialità dei principi no spreco, no fame nel mondo.
Al quarto la Svizzera per aver portato il concetto che le risorse naturali sono limitate per cui urge lasciarne anche per chi viene dopo di noi.
Al quinto posto il Giappone perché punta sull’armonia ingegneristica che esiste fra la cultura in senso lato del Paese e la alimentazione, riprodotta in modo efficace nel ristorante del futuro visto con occhi a mandorla.
Al sesto la Germania perché la tecnologia più spinta non deve essere una soddisfazione egoistica, ma grazie ad essa ognuno di noi deve modificare il rapporto con la natura.
Al settimo il Qatar per semplicità, immediatezza, essenzialità, potenza nel progettare e realizzare con un grande rispetto per i prodotti alimentari propri e quelli importati, grande cortesia, molto contenuto, nessun odore di cibo.
All’ottavo il Kazakistan soprattutto per la presentazione concreta dell’offerta alimentare del Paese e la forte presenza degli storioni vivi, non di plastica(!).
Al nono gli Emirati Arabi che usano l’alta tecnologia degli ologrammi per risposte semplici, ma che rimangono in mente, soprattutto le immagini di Expo Dubai 2020 che sembra sia già tutto fatto e pronto.
Al decimo posto Israele che fa capire come, peccato l’eccesso di autoreferenzialità e presunzione, il deserto è coltivabile e come occorre produrre di più per soddisfare la fame nel mondo.
All’undicesimo posto, visto che il biglietto ingresso dà diritto alla visita, il padiglione Arts&Food fuori-Expo alla Triennale dove appare più che evidente la ricerca del record assoluto fra il pane e l’hamburger come domanda o come risposta alla nutrizione del pianeta?
Anche le critiche non mancano. In primis la carenza di punti di riposo, ovvero panchine e sgabelli lungo il decumano. Alla sera gli spettacoli abbondano e il chiasso, vince l’assalto allo streetfood. Non crediamo che l’Italia sia la capitale dell’hot dog o dell’hamburger per strada. Altra critica forte , soprattutto proveniente da giornalisti stranieri, sono i banchi sul decumano di prodotti made in Italy ( si soprattutto quelli DOP) in plastica, dall’uva ai formaggi, dai salumi ai pesci ( vedi foto allegata).

Forse che dei banchi veri con vigilantes e personale che curava due maialini e una vasca di pesci del mediterraneo o dei laghi avrebbe impuzzato l’area?
Giampietro Comolli
Newsfood.com