Etichettatura – Latte austriaco, cagliate baltiche, latte tedesco. E il “Made in Italy”?

22 Luglio 2009
Brennero (BZ) – “Regolare”, tutto “regolare”, ma anche tuttto assolutamente sconcertante: autobotti di latte austriaco dirette a Granarolo, cagliate baltiche con destinazione Napoli, latte
crudo tedesco che va ad Ascoli Piceno, latte nordeuropeo Uht parzialmente scremato che viaggia verso Galatina (in provincia di Lecce) già confezionato in italiano.
E poi succo d’arancia brasiliano arrivato a Rotterdam e diretto a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, pomodori olandesi sulla strada di Cerignola, prosciutti pure olandesi che
viaggiano verso Modena. Al Brennero si è visto davvero di tutto, di più.
“E’ per questi motivi che quelle dei coltivatori sono richieste sacrosante, nell’interesse comune di consumatori e produttori: il Veneto è al loro fianco e non solo a parole: bisogna che
chi compra sappia l’origine delle materie prime dei prodotti”.
Lo ha ribadito il vicepresidente della Giunta regionale Franco Manzato, che ha voluto essere anche lui personalmente al valico del Brennero con la Coldiretti dove sono stati fermati e
controllati i TIR di derrate alimentari che giungono in Italia, per trasformarsi come per magia in prodotti tricolori. Manzato, che ha fermato personalmente un TIR assieme alla Guardia di
Finanza, era affiancato dal presidente della Commissione agricoltura Valdo Ruffato e dal presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza.
“Gli italiani lo fanno meglio”, recita lo slogan scritto su qualche maglietta gialla: una frase che strappa sorrisi, ma non certo ai produttori, che stanno pagando assieme ai consumatori i veri
costi della crisi economica. Chi compra vede infatti i prezzi salire, ma nulla di quello che paga in più finisce nelle tasche di chi produce, che subisce la forza della trasformazione e
della distribuzione, le quali impongono prezzi fermi, se non in calo, mentre aumentano i costi di produzione.
E questo mentre il consumatore neppure sa se quello che acquista è prodotto davvero in Italia o solo confezionato qui o magari neppure questo. “Gli italiani lo fanno meglio”, appunto: il
vino, i formaggi, i salami, la frutta e la verdura, il grano e tante altre buone cose di qualità.
“Quello che Coldiretti vuole è assolutamente semplice: che nelle etichette dei prodotti sia indicata la provenienza della materia prima. Sembra una ovvietà, una banalità –
ha sottolineato Manzato – e invece è un obiettivo che incontra ostacoli di ogni genere a riprova degli interessi che stanno dietro il made in Italy: i prodotti stranieri che entrano nel
nostro Paese cambiano bandiera; non succede che le produzioni italiane vengano spacciate per tedesche, polacche, brasiliane.
Vogliamo che il consumatore sappia se sta comprando un prodotto veramente nostrano o un’altra cosa. Come Veneto – aggiunge il vicepresidente – abbiamo predisposto un progetto di legge statale,
unica Regione in Italia, perché venga indicata in etichetta l’origine di tutto il latte proposto al consumatore”.
L’organizzazione degli agricoltori chiede anche un maggior numero di controlli sulla qualità di ciò che viene dall’estero, che sia almeno statisticamente significativo rispetto
allo 0,8 per cento attuale. E che i risultati dei controlli siano resi pubblici. “Anche queste sono ovvietà – ribadisce Manzato – eppure tutto diventa difficile quando si toccano
interessi multinazionale. Anche se questo tocca i redditi delle nostre imprese che noi vogliamo invece salvaguardare”.