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Due pensionati su tre vivono sotto la soglia della povertà

Due pensionati su tre vivono sotto la soglia della povertà

By Redazione

L’Associazione nazionale pensionati della Cia ha aperto oggi a Fiuggi la V Assemblea elettiva. La Social Card è stata un fallimento. Aumentare le pensioni minime e avviare una politica di
reali sostegni verso gli anziani. Occorre venire incontro a milioni di famiglie che affrontano, senza un adeguato aiuto pubblico o quasi, i problemi dell’assistenza ai non autosufficienti. La
relazione del presidente Mario Pretolani. Oggi le conclusioni del presidente confederale Giuseppe Politi.
 
Due pensionati su tre in Italia vivono sotto la soglia di povertà. E sono soprattutto quelli delle zone di campagna e rurali alle prese con una profonda crisi. Le pensioni, in particolare
quelle minime, sono inadeguate all’attuale costo della vita, i servizi sociali sono sempre più carenti, mentre l’assistenza sanitaria continua a mostrare evidenti crepe, specie nei
confronti degli non autosufficienti, nella maggior parte dei casi anziani. La Social Card è stata un fallimento ed un’esperienza da non ripetere assolutamente.

Serve, invece, una politica di reali sostegni che si fondi su un nuovo moderno welfare legato al territorio e su interventi economici che consentano a chi oggi è in grave difficoltà
di condurre una vita dignitosa. E’ questo uno degli elementi emersi durante la prima giornata della V Assemblea dell’Anp-Associazione nazionale pensionati della Cia-Confederazione italiana
agricoltori aperta oggi a Fiuggi.

E’ stato il presidente dell’Anp Mario Pretolani, nella sua relazione introduttiva, a puntare l’accento sui pesanti problemi che affliggono i pensionati nel nostro Paese. Particolarmente complessa
è, tuttavia, la situazione che si registra in ambito agricolo. “La crisi dell’agricoltura, unita alla diminuzione del potere d’acquisto subito dalle pensioni, rende drammatica – ha
affermato – la condizione sociale di molti pensionati ancora attivi in agricoltura che vedono sovrapporsi le due difficoltà. L’orientamento del governo di non intervenire a sostegno del
settore ma solo di promuovere il ‘made in Italy’ e valorizzare l’agricoltura economicamente sostenibile, favorisce l’abbandono di migliaia di piccole aziende che fino ad ora hanno
rappresentato una presenza nel territorio e, quindi, una salvaguardia dell’ambiente e del territorio”.

Per questo motivo – è stato evidenziato durante l’Assemblea, presieduta dal vicepresidente della Cia Enzo Pierangioli – occorre attivare una serie di interventi concreti, ma soprattutto
una reale politica sociale di sostegno al settore. “Il nuovo welfare – ha insistito Pretolani – deve riproporre la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni
relazionali, nei suoi diritti, a partire dalla famiglia, una famiglia trasformata. Deve essere un welfare delle opportunità, un welfare territoriale, che si rivolga alla persona nella sua
integralità, capace di rafforzarne la continua autosufficienza, perché interviene in anticipo con una offerta personalizzata e differenziata, stimolando comportamenti e stili di
vita responsabili, condotte utili a se e agli altri.

Il futuro welfare nel nostro Paese deve, pertanto, saper combinare un aumento dei diritti e delle aspettative dei cittadini con una disponibilità di risorse destinata a diminuire. La
percentuale del reddito prodotto nei paesi europei, destinata alle politiche sociali, registra diverse articolazioni, ma nel complesso non è molto diversa.
In Italia la spesa complessiva per la protezione sociale, totale spesa welfare, rappresenta il 49,1 per cento del prodotto interno lordo. “Credo – ha rimarcato il presidente dell’Anp-Cia – sia
difficile pensare ad un aumento di questa quota, sapendo che è necessario per l’economia nazionale e per la sostenibilità sociale intervenire per alleggerire la pressione fiscale
specie nei redditi inferiori e sapendo che eventuali maggiori spese dovranno essere dirottate verso le politiche giovanili che sono molto carenti. Bisogna incentivare la lotta all’evasione
fiscale, far emergere il sommerso e queste risorse destinarle all’alleggerimento generalizzato delle aliquote nei redditi più bassi.

Occorre realizzare – è stato ribadito durante l’Assemblea dell’Anp-Cia, che sarà conclusa domani dal presidente confederale Giuseppe Politi – il federalismo fiscale, quale
importante strumento per avviare un percorso di riforme che porti ad un alleggerimento della macchina burocratica dello Stato. Tuttavia, i provvedimenti inseriti nella finanziaria 2010
dimostrano, invece, che non si vuole percorrere questa strada, ma moltiplicare i costi della sovrastruttura dell’apparato pubblico e disarticolare l’unità dello stato federale.

Ai pensionati occorre, comunque, un sistema sanitario efficiente e universalista. Vanno superate le ancora troppo elevate differenze tra la programmazione sanitaria in città, con
efficienti ospedali, servizi di avanguardia, e nelle aree rurali o nei piccoli comuni, dove prevale ancora una rete di servizi antiquata, se non addirittura completamente inesistente. E’
necessario organizzare una rete di servizi che trovi nel territorio la risposta a gran parte delle attività di prevenzione e cura delle patologie più comuni. Vi sono territori
vastissimi dove non esiste alcun servizio nel raggio di oltre 50 km, nonostante vi siano centri abitati con diverse migliaia di cittadini.

E’, inoltre, indispensabile attivare un servizio che venga incontro a milioni di famiglie che affrontano, senza un adeguato sostegno pubblico o quasi, i problemi dell’assistenza ai non
autosufficienti, quasi sempre anziani, e sono costrette a trovare soluzioni precarie, dispendiose, molto spesso umilianti. Occorre, insomma, una politica di indirizzo nazionale sulla non
autosufficienza, onde evitare che le diverse sensibilità regionali producano un sistema che senza coordinamenti introduca tali differenze che aumentano le divaricazioni tra le regioni
già molto alte nel campo dei servizi.

“Il 2010 – ha concluso Pretolani – è stato proclamato dall’Unione europea l’anno internazionale della lotta alla povertà e per l’inclusione sociale dei meno fortunati. La lotta alla
povertà va realizzata attraverso due percorsi. Un aumento delle pensioni minime, 600 euro al mese, ed un’azione sinergica degli organi dello Stato di contrasto attraverso una serie di
interventi. Occorre approfittare dell’anno internazionale della lotta contro la povertà per costruire una strategia nazionale tra Governo, Conferenza delle Regioni ed Associazioni dei
comuni, rendendo integrata l’azione attraverso una serie di interventi efficaci e coordinati”.

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