DRAGHI IN SALITA NONOSTANTE L’OVAZIONE DI CONSENSI…

10 Febbraio 2021
DRAGHI IN SALITA NONOSTANTE L’OVAZIONE DI CONSENSI… PERCHE’ BISOGNA RINCORRERE TUTTI…
Ultimo minuto. Effetti Draghi: tutti positivi e di appoggio totale all’estero; soliti freno a mano, no, blocchi e difesa dei buchi neri di alcuni partiti italiani. Eppure qualcuno dalla pandemia ha guadagnato parecchio. Purtroppo la società civile, le piccole imprese famigliari hanno perso molto. Contingenza e presente diverso da riforme strutturali e futuro. Qualcuno osa mettere già in bocca a Draghi il programma. Tutti i nodi di una legislatura nata male vengono al pettine: ritorniamo all’arte alta della politica illuminata e rispettosa
Giampietro Comolli
Mercoledì 10 febbraio 2021 ore 16:00
Non so come si stia sentendo Mattarella. Lo vedo molto preoccupato, pensieroso. Penso che speri in un miracolo da buon cristiano credente. Anch’io.
Ma a sentire autorevoli commentatori, e per fortuna fuori dagli schieramenti chiusi di partito, la situazione oggi è peggiorata. Parlo della formazione del governo. Mentre arrivano notizie estremamente positive dalla finanza e dalla economia nazionale, dalle borse mondiali e nazionale. Ci sono le prime bozze dei bilanci previsionali, consuntivi, qualcuno anche consolidato chiuso al 31 dicembre 2020.
Difficile avere dati certi da alcuni settori ma le grandi multinazionali del farmaco e le grandi strutture della distribuzione online e i grandi fornitori di strumenti e attrezzature sanitarie fanno registrare anche il 25-32% di utili maggiori nel 2020 rispetto al 2019. Non parliamo di banche di affari, gestori di patrimoni, finanziarie, gruppi assicurativi, società di brockeraggio e di rating, nonché anche delle banche tradizionali, soprattutto le più grandi, soprattutto quelle che dal 2012 al 2018 hanno ricevuto sostanziosi prestiti o regali pubblici.
In Italia come in Germania, a Londra come a Hong Kong, a New York come a Parigi: mediamente utili netti dal 3 al 7% in Italia, dal nord al sud Italia. Alcune società hanno incrementato il credito di lungo periodo del 7/10%, qualche banca vede scendere l’indice di rischio di diversi gradini grazie alla liquidità presente; i CET volano oltre il 10/15%; la raccolta media netta dei vari istituti finanziari è aumentata del 10/20%. Migliorati tutti gli standard di produttività ed efficienza, solo con alcune pesanti differenze per i fondi di erogazione come mutui e credito all’impresa: minori per le piccole imprese, fortemente aumentati per le grandi imprese, più al sud che al nord proporzionalmente ai vari plafond di impresa.
Un dato che dovrebbe anche aiutare a capire come eventualmente agire in termini di interventi pubblici immediati e urgenti: ci sono settori che possono – in una coesione sociale richiamata da tutti i rappresentanti del mondo sindacale e datoriale nelle ore precedenti – tranquillamente concorrere ad aiutare e sostenere anche in modo patrimoniale temporaneamente la società e ci sono altri comparti civili che sono a pezzi, come le piccole partite iva collegate al commercio, alle prestazioni professionali, oppure i giovani in cassa integrazione a poche ore con 300 euro netti al mese o massimo 700 euro con canoni di affitti intorno a 350-550 euro al mese. Impossibile starci dentro: meglio mollare tutto, tornare a casa dai genitori.
La questione occupazione giovani si aggrava ancor più e certi settori piangono. In ogni caso il bonus Renzi di 80 euro, un reddito di cittadinanza lineare, quota100 non finalizzata e non usufruita, il buco nero dei “navigator” oggi loro stessi per primi disoccupati e senza reddito. Non si può governare un grande paese con tali disastri, incompetenze.
I recenti commenti di Cacciari e De Bortoli sulla situazione locale sono illuminanti: certo occorre avere fiducia fino all’ultimo minuti nel tentativo Draghi, ma nessuno può permettersi di tirare la giacca al professor Draghi, fargli dire cose riportate da terzi, già immaginare il programma, far dipendere i tempi strettissimi (ha detto Mattarella) del Governo da capricci, litigi fra clan, paure condizionate, paure reali, rivincite, veti, attacchi personali.
Certo è che un 40% di NO sulla piattaforma Rousseau sarebbe stato uno smacco totale per le scelte grilline di Di Maio, Crimi, Bonafede, Pattuanelli, ma porrebbe anche il PD in un situazione di angolo del ring a prendere cazzotti avendo scelto una alleanza stretta, con Leu nascosta dietro l’angolo in attesa di un posto al solo per consolidare una posizione sul mercato elettorale.
A fine colloqui di ieri tutti d’accordo: qualche solita scaramuccia inutile per ritrovare una propria verginità ad usum di suocera per nuora a scapito della condanna di altri indicati come figure pronte a tutto pur di saltare sul carro. Addirittura Ursula è scesa in campo con un sostegno secco, diretto, chiaro, cosa mai fatta per nessun altro leader europeo nei confronti di Draghi.
Mentre i nostri grandi politici nazionali ogni giorno si inventano una scusa e cambiano parere anche in modo molto evidente pur di salvare i voti elettorali. La figura del ritiro della consultazione online dei grillini è sintomo e simbolo del perché ci ritroviamo in questa situazione: Salvini furbescamente coglie l’attimo e non fa più l’errore del Papete, anzi chiama a raccolta i 30 onorevoli a Bruxelles per un voto pro Europa evidente durante le consultazioni del presidente incaricato.
Le continue accuse e attacchi personali non giovano: sicuramente certi personaggi (ma anche adepti vicini) non dovranno mai entrare nella squadra di governo, sarebbero disfattisti.
I casi della politica: una Meloni e un Bersani fuori dal governissimo possono solo veder aumentati i voti nelle prossime e ravvicinate elezioni; Renzi non può seguirli perché oramai ha l’etichetta del deus ex machina da tempo di questa soluzione e primo con Berlusconi a sostenere assolutamente un governo Draghi per le riforme e recovery fund e dare sostegno può solo guadagnare consenso.
Salvini stesso rientrando in pista a tutti gli effetti con il numero di parlamentari a disposizione, con i sondaggi nel paese, con 15 regioni dalla parte del centro destra, gli approcci a Bruxelles e assecondate le “colombe” leghiste votate dalla imprenditoria diffusa del nord Italia può solo aumentare i voti alle prossime elezioni.
Chi è fortemente in crisi di identità è il Pd, con Zingaretti, Orlando e qualche ministro che non verrà riconfermato da una parte e con gli ex renziani o semitali dall’altra. In crisi perché senza una linea politica certa sui cardini principali e soprattutto pieno di paure al punto di essere attaccati al governo non sta in piedi la scusa di essere il solo baluardo della governabilità democratica europeista. Ma sono cambiate molte cose negli ultimi 6 mesi, da quando Renzi ha messo nero su bianco. Eppoi ecco il gruppo dei grillini con due anime: quelli governisti a tutti i costi, quelli purissimi a tutti i costi.
Oggi le carte sono scoperte: altri principi politici, programmi non sono pervenuti a parte una sfilza di provvedimenti legislativi che guardano più all’oggi e allo ieri che al dopodomani, a cominciare dalle autoprovvigioni personali di posti sicuri, di prebende, mancette, niet. Da un punto di vista teorico un paese governato da una democrazia popolare pura, dove il referendum o la consultazione diretta su ogni tema è una utopia meravigliosa, bisogna pensare che essere al governo non è come essere all’opposizione. Non si può neanche continuare a insultare e a tirare la corda a piacere, cambiare politica a seconda dell’aria che tira.
Prima erano i centri dell’impiego, poi il reddito, ora il ministro superverde… tutte cose importanti ma il pragmatismo reale oggi è d’obbligo, prioritario, urgente. I soldi sono sempre gli stessi: 110 mld/euro già spesi con Dpcm del 2020 e un bilancio 2021; sono 210/265 mld/euro quelli che arriveranno da luglio prossimo con recovery ed altro; i 37 mld del Mes possono, ora, alla finestra in attesa.
I fondi del recovery e basta, quelli in parte a fondo perduto e per 2/3 in prestito da restituire, pari a 210 mld/euro sono vincolati a riforme: non dimentichiamolo, non si moltiplicano da soli, non sono infiniti e neanche l’eccezionale prof Draghi non è in grado di fare i miracoli… soprattutto con una platea di politicanti così poco attenta.
Pertanto, tanto da ricordare, non tutti i 110 mld/euro già lanciati dal Conte Bis rientreranno dentro il next gereration plan, quindi quelli resteranno a carico del debito pubblico italiano. Con questo andazzo, grazie a queste politiche dissennate e stupide, rischiamo grazie a incompetenti di vedere (… si fa per dire!) la casa lasciata a figli e nipoti che verrà requisita dallo Stato per pagare i debiti pubblici collettivi…con magari molti italiani che mai nella loro vita hanno usufruito neanche di un piccolo condono sulla multa di un parcheggio d’auto! Non credo sia giusto
Diciamo però che già grazie solo all’incarico a Draghi, il traumaturgico spread ha calato molto le braghe e i soldi del Mes sono diventati in due settimane più costosi in termini di interessi passivi che non i Bot statali a 10-20 anni. Quindi uno scenario, quello economico finanziario come è logico, estremamente in divenire in base alle scelte e i passi politici. Oggi non esiste un pericolo maggiore di un altro: certo la fibrillazione pentastellata non è una garanzia se non si trova il modo di fermarla, il volo in avanti di Salvini potrebbe essere opportunistico e basta anche se le dichiarazioni del rispetto delle leggi europee sulla migrazione oggi sembrano sufficienti; neppure le pesanti divisioni interne e la posizione strana di retroguardia del Pd fanno sorgere grossi dubbi sulla volontà di appoggiare riforme sostanziali … proclamate e sbandierate da tutti negli ultimi 20 anni da Berlusconi a Renzi… contro la burocrazia statale (NB: i sindacati oggi hanno frenato se vuol dire spolpare la platea di dipendenti pubblici).
Gli unici forse liberi da ogni scheletro e da ogni recondito fine appaiono, non ne sono entusiasta, Berlusconi e Renzi, cioè i due rappresentanti minori dei due poli, con voglia di stare insieme, di svincolarsi e creare insieme (NB: più altri transfughi in parlamento e in arrivo sulla scena) alle prossime elezioni un “centro democratico liberale, progressista, innovativo un po’ laico e un po’ cristiano”……! Alla prossima puntata.
Giampietro Comolli