Dieta: più pesce mangiato, minore vulnerabilità all’Alzheimer

1 Dicembre 2011
Il fatto che la dieta influenzi la salute è accettato quasi all’unanimità.
Allora, il cibo può dire la sua anche per il cervello, proteggendolo (o diminuendo gli effetti) di malattie come l’Alzheimer od il decadimento cognitivo lieve (MCI).
E’ quanto prova a dimostrare una ricerca dell’Università di Pittsburgh (sezioni Medical Center e Università di Pittsburgh), diretta dal dottor Cyrus Raji e presentata alla
riunione annuale della Radiological Society of North America.
Lo studio è iniziato con la selezione di 260 volontari, tutti inseriti nel Cardiovascular Health Study e tutti monitorati tramite il questionario del National Cancer Institute USA. Come
prevedibile, la maggior parte delle domande riguardava modi, quantità e tempi del consumo di pesce.
Tutti i 260 sono stati poi sottoposti a risonanza magnetica tridimensionale. L’equipe di Pittsburgh ha utilizzato la morfometria Voxel, tecnica che crea una mappa del cervello, permettendo di
quantificare il volume della materia grigia (più è grande, più il cervello è sano).
I dati così ottenuti hanno definito la relazione tra dieta con pesce-stato del cervello. Poi, si è valutato quanto su questo influisse la presenza di Alzheimer o MCI.
I valori sono stati depurati, per evitare distorsioni legati a età, sesso, istruzione, obesità, attività fisica, razza. In più, i ricercatori hanno dato attenzione
alla presenza di ApoE4 (apolipoproteina E4), gene in grado di far alzare il rischio d’Alzheimer.
Alla fine, il risultato “depurato” ha evidenziato come il consumo di pesce aumentava il volume cerebrale e rendeva l’organo meno soggetto a malattia e decadimento.
In dettaglio, più il pesce faceva crescere il volume di ippocampo e corteccia frontale, minore era il rischio di Alzheimer o MCI.
Il dottor Raji non ha esitazioni: “I risultati hanno mostrato che le persone che consumavano pesce al forno o alla griglia, almeno una volta alla settimana, avevano una migliore conservazione
del volume della materia grigia nella risonanza magnetica, soprattutto in aree cerebrali a rischio malattia di Alzheimer”.
Per essere valido, il pesce deve essere preparato al forno o alla griglia: così cucinato, “Sostiene molto i neuroni nella materia grigia del cervello rendendoli più grandi e
più sani”. Il discorso non è infatti valido per il pesce fritto, che si è dimostrato incapace di sviluppare il cervello o ridurre i rischi.
La situazione non è per nulla statica. Infatti, Raji fa notare come “Abbiamo trovato elevati livelli di memoria nelle persone che hanno mangiato pesce al forno o alla griglia su base
settimanale, anche tenendo conto di altri fattori come l’istruzione, età, sesso e attività fisica”.
Concludendo mangiare pesce è “Una semplice scelta” che però ” aumenta la resistenza del cervello al morbo di Alzheimer e ne riduce il rischio
FONTE: Katie Mosse,”New Support for Fish in the Fight Against Alzheimer’s”, ABC News, 30/11/011
Matteo Clerici
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