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Bloccare subito le vendite all'asta delle aziende sarde

By Redazione

Roma 27 Settembre 2007 – Una delegazione di contadini sardi organizzati nel Comitato di lotta degli esecutati ha incontrato ieri mattina presso il Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali il sottosegretario Stefano Boco.

La voce del dramma di oltre cinquemila aziende agricole sarde, la disperazione di tante famiglie che corrono il rischio di perdere la terra su cui hanno investito la loro vita, è
entrata, ieri nelle stanze del governo.

“La Sardegna sta perdendo il suo patrimonio secolare di lavoro agricolo, gli uomini e le donne delle migliaia di aziende agricole sarde con la vendita all’asta sono umiliati, ad una intera
generazione di pastori e agricoltori è negato il futuro” così Riccardo Piras, a nome del comitato, ha illustrato la situazione, aggiungendo: “Gli errori e le colpe del sistema di
governo regionale, del sistema bancario, della mancata programmazione, oggi sono pagati solo dai più deboli: a circa diecimila famiglie di agricoltori viene negato il futuro e il
reddito, a decine di migliaia di braccianti il lavoro, i cittadini sardi pagano i costi ambientali e sociali dell’abbandono delle loro campagne mentre il costo della loro spesa alimentare
è, ormai, fuori controllo”.

Giorgio Matta, del Soccorso Contadino Sardo (struttura operativa di Altragricoltura), ha illustrato le proposte: “Bloccare immediatamente tutte le vendite all’asta e tutti gli atti esecutivi,
accertare la reale natura dell’indebitamento delle aziende verificando quanto sia il dovuto e quanto, in realtà, sia artificiosamente e colpevolmente gonfiato nella determinazione delle
somme dovute al sistema creditizio, aprire un tavolo di trattativa con le banche e con l’Unione Europea con l’obiettivo di realizzare misure straordinarie per risolvere la drammatica
situazione”.

Il Sottosegretario Stefano Boco ha espresso la sua forte preoccupazione per quella che appare come “la più grave crisi dell’agricoltura italiana dopo quella della Parmalat” ed ha
convenuto sulla necessità di trovare un tavolo di lavoro dove individuare misure urgenti e pianificare soluzioni efficaci ed ha manifestato l’impegno personale per sollecitare un
percorso su cui i diversi soggetti che hanno responsabilità nella vicenda possano concertare le azioni e per chiamare il governo nazionale a fare la sua parte.

Al termine dell’incontro (in cui era presente l’esecutivo nazionale di Altragricoltura con il suo Presidente Tano Malannino ed il Presidente del Soccorso Contadino, Maurizio Mazzariol, a
sottolineare il particolare impegno del movimento a sostegno della vertenza sei contadini e dei pastori sardi) Gianni Fabbris, coordinatore nazionale di Altragricoltura ha dichiarato: “Non
abbiamo più tempo per tattiche e rinvii. Occorre una soluzione che tuteli chi lavora la terra in Sardegna e tutti i cittadini sardi. Ognuno deve assumere le sue responsabilità, a
cominciare dalla Regione Sardegna per cui, per la gestione dei decenni scorsi si è determinata una situazione abnorme e gravissima: quindici anni fa, mentre esplodeva la crisi per una
legge regionale dichiarata illegale dalla Commissione Europea, le banche sarde pretendevano crediti nei confronti delle aziende agricole pari al 92% dell’intera produzione agricola regionale di
una anno (mentre nel resto dell’Italia era il 17%). Oggi le stesse banche pretendono circa 700 milioni di Euro dai contadini sardi. Se non è fallimento del sistema di governo questo come
vogliamo chiamarlo? Qualcuno si illude davvero che i contadini possano sopportare inermi questa situazione?”.

Al termine dell’incontro il comitato si è aggiornato in Sardegna per preparare le mobilitazioni e le azioni.
“Ci aspettiamo che la Regione Sardegna faccia fino in fondo la sua parte e si renda disponibile a lavorare con il governo nazionale per trovare misure urgenti. Questa giunta regionale deve
avere il coraggio di rompere con la gestione di chi lo ha preceduto con un unico obiettivo: rimettere al centro la tutela di chi lavora, delle famiglie sarde e di tutti i cittadini” ha concluso
Riccardo Piras.

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