Bio italiano, missione in Russia
6 Settembre 2012
La Russia presenta un notevole sviluppo economico unito alla mancanza di un mercato proprio per l’agroalimentare biologico, due condizioni che la rendono terreno di caccia ideale per i
produttori italiani.
Prova di ciò, la presenza di 15 compratori del Paese degli Zar, riuniti a Sana, fiera di Bologna leader in Europa per l’alimentazione biologica certificata. Tra i suoi locali, grande
interesse per un seminario di settore, con la partecipazione di aziende russe e di colleghi italiani. Le prime hanno potuto conoscere il meglio nostrano, le seconde approfondire tecniche e
requisiti per il mercato di Russia, tra cui spicca la certificazione GOST, necessaria per l’export nella Federazione russa.
Comunque sia, i punti fermi sono stati fissati: a fronte di una crescita mondiale del biologico (+20% nel 2011) la Russa è ancora indietro, con un settore di soli 60 milioni di euro.
Ma la situazione sta cambiando: a spiegarlo, Andrey Khodus, direttore dell’associazione di agricoltura biodinamica Agrosophia, e Vladimir Toporkov, fondatore della startup “Vse Svoe”, dedicata
al cibo biologico. Secondo i due, il benessere e la crescita economica rendono sempre più russi sensibili a tematiche come la lotta agli OGM, l’assenza di inquinamento, il ritorno a
prodotti genuini e naturali.
Infatti, “Solo fino a cinque anni fa, se si diceva biologico la gente ti guardava male e pensava a qualcosa di esotico; ora nei supermercati invece già si possono trovare alcuni prodotti
con la scritta Organico e Bio, garanzia di assenza di pesticidi, OGM, ormoni della crescita, stabilizzanti, conservativi e altri additivi artificiali”.
La diffidenza, dovuta alla novità ed al costo più elevato, è così sconfessata da sondaggi, secondo cui il 52% è pronta a pagare di più ma avere
biologico. Nel prossimo futuro, la Russia si doterà di un forte nucleo di produttori bio: per il momento, è dipendente dall’estero, Italia in primis.
Matteo Clerici