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Asia: un continente di consumatori affamati del vero Made in italy

Asia: un continente di consumatori affamati del vero Made in italy

By Redazione

Parma, 23 novembre 2012,
Nel 2013, anno dispari, CIBUS, la Fiera biennale di Parma, starà ferma un giro in attesa del 2014 (dal 5 all’8 maggio) dove si prevedono grandi sorprese, sia perchè saremo alla
vigilia di Expo 2015 e sia per contrastare Milano che sta avanzando a tappe forzate.

Nel prossimo anno, in verità Fiere di Parma ospiterà la prima Fiera Mondiale della Pizza, una scommessa che sulla carta è vincente ma le variabili sono veramente tante: le
elezioni 2013, il proliferare di eventi enogastronomici che frammentano sempre di più le adesioni delle aziende, i costi sempre in crescita e la situazione socioeconomica non sono certo
dei buoni catalizzatori.

Lo Stato Maggiore di Fiere Parma quindi non sta perdendo tempo anzi, la partnership con Colonia le ha fornito nuove armi strategiche e nuove opportunità, in particolare per affrontare i
mercati esteri con il Made in Italy, risorsa che solo noi Italiani possiamo avere.

Ci si chiede come sia possibile che l’economia Italiana sia in crisi con una domanda così pressante di Made in Italy. Solo la Cina e l’India hanno più di due milioni di ricchi
milionari, senza contare la miriade di paesi intorno.

Esportiamo prodotti che nessuno ci può (dovrebbe) copiare ma non siamo capaci di formare una Grande Armata.

Ogni Regione, Consorzio, Provincia o singola azienda …parte con la propria caravella, con una piccola bandierina tricolore ed un suo grande vessillo campanilista.
Con tutti i marchi, marchietti, marchiettini, bollini di garanzia, timbri di Qualità, etichette multicolori e multi funzione che i nostri prodotti ostentano …il consumatore straniero
non capisce nulla (ed anche noi consumatori Italiani spesso restiamo disorientati).

Forse questa confusione è causata da una disorganizzazione o forse è voluta per poter pescare impunemente nell’acqua torbida… ma non sta a noi giudicare.

CIBUS cerca di fare gli interessi delle aziende agroalimentari italiane cercando sbocchi, nuovi mercati e nuove opportunità.
Un tempo non tanto lontano, compito della Fiera era solo ed esclusivamente quello di riunire un certo numero di espositori che potevano presentarsi ai visitatori anelanti di
novità.

Internet, Google ed il social network hanno rivoluzinato tutto. La Fiera oggi vende lo spazio ma più che altro deve vendere un servizio e opportunità di business, anche oltre i
propri confini.

Il Convegno di oggi e l’alta affluenza di operatori interessati, ha dimostrato quanto sia importante dare risposte all’impresa italiana che vuole e deve affrontare i mercati esteri.
Giseppe Danielli
Direttore Newsfood.com

Data: 23 novembre 2012 15.00.26 GMT+01.00
Oggetto: CIBUS: IL SUD EST ASIATICO APRE ALL’ITALIA
Comunicato Stampa
 
LE POTENZIALITA’ PER IL FOOD ITALIANO NEL SUD EST ASIATICO
(Parma, 23 novembre 2012) – I nuovi mercati esteri che si apriranno all’esportazione di prodotti italiani sono quelli del Sud Est asiatico. La loro crescita economica, infatti, è
significativa e costante da diversi anni, e fanno di questa regione una delle aree del mondo maggiormente attrattive e ad alto potenziale di progressione nell’attuale contesto di mercato globale.
E la richiesta di prodotti alimentari italiani dal Sud Est asiatico è già una realtà che lascia prevedere una crescita importante dell’export delle nostre aziende.
 Di scambi commerciali e strategie per l’espansione dell’esportazione di food made in Italy si è parlato oggi al”Cibus Export Seminar – Focus Asean & Sud Est asiatico” 
presso Fiere di Parma, cui hanno partecipato rappresentanti istituzionali, aziende alimentari e 13 buyer della distribuzione provenienti dal Sud Est Asiatico che nel pomeriggio hanno discusso nel
corso di incontri B2B con le aziende italiane la possibilità di accordi commerciali.
Nei primi sette mesi del 2012 l’export alimentare italiano nel Sud Est asiatico ha raggiunto i 200 milioni di euro, con un aumento del 15,5% sullo stesso periodo del 2011. Se prendiamo in esame i
soli Paesi dell’Asean (una sorta di mercato comune dell’area, vedi elenco più avanti) la crescita è ancora maggiore, toccando il 30%. Per avere un termine di paragone immediato,
l’export italiano verso l’Asean è quasi equivalente a quello verso la Cina: 120 milioni di euro milioni dall’Asean e 142 milioni dalla Cina.
 
Le prospettive di un forte aumento dell’export del food made in Italy sono confortate dalle previsioni di crescita economica elaborate dall’Ocse quest’anno: nel prossimo quinquennio il Laos
avrà una crescita media annua del 7,4%, l’Indonesia del 6,4%, il Vietnam del 5,6%, le Filippine del 5,5%, la Tailandia del 5,1%, la Malesia del 5,1%, Singapore del 3,1%, Brunei del 2,4%.
Perfino Paesi che hanno superato da poco situazioni di criticità, come la Cambogia e la Birmania (Myanmar) sono previsti crescere rispettivamente del 6,9% e del 6,3%.
 
Su queste prospettive sono intervenuti nel corso dell’incontro: Roberto Lovato, dirigente Area agroalimentare dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle
imprese italiane; Carlo Marina, Dipartimento Internazionalizzazione Ministero Sviluppo Economico; Daniele Rossi, direttore generale Federalimentare; Annibale Pancrazio, vice presidente
Internazionalizzazione Federalimentare; Thomas Rosolia, amministratore delegato Koelnmesse Italia; Ruben Sacerdoti, responsabile Servizio SPRINT Regione Emilia Romagna; Pim-Orn Panapruksachart,
Central Food Retail, Tailandia; Adrian Lanter, The Mall Group, Tailandia; Franco Boni, presidente Fiere di Parma; Antonio Cellie, amministratore delegato Fiere di Parma.
 
 
Ma che tipo di prodotti alimentari italiani possono interessare i mercati del Sud Est Asiatico? “I prodotti che già acquistano – ha spiegato Roberto Lovato, dirigente Area agroalimentare
dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – sono generalmente pasta, olio d’oliva, conserve di pomodoro, vino, formaggi, conserve vegetali,
ma anche cioccolato e caffè perché i consumatori di fascia medio-alta iniziano a scoprire e ad apprezzare i nostri prodotti più tipici”.
 
Una conferma in questo senso è giunta dai 13 buyer del Sud Est asiatico presenti a Parma, che hanno visitato gli impianti di diverse aziende alimentari sul territorio ed hanno partecipato
agli incontri odierni B2B: “Sugli scaffali dei supermercati della mia catena distributiva – ha riferito Adrian Lanter di The Mall Group di Bangkok, Tailandia – si vendono bene prodotti italiani
come pasta, olio, aceto balsamico e condimenti vari. I tailandesi in genere iniziano a conoscere i prodotti italiani nei ristoranti italiani e poi vengono a cercarli al supermercato. Man mano che
la conoscenza della vasta gamma del food made in Italy aumenta, crescono le possibilità di vendere anche altri prodotti. L’interesse è alto e le prospettive sono ottime”.
 
Mercati non facili quelli del Sud Est asiatico, perché gli ostacoli non sono pochi: barriere doganali, usanze religiose, scarsa conoscenza della ricchezza e qualità della produzione
alimentare italiana. I salumi, per esempio, hanno poco successo in questi mercati, per motivi religiosi e di gusto (con l’eccezione dei prosciutti di qualità). La tradizione alimentare
è importante perché mediamente un consumatore asiatico digerisce a fatica la caseina contenuta nei formaggi freschi (preferisce quelli stagionati come il parmigiano reggiano e il
grana padano) o i tannini del vino rosso. Curiosamente, il suo interesse passa per la rinomata dieta mediterranea italiana e per prodotti di griffe importanti e conosciute nel mondo intero. Serve
dunque una sempre maggiore promozione dei nostri prodotti alimentari, sempre abbinata all’informazione (sulla loro storia, sul territorio di provenienza, sui metodi produttivi, sulle
qualità intrinseche, e sui valori nutrizionali). La pizza, per esempio, in molti di questi Paesi viene vissuta come un prodotto americano, vista la diffusa distribuzione delle pizze
surgelate made in Usa. Si potrebbe promuovere la migliore qualità delle pizze surgelate italiane (che hanno iniziato a farsi conoscere in India ed altrove, illustrando anche le tecnologie
che consentono di fare un buon prodotto, nonché la storia tutta italiana della pizza.
 
“Posso anticipare che importanti e diverse azioni promozionali pubbliche  saranno realizzate l’anno prossimo – ha riferito Carlo Marina, Dipartimento Internazionalizzazione Ministero
Sviluppo Economico –  finanziate con fondi straordinari ( i Progetti “Made in Italy”).Tali interventi si concentreranno nel promuovere l’immagine dell‘ italian style nei Paesi ASEAN
(che nel 2015 dovrebbero realizzare pienamente la comunità economica unica) con una dotazione economica accresciuta rispetto al passato, e saranno destinati nell’anno prossimo a Paesi
ASEAN quali Indonesia, Thailandia, Vietnam, Filippine e Myanmar”.
 
Molto attiva anche l’Agenzia ICE per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che ha programmato diversi interventi nella regione: dalla appena conclusasi
Collettiva Food & Hospitality China tenutasi la scorsa settimana a Shangai alla prossima di Hofex 2013 che si terrà ad Hong Kong nel maggio prossimo, con un contorno di altre 11
iniziative non meno importanti che si svolgeranno nella medesima area geografica.
 
A fianco ed in sinergia con Ministero e Agenzia ICE si muovono Federalimentare e Fiere di Parma.
 
” Il nostro export alimentare in quest’area è in costante crescita – ha precisato Annibale Pancrazio, vice presidente di Federalimentare –  e nei primi sette mesi del 2012  ha
sfiorato la quota di 205 milioni di euro, con un aumento del +15.5% sullo stesso periodo del 2011. In particolare, la Thailandia è uno dei paesi più promettenti: nei primi sette
mesi del 2012 l’export su questo mercato ha raggiunto la quota di 31,6 milioni di euro, con una crescita del +31,1%, mentre nel 2011 l’export alimentare italiano sul mercato thailandese ha
raggiunto la quota di 46,3 milioni, con un  aumento del +26,2% sull’anno precedente. Per questo insieme a Fiere di Parma favoriamo la partecipazione a Thaifex 2013, dove le nostre aziende
potranno misurarsi con le potenzialità di un mercato ancora in parte inesplorato”.
 
 
“Anche nel primo semestre 2012 i tassi di sviluppo dell’Industria Alimentare nell’area ASEAN si confermano tripli rispetto a quelli già eccellenti del settore (+ 30% rispetto al + 8%
worldwide) – ha dichiarato Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma – ciò conferma l’intuizione di Federalimentare, Fiere di Parma e Koln Messe di  puntare su questi
mercati co-organizzando a maggio 2013 la più importante fiera dell’area: il Thaifex di Bangkok. Solo grazie ad una collaborazione sempre più stretta con gli espositori di Cibus
possiamo oggi ospitare a Parma i principali retailers e importatori di un mercato strategico in un’ottica che vede le Fiere come culmine di una relazione continuativa e di lungo periodo tra le
aziende e i loro mercati obiettivo”.
 
 
Particolarmente attiva sul fronte promozionale è la Regione Emilia-Romagna, la sola ad aver istituito un Comitato Export e Internazionalizzazione: “Abbiamo sviluppato un nuovo programma
promozionale triennale -ha spiegato Ruben Sacerdoti, responsabile Servizio SPRINT Regione Emilia Romagna – nel periodo 2013-2015, denominato BRICST PLUS che toccherà, oltre i Paesi Brics
anche Turchia, Vietnam, Indonesia e Messico. Ci stiamo coordinando con la Cabina di Regia delle Regioni Italiane per missioni internazionali di accompagnamento delle nostre imprese, come quella
prevista in Indonesia nel marzo del 2013”.
 
 
 
COS’È L’ASEAN
ASEAN, acronimo di Association of South-East Asian Nations, è un’organizzazione politica, economica e culturale di nazioni situate nel Sud-est asiatico fondata nel 1967. Ne fanno
parte:  Indonesia, Malesia,Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar,  Cambogia.
 
 
 Redazione newsfood.com

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