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VINO ITALIANO? IN PRIMIS LE BOLLICINE – Focus su 1° semestre 2019

VINO ITALIANO? IN PRIMIS LE BOLLICINE – Focus su 1° semestre 2019

By Giuseppe

Come sta il vino italiano?

Ovse-Ceves ci fornisce una fotografia dello stato di salute del comparto enoico italiano.

Un caro amico, amante del bello e dei piaceri della vita, ha un suo chiodo fisso:

belle donne e buon vino sempre con le bollicine…

 

Le bollicine tricolori, sia quelle frizzanti che spumeggianti,  crescono già nel primo semestre 2019 con un +2% sul mercato interno e un +6% nell’export.

VINO ITALIANO E VINI SPUMANTI. SONDAGGIO TRADIZIONALE DI OVSE-CEVES SUI PRIMI 6 MESI DEL 2019.  IL VINO FERMO E’ ANCORA AL PALO IN ITALIA E ALL’ESTERO. OCCORRE UNA PROMOZIONE INNOVATIVA GLOBALE UNITARIA UNICA: BASTA PICCOLI EVENTI E TANTI MARCHIETTI DI EVENTI……
PRIME ANALISI DI OVSE-CEVES,  DAL 1991 IL PIU’ ANTICO OSSERVATORIO ECONOMICO DEL VINO ITALIANO. L’ITALIA DEL VINO E’ FONDAMENTALE PER L’ATTRAZIONE TURISTICA. IL TURISTA DEVE TROVARE FACILMENTE IL VINO ITALIANO IN TUTTI I LOCALI E LUOGHI.   
 
<Primo semestre 2019 all’insegna ancora di consumi nazionali in leggera frenata, fatto eccezione per le bollicine. Molto stazionari e poco mossi i consumi di vini in generale negli altri Paesi. Bene l’export dei vini top e denominazioni note, in calo l’esportazione di vini di primo prezzo e medium. Il consumo italiano scenderà sotto i 30 litri/procapite, con un aumento del fatturato totale.  La ricerca Ovse-Ceves (ndr, www.ovse.org Centro Studi Ricerche Vini-Effervescenti-Spumanti fondato nel 1991 all’Università Cattolica di Piacenza da Fregoni, Comolli, Niederbaker) conferma l’appeal dei vini spumanti, tutti e di tutte le tipologie, nei ristoranti, alberghi, bar e in tanti paesi, ma con alcuni forti distinguo.
Segnali da tenere sotto controllo, diverse performance dei vini italiani per tipologia, alternante gradimento all’estero per alcuni vini. Tipologie di vini, momenti e luoghi di consumo, nuove propensioni al consumo, diversi vini per diversi consumatori, forte stagionalità, prezzi in crescita, più prossimale il rapporto logistico produzione-consumo, concentrazione dei consumi… queste le principali voci che incidono sulla variabilità dei consumi in Italia e all’ estero>,
sottolinea Giampietro Comolli, fondatore di Ovse, info@ovse.org .
Ovse segnala anche che nel breve periodo il consumo globale di vino scenderà del 1,6-1,9%, crescerà del 10/13% il consumo di vini bio (e similari), le bollicine saranno l’unica tipologia in crescita seppur a una cifra e non a due, i vini rosati pian piano cresceranno soprattutto nell’esportazione.  Sempre più concentrate le vendite/consumo in Gda e nell off-premise in Italia, ma anche in Usa e in Germania.
I vini bio-natur-dinamici-ecc…crescono, come produzione e consumo, in modo continuo ed evidente soprattutto, nell’ ordine, Germania, Giappone,Usa e Uk con la Francia prima per autoproduzione e autoconsumo (99%).
In linea generale il consumo del vini nei primi 6 mesi del 2019 dipende dal livello e dalla forza di penetrazione (immagine, diffusione, prezzo), dai nomi varietali del vino (per il 72%dei consumatori globali di Prosecco spumante è ancora il nome del vitigno), dalle differenze toccate con mano e sostanziali fra i vini top e medium.
La distanza fra vini top e vini medium-low è in crescita. Ma è in forte crescita la qualità organolettica e sensoriale di alcuni vini di primo livello soprattutto da Sicilia, Puglia e Toscana.      
Le bolle tricolori, sia quelle frizzanti che spumeggianti,  crescono già nel primo semestre 2019 con un +2% sul mercato interno e un +6% nell’export. Quello che emerge è che c’è una alta diversificazione rispetto ai brand più noti, una forte valorizzazione delle etichette regionali e provinciali, una maggiore propensione al consumo nell’horeca e grande mescita nei fuori-bar.
E’ in crescita, in Italia, la consapevolezza che un Franciacorta è metodo tradizionale e Prosecco è metodo italiano. Per il consumatore generale (a parte quelli edonistici e narcisistici, nb) non esiste più lo spumante di serie A e di serie B. Lo stesso consumatore, anche abituale, consuma uno Spritz o un Franciacorta a piacere.  
Esiste sempre un 5-6% del totale dei consumatori che resta convinto che lo Champagne sia di serie A e il Prosecco di serie B.  In questo contesto di consumo nazionale, ma anche estero, sempre più aperto e allargato,  l’off-premise (più o meno giusto, igienico, corretto, salutare) ha contribuito al rilancio del consumo di “bolle” in horeca, soprattutto facendo modificare e differenziare i consumi, quindi i numeri del consumo, nei bar diurni o nei bar serali o in altri locali “ di spettacolo” che ha spinto o fatto diventare di moda… bere per strada!
Secondo l’indagine tradizionale di Ovse-Ceves, la diversificazione – sia come atti di consumo diretto che come atti di acquisto in enoteca o come mescita pubblica – è forte soprattutto fra i marchi e le denominazioni locali-prossimali. L’aumento notevole di nuove etichette di bolle (soprattutto metodo tradizionale) di nuova creazione e anche vitigni-uve innovativi sta contribuendo a far crescere ancora il consumo di bollicine: a scapito del Prosecco Doc? Questa è la domanda che si svelerà solo a fine anno.
Per le bollicine ( frizzanti e spumanti) in crescita anche per il settore catering (molto vicino alla strategia Gda piccola e grande) è meno sensibile e suscettibile da mode o da scelte: il prezzo è il primo punto nella lista dei preventivi per i clienti. Da qui che ogni ristorante, e ogni enoteca o albergo (un po’ meno), va alla ricerca di bolle anche sconosciute, magari scoprendo qualche “chicca” notevole.
In questo il magazine Bubble’s Italia nel 2018 ha selezionato circa 100 etichette “eccezionali” fra quelle meno note, meno diffuse, più aziendali. Ottimi il Lambrusco di Sorbara metodo tradizionale, il Negroamaro metodo italiano e tradizionale, la Passerina, il Bombino, la Ribolla, il Cortese, l’Ortrugo, la Malvasia, il Verdicchio, l’Asprigno, l’Aleatico, il Nebbiolo, il Fiano ecc…
Ma l’Universo Prosecco Docg-Doc mantiene saldamente, e distanzia tutti, sul mercato nazionale rappresentando in totale 3 bottiglie ogni 4 stappate.  Un dato è interessante e fa ben sperare: nel 2003 la Francia esportava vini per un valore di 6,5 mld/euro e l’Italia 3 mld/euro. Nel 2018 la Francia ha esportato per 9,5 mld/euro e l’Italia per 6,2 mld. Il trend è favorevole, occorre non sbagliare.  
 
Giuseppe Danielli
Direttore Newsfood.com
Fonte: Ovse-Ceves per Newsfood.com

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