Altamarca-Colline del Veneto ®© diventa il brand unico di 35 comuni

3 Luglio 2019
UNESCO-PROSECCO DIVENTA UNESCO-COLLINE DELL’ALTAMARCA COLLINE DEL PROSECCO COLLINE DEL VENETOUNESCO-PROSECCO: BAKU PUO’ RICONOSCERE IL PATRIMONIO DELL’UMANITA’. IL CAMBIO DEL FOCUS E’ ALLA BASE DEL SUCCESSO: IL VINO RIENTRA NEL VALORE DEL PAESAGGIO AGRARIO. IL PAESAGGIO CULTURALE STORICO E’ UNA UNICITA’ DIVERSA E COMPLETA. TUTTO PARTI’ NEL 2004-2005 CON IL CONVEGNO SUL PAESAGGIO AGRARIO DELL’ALTAMARCA TREVIGIANA.Il Governatore Zaia ha ragione quando dice che sono 10 anni di lavoro per raggiungere l’obiettivo del riconoscimento delle colline del Prosecco, forse anche di più. Come tutti i risultati positivi si ottengono per sinergia, facendo squadra e sistema, con perseveranza, con intelligenza, con competenza. Tutto parte nel 2004-2005 (io c’ero) con il comune di Valdobbiadene che vuole unire il valore del Prosecco (spumante) con l’Altamarca (distretto produttivo).Nel giro di 5-6 anni si consolida e si cementa un Forum-Focus che vede insieme vignaioli e ristoratori, Prosecco e Glera, docg e doc, albergatori e casari, birrifici e piccoli allevatori, innamorati del paesaggio, cultori della bellezza variegata dell’ambiente.Altamarca-Colline del Veneto ®© diventa il brand unico di 35 comuni
Altamarca-Colline del Veneto ®© diventa il brand unico di 35 comuni, da San Zenone a Asolo, da Valdobbiadene a Vittorio Veneto, da Conegliano a Fregona passando per Cornuda, Possagno (il Canova), Vidor, Farra, Soligo, Miane, Susegana, Cordignano. Quindi non più solo vino spumante per eccellenza, ma “…tutto quello che fa la storia unica autentica di un distretto produttivo del paesaggio culturale”. Grande spinta venne da diverse associazioni fra cui quella del Gal Altamarca e della Associazione del Paesaggio Culturale.Così oggi il traguardo del riconoscimento per queste “…colline dolci… vallette vitate…percorsi culturali… ambiente unico… paesaggio storico…” è quasi una realtà: domenica 7 luglio a Baku la decisione definitiva e quasi certamente arriverà il riconoscimento ufficiale. Merito del grande lavoro della commissione tecnica che negli ultimi 3 anni ha recuperato tutto il lavoro tecnico e storico che caratterizza l’alta marca trevigiana.Come appare evidente, dopo i “niet” arrivati dagli organi consultivi sul riconoscimento unico del Prosecco e dell’area viticola di produzione, il successo dell’operazione è dovuto – come dicono gli stessi esperti della parte proponente la candidatura – al cambio del focus-obiettivo della richiesta: dal prodotto vino al paesaggio agrario nel suo insieme compreso le bollicine.Un cambio che io stesso ho sempre caldeggiato, visto come la migliore candidatura perché tutte le componenti di “questo” paesaggio collinare trevigiano hanno in sé assi e atout difficilmente replicabili, difficilmente riscontrabile avendo una biodiversità anche geografica, morfologica, umana, culturale, storica molto incisiva e molto particolare. Nessun termine, se non unico-autentico, è giusto per le colline dell’Altamarca trevigiana in cui le vigne del Prosecco sono una matrice importante, consolidata… oggi con un progetto avviato sulla coltivazione consapevole, sulla gestione della vigna, sulla sperimentazione e sviluppo dell’agricoltura biologici.Ci vorrà del tempo perché tutto sia perfetto: certo è che il riconoscimento Unesco vorrà significare anche nuovi investimenti, nuove scelte, più valorizzazione, più tutela, più salvaguardia. Tutti termini con un significato concreto diretto e particolare che devono trovare consenso e forza.Il nuovo dossier ha puntato all’iscrizione nella Lista Unesco riservata ai luoghi riconosciuti come Patrimonio Mondiale Paesaggio Culturale e ha ottenuto, recentemente, l’ok dal consiglio internazionale dei monumenti e siti riconosciuti, Icomos è organo autorevole consultivo del comitato mondiale Unesco per cui la riunione del World Heritage Committee dell’Onu del 7 luglio a Baku (Azerbaijan) è decisiva.Rumors da diverse fonti indicano che la nuova impostazione verrà riconosciuta ribaltando totalmente il parere negativo già espresso sul primo dossier che vedeva al centro il vino-prodotto. Il nuovo dossier si compone anche di diversi documenti originali che avvalorano molte scelte produttive, geografiche, adattamento della vita al luogo, sviluppo delle diverse popolazioni che hanno modellato un territorio nei millenni dando una vocazione ben definita dalla storia e dalla cultura, cioè quanto l’uomo agricoltore e residente è intervenuto per consentire la coltivazione e la costruzione di case… piccole… in sasso di terra e di fiume…massimo di due piani con scale interne… adiacenti a ricovero animali… destinando una stanza ribassata alla pigiatura e conservazione del vino… in mezzo alle vigne.Le colline del Prosecco diventano le colline di Valdobbiadene ma sono anche le colline del Veneto più antiche: quindi una esaltazione e un primo piano per alcune località storiche. Fossilizzarsi sulla vite-vino-prodotto non avrebbe portato al successo la candidatura, fosse anche per “altri” territori viticoli stranieri… maggiormente caratterizzanti su tecniche viticole, processi, enologia. Così è molto probabile che le Colline del Trevigiano (che a me piace chiamare come all’origine e nella sua antica storia, Altamarca Trevigiana – Colline del Veneto) vadano ad aggiungersi come Patrimonio al Grand Canyon, al Taj Mahal, al Monte Fuji, alla barriera corallina australiana, alla piana delle Piramidi.
Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici
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Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
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