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Vino: Il 21 Maggio 2011 si è costituita l’Associazione Temporanea d’Imprese Terrapietra

Vino: Il 21 Maggio 2011 si è costituita l’Associazione Temporanea d’Imprese Terrapietra

By Redazione

Uno dei maggiori mali dei piccoli e frammentati produttori di enogastronomia siciliana è sicuramente la diffidenza nei confronti dell’associativismo, ma bisogna ammettere che negli
ultimi mesi, nell’isola, c’è un gran fermento di associazioni e iniziative collettive che fanno ben sperare, grazie anche alla Misura 133 del PSR Sicilia i cui fondi sono principalmente
destinati ad esse.

Il 21 Maggio 2011, presso il Palazzo del Principe, all’intero del “Baglio”, sede dell’Enoteca Comunale del paese di Camporeale in provincia di Palermo, è stata presentata la recente
costituzione dell’ATI Terrapietra, che prossimamente si costituirà anche in associazione. Piccolo paese di 3.000 abitanti, Camporeale è situato lungo quella strada del vino
denominata SS624, equidistante da ben tre capoluoghi di provincia, Palermo, Agrigento e Trapani, e vanta una florida economia con ben 15 aziende che trasformano il legno e 9 cantine che
producono ottimo vino, grazie alla zona particolarmente vocata. Restrittive le regole che permettono l’adesione all’Associazione Temporanea d’Imprese Terrapietra: appartenenza al territorio di
Camporeale, adozione del regime biologico e, infine, essere impegnati nella produzione di qualità.

Il convegno di apertura, moderato da Serena Parrino, dell’azienda di comunicazione Excalibur, è stato aperto dal Sindaco Vincenzo Cacioppo il quale ha mostrato grande
disponibilità nei confronti della neonata associazione, concedendo anche l’uso dell’Enoteca Comunale come sede operativa dell’ATI.

In un paese, il cui territorio annovera ben 9 cantine, non poteva mancare il commento di un delegato AIS, in questo caso responsabile della provincia di Palermo, infatti, dopo il Sindaco,
l’Avv. Filippo Barbiera, ha intrattenuto i presenti con l’avvincente storia di un paese da sempre permeato dal vino. Altro appassionato intervento è stato quello dell’Arch. Calogero
Zuppardo, responsabile della struttura ospitante e Presidente dell’Associazione Baglio, il quale, dopo aver lasciato trasparire la sua passione per il Palazzo del Principe, sede dell’enoteca ma
anche museo e biblioteca, ha descritto come l’eccellenze del territorio possano fungere da antidoto alla concorrenza e alla globalizzazione mondiale.

Infine, è stata la volta di tutti e sette i produttori associati: Marco Sferlazzo di Porta del Vento, Remigio Candido dell’omonima azienda, Nino Alessandro, di Alessando di Camporeale,
Gaspare Triolo di Terre di Gratia, Francesco Noto, dell’omonima azienda, Luigi Montalbano di Valdibella e di Franco Rizzuto di Fattorie Azzolini. Terrapietra prende quindi il il nome dalla
terra e dalla “pietra” di Camporeale, un sasso custodito fin dal 1855 ed intorno al quale circola una storia dal sapore di leggenda, condita con tanta religiosità e un pizzico di
peccato.

Quali sono gli obiettivi di Terrapietra? Convergono tutti sul marketing di prodotto, sulla biodiversità e sul rispetto della terra, prerequisito fondamentale per ottenere da essa le
eccellenze che fanno la differenza in un mercato sempre più massificato e globale. Durante la mia permanenza alla manifestazione non ho però sentito parlare di “gruppo di
acquisto”, Terrapietra potrebbe acquistare, con quantità che sicuramente consentono ottimi sconti, alcune merci necessarie agli associati, in modo da realizzare economie di scala
impossibili da conseguire per dei piccoli produttori quali sono i suoi soci.

Ma vediamo più in dettaglio i sette componenti dell’ATI.

Uno dei promotori dell’associazione è Nino Alessandro il cui nome evoca, almeno per gli addetti ai lavori, i vini della cantina Alessandro di Camporeale, sicuramente l’azienda più
nota del gruppo, chi infatti non conosce il suo sirah chiamato con l’arabo nome di Khaid?

Altri promotori dell’associazione e organizzatori della serata sono stati i fratelli Triolo, Gaspare e Rosario provengono da una famiglia che da più di 150 anni coltiva la terra. Essi
oggi, con l’azienda Terre di Gratia, operano nel campo del B&B, produzione di vino, olio e delle gelatine di vino, con ottimi risultati anche all’estero.

L’Azienda Vitivinicola Candido, invece, si fa forte delle sue piccole produzioni di vino, infatti, solo così si possono gestire in modo attento le uve e quindi poi il vino che da esse
deriverà. Remigio Candido, slow winery per eccellenza, ha realizzato una vera e propria “cantina slow”, dove sia la raccolta dell’uva che gli affinamenti avvengono lentamente, senza
fretta, fuori da ogni logica commerciale e a tutto vantaggio per il prodotto finale.

L’Azienda Agricola Valdibella è l’unica cooperativa di Terrapietra, essa prende il nome da una delle valli del comprensorio e produce vino, olio e latte di mandorla in regime biologico.
Valdibella ha iniziato anche l’eliminazione dei solfiti cominciando dai suoi Respiro e Ninfa, rispettivamente un Nero d’Avola e un Catarratto. Io ho assaggiato solo quest’ultimo, il Ninfa, e
posso garantire che è un vino molto particolare, assolutamente diverso da tutti gli altri catarratti, coi suoi spiccati e inconsueti sentori di… mela verde e la sua piacevole
acidità. Unico appunto che posso fare è sulla struttura, un pò debole, ma per molti potrebbe essere un grande pregio poter bere un catarratto un pò più
“leggero”. Rimane comunque il vino, tra quelli che ho assaggiato, che mi ha colpito di più per originalità e sensazioni che mi ha trasmesso.

Porta del Vento, invece, è l’unica azienda associata di proprietà di uno straniero, appartiene infatti ad un… palermitano,  Marco Sferlazzo. L’azienda prende il nome dai
venti ai quali essa è particolarmente esposta grazie alla sua altitudine e posizione. Mi ha colpito molto il Marquè Perricone, con le sue note calde al naso e la sua
sincerità al palato.

Dell’azienda vitivinicola Fattorie Azzolino non sono riuscito ad assaggiare nulla, ma in fin dei conti, un buffet in piedi con tanti vini ed una grande confusione e partecipazione di pubblico,
non era certo la sede adatta per fare delle delle degustazioni sistematiche, qualcosa può sempre sfuggire.

Dulcis in fundo l’Azienda Agricola Francesco Noto che con il suo Verdeolio, è l’unica azienda di Terrapietra che produce solo olio extravergine d’oliva. Purtroppo l’ho potuto degustare
solo nei mini panini del buffet, niente bottiglia e bicchierini per approfondire uno degli alimenti che maggiormente apprezzo e preferisco.

Al buffet del dopo convegno il vino è stato sapientemente gestito dai sommelier dell’AIS provincia di Palermo, ma non c’erano solo bottiglie, i soci di Terrapietra ed altri produttori
della zona hanno infatti collaborato, ognuno coi propri prodotti, per imbandire una tavola ricca di leccornie e prelibatezze, forti solo della loro genuinità e semplicità. Oltre
ai piccoli panini del Panificio Candido, conditi con ricotta fresca oppure con l’olio degli associati,  devo citare una grande risorsa di Camporeale, il Salumificio Amato, ho trovato
infatti, tra i piatti, il loro famoso “mandolino”, una sorta di prosciutto crudo ottenuto con particolari parti del maiale, e la loro salsiccia tipo pasqualora oppure con pistacchio. Anche il
formaggio del nuovo Caseificio Lipari era interessante, purtroppo però non l’ho potuto apprezzare al meglio in quanto troppo poco stagionato per i miei gusti, ma posso garantire che ho
sentito profumi e sapori che meritano approfondimento.

Ho già abbondantemente scritto in passato sulle difficoltà che l’associativismo trova in Sicilia, problematiche derivanti principalmente da atavici individualismi, ben antecedenti
gli arrivistici tempi moderni. E’ assodato che la Sicilia deve approfittare della sua produzione di eccellenze enogastronomiche, soprattutto per il mercato estero, per far ciò le aziende
non possono assumere dimensioni particolarmente grandi, quindi l’unico modo per farle emergere sui mercati mondiali è appunto l’associativismo, l’unica strada che può creare
sinergie ed economie di scala. Come è stato detto durante il convegno dal Sindaco di Camporeale: l’unione fa la forza! Frase apparentemente banale ma che rapidamente condensa quello di
cui la Sicilia ha per adesso tanto bisogno.

Maurizio Artusi
per Newsfood.com

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