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Troppi zuccheri, molti grassi: così funziona (?) la dieta degli spot

Troppi zuccheri, molti grassi: così funziona (?) la dieta degli spot

By Redazione

Gli spot alimentari spesso descrivono alimenti poco sani: pizze iper-cariche, merendine insidiose e primi piatti molto elaborati.

E gli effetti di una dieta basati su tali prodotti si farebbero sentire: moltissimi zuccheri, poco meno grassi e una netta carenza di frutta, verdura e vitamine.

La dieta degli spot è stata messa sotto esame da una ricerca dell’Università di Savannah, diretta dal professor Michael Mink e pubblicata sul “Journal of American Dietetic
Association”.

Il professor Mink e colleghi hanno registrato 84 ore di programmi in prima serata e 12 ore al sabato mattina nell’arco di 28 giorni, dalle principali reti televisive USA. Va inoltre notato come
il sabato mattina è stato inserito perché nella fascia oraria 8-11 vengono trasmessi molti cartoni e quindi gli spot in onda in quel lasso di tempo sono pensati per i più
piccoli. Gli studiosi hanno visionato tutto, prendendo nota dei cibi reclamizzati e delle porzioni in cui venivano proposti, calcolando poi il loro valore nutrizionale.

Il responso finale parla di uno stile d’alimentazione poco (o per nulla) equilibrato.

Grassi e zuccheri sono presenti in dosi tali che, se mangiati anche solo una sola volta, fanno superare la quantità raccomandata: 3 volte quella di zuccheri, “solo” 2,5 volte quella di
grassi.

Insomma, si avrebbe un overdose anche di “Zuccheri, proteine, grassi totali e saturi, selenio, sodio, niacina, tiamina e colesterolo”, spiega Mink. Al contrario, nutrienti come carboidrati,
ferro, fosforo, vitamina A, calcio, vitamina E, magnesio, rame, potassio, acido pantotenico, fibre e vitamina D sarebbero sotto rappresentati.

Sintetizza allora il capo-ricercatore: “Gli alimenti reclamizzati forniscono troppo di nutrienti associati a patologie, come il colesterolo, il sodio, i grassi saturi; e poco, pochissimo dei
nutrienti che aiutano a mantenersi in salute, come le vitamine i minerali o le fibre….E meno della metà della quantità consigliata di frutta, verdura e vitamine”.

Gli esperti propongono così un paracadute: le pubblicità degli alimenti in questione dovrebbero andare in onda muniti di frasi di avvertenza, come quelle dei farmaci e dei
pacchetti di sigarette.

L’obiettivo è “Informare i telespettatori dei problemi connessi al consumo dei cibi reclamizzati in TV, spiegando che spesso sono davvero poco sani. Dovremmo anche educare la popolazione
a saper riconoscere e scegliere un alimento equilibrato. E magari dare strumenti semplici e di rapida consultazione, magari sul web, per imparare a fare scelte sane a tavola “.

Il problema, concludono gli scienziati, non è che il consumatore segua pari pari i suggerimenti offerti dal piccolo schermo. Il problema è che basta davvero poco per esagerare a
tavola, pagando poi il prezzo in salute.

Fonte: Michael Mink, Alexandra Evans, Charity G. Moore, Kristine S. Calderon, Shannon Deger, “Nutritional Imbalance Endorsed by Televised Food Advertisements”, Journal of the
American Dietetic Association 2010, doi:10.1016/j.jada.2010.03.020

Matteo Clerici

ATTENZIONE: l’articolo qui riportato è frutto di ricerca ed elaborazione di notizie pubblicate sul web e/o pervenute. L’autore, la redazione e la proprietà, non
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