Dieta: lontano dagli occhi, lontano dallo stomaco

24 Maggio 2010
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Per aumentare le probabilità di successo di una dieta, si può così modificare la struttura della cucina, mettendo sottomano i cibi
salutari e “nascondendo” la cattiva alimentazione.
Questa la strategia proposta da due ricerche della Cornell University (sezione Food and Brand Lab), dirette da Brian Wansink e presentate ad Experimental Biology 2010 di Anaheim, tenutosi in
California.
Wansink e colleghi sostengono che per dimagrire sia più utile modificare l’organizzazione dei luoghi dove si mangia piuttosto che seguire regole ferree: per provarlo, hanno presentato
due esperimenti.
Il primo test ha coinvolto 78 volontari, cui sono stati presentate due opzioni. La prima volta potevano prendere il cibo da comodi vassoi da tavola, la seconda dovevano rifornirsi su piatti
appoggiati sul piano di lavoro, situati in una posizione scomoda.
L’osservazione ha così mostrato come la seconda opzione riuscisse a diminuire le calorie per pasto (-20% in media), colpendo particolarmente gli uomini (-29%) e rendendo poco comune il
bis: se bisogna alzarsi, spesso li lascia il piatto vuoto. Spiega Wansink: “Il concetto “lontano dagli occhi, lontano dallo stomaco” può essere applicato anche in positivo, ad esempio
lasciando a portata di mano cibi sani e nascondendo quelli più calorici. È più facile prendere una mela dal bancone della cucina che cercare una fetta di dolce nel frigo”.
Il secondo esperimenti si è basato su 200 volontari, divisi in 3 gruppi. Il primo gruppo ha ricevuto consigli per riarredare la cucina, il secondo per modificare il comportamento
ambientale; il terzo, infine, notizie legate al cambiamento dei cibi.
Gli studiosi hanno così notato come il calo di peso più evidente era avvenuto nel primo gruppo: i suoi membri avevano così perso oltre mezzo chilo per ogni suggerimento
seguito, riuscendo a resistere a dieta 2 giorni in più dei colleghi.
Secondo il team della Cornwell, per dimagrire meglio, bisogna capire il concetto di “Mindless Eating”, cioè il mangiare senza consapevolezza. Ad esempio, quando si parla al cellulare,
può venire istintivo piluccare dal piatto. Quando c è un vassoio in tavola, si è invogliati all’assaggio anche quando si è a stomaco pieno. Se si riceve un piatto
grande, è spontaneo tentare di colmarlo.
Allora, per Wansink, il consumatore deve usare questo processo a proprio vantaggio, rendendo più leggera la dieta dimagrendo di più, perché “La dieta migliore è
quella di cui non ti rendi conto”.
NOTE FINALI, per approfondire:
Matteo Clerici
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