Star Bene a Milano: Convegno dell’Istituto Uomo e Ambiente all’Umanitaria di Milano

3 Dicembre 2012
Date: Mon, 3 Dec 2012 08:45:20
Benito Sicchiero:
Con l’aria che tira è difficile sentire “amica” la città: che è il luogo dell’innovazione, della cultura, dello sviluppo, ma anche il luogo dove più forti si scaricano
le tensioni della crisi.
Ciò rende i cittadini più “cattivi”: tra di loro e nei confronti delle istituzioni.
Cosa tanto più grave per una pubblica amministrazione, come quella di Milano, costruita sulla speranza; speranza che si sta dissolvendo, soprattutto perché non si vede la fine del
tunnel.
E’ la conclusione amara cui è giunto l’ultimo appuntamento 2012 del ciclo “Star bene a Milano” organizzato dall’Istituto Uomo e Ambiente, creatura dell’architetto Maurizio Spada e di
un gruppo di amici che tra molte difficoltà porta avanti, da anni, il discorso sul rapporto tra la città e i suoi abitanti.
Al convegno, che si è svolto all’Umanitaria di Milano, Basilio Rizzo, presidente del Consiglio comunale; Rolando Mastrodonato, presidente di Vivi e progetta un’altra
Milano; Alessandra Kustermann, dirigente medico al Policlinico e candidata alle primarie per la Regione Lombardia; Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia;
Luca Beltrami Gadola, editorialista, consigliere dell’Aler ed esperto di gestione metropolitana; Marco Ponti, regista e sceneggiatore.
Esponenti della Milano più sensibile impegnati a individuare parametri che costituiscono i riferimenti per la sensazione di benessere quali casa, verde, traffico, bellezza e cultura,
sostenibilità, inquinamento rapporto potere-cittadini.
Nel Medioevo si diceva che la città rendeva liberi perché affrancava dalla servitù della gleba: e oggi si può sostenere che vivere in una città globale
costituisca un vantaggio? Tutto sommato, sì.
La nostra città è il terminale gerarchico di un sistema culturale, sociale, economico destinato a competere non più nell’ambito del Paese di collocazione, ma con l’intero
mondo: una rara opportunità viene offerta a Milano con Expo 2015 (oggetto comunque di molte e ragionate critiche). Ma i decisori pubblici sono in grado di accoglierla?
Sembra che nelle pubbliche amministrazioni si annidi un virus: dell’opacità, della difesa della casta burocratica, una barriera per i cittadini, non solo, ma anche per gli stessi
amministratori eletti che spesso dentro il Palazzo si trovano di fronte a muri di gomma.
Chi è a conoscenza, ad esempio, di quanto costa mediamente un lavoratore Atm? 50.000 euro l’anno.
E la stessa Atm costa alla cittadinanza 1 milione al giorno.
Per contro sale dai cittadini la voglia di partecipazione diretta, come dimostrano i successi di referendum e primarie.
Si impone un cambiamento di cultura: soprattutto perché i ceti meno abbienti soffrono sempre di più, la capacità di resistenza è al limite.
In 10 anni i poveri a Milano si sono quadruplicati; l’housing sociale affidato ai privati non è in grado di rispondere ad una delle esigenze primarie dei milanesi, il bisogno di casa a
costi sostenibili.
E allora – ecco una delle più interessanti proposte venute dal convegno – capovolgiamo i termini della questione: invece di lasciare ai costruttori privati che usufruiscono di incentivi
pubblici la possibilità di decidere qualità e prezzi della quota sociale dell’edificio, consentire al pubblico di costruire lasciando una quota parte di alloggi a prezzi di
mercato.
In un panorama sostanzialmente grigio che apre ampi spazi all’empatia, al relazionarsi con il sorriso, in ospedale e fuori, ci sono buone notizie: in 40 anni la qualità dell’aria è
notevolmente migliorata, il micidiale particolato (ricordiamo la neve nera, l’impenetrabile smog?) è sceso del 90%.
Benito Sicchiero
per Newsfood.com