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Destinare le (scarse) risorse riservate alla cultura per tutelare il nostro immenso patrimonio artistico

By Redazione

Date: Sat, 1 Dec 2012 08:47:07
Subject: Cultura : Istituto Europa Asia, dibattito in Assoedilizia sul tema ” Inverno dell’Arte, Inverno dell’Architettura, Inverno della Citta’.

ISTITUTO EUROPA ASIA

Riflessione-dibattito organizzato nella sede di Assoedilizia di Milano dal Gruppo di Studio “Città Architettura Ambiente” dell’ Istituto Europa Asia.

DESTINARE LE (SCARSE) RISORSE RISERVATE  ALLA CULTURA PER TUTELARE IL NOSTRO IMMENSO PATRIMONIO ARTISTICO

Benito Sicchiero:

Masse di cittadini nelle strade delle città italiane che marciano al grido “tagliate i fondi alla cultura e dateli alle pensioni”.

Una proiezione fantastica e provocatoria, d’accordo, quella emersa dalla riflessione-dibattito sicuramente di alto livello organizzata dal Gruppo di Studio “Città Architettura Ambiente”
dell’Istituto Europa Asia nella sede di Assoedilizia di Milano: ma che trova allarmanti premesse in quanto hanno detto Salvatore Carrubba, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Italo
Piccoli, Docente di Sociologia, Università Cattolica di Milano, Andrea Villani, Dipartimento di Economia Internazionale, delle Istituzioni e dello Sviluppo Università Cattolica
coordinati da Alberico Barbiano di Belgiojoso, Architetto, Docente nel Politecnico di Milano.

Ha presentato i lavori Achille Colombo Clerici, presidente dell’Istituto Europa Asia e di Assoedilizia.

Il riferimento di base del dibattito “Inverno dell’arte? Inverno dell’architettura? Inverno della città? era costituito dai volumi di Vittorio Gregotti, Incertezze e simulazioni.
Architettura tra moderno e contemporaneo, Skira, Milano 2012;  e di Jean Clair, L’inverno della cultura, Skira, Milano 2011.

In una fase storica in cui è diffusa l’idea di un declino, non soltanto economico, si è inteso analizzare la situazione per individuare la reale consistenza delle difficoltà,
ma anche dei valori e delle positività che si ritiene importante far emergere.

Va detto subito che il dibattito si è allargato ben oltre i binari costituiti dai due volumi affrontando interessanti tematiche parallele. Inverno dell’arte, dell’architettura, della
città.

E’ sulla città che la recessione si manifesta più duramente: e, considerato che è la città la matrice della cultura, dello sviluppo, dell’innovazione, del progresso
sociale, la sua difficoltà si diffonde in  tutto il Paese con la conseguente perdita di competitività e di attrattività,  generando un avvitamento verso il basso di
cui, al momento, non si riesce a intravvedere l’atterraggio.

D’altronde, è un fatto storico: ogni crisi economica comporta un taglio nell’investimento in cultura,  da parte sia del pubblico sia dei mecenati sia del singolo cittadino: minori
stanziamenti, riduzione delle sponsorizzazioni, minor consumo di libri, teatri, musei.

Va aggiunto però che anche  in tempi di sviluppo certe scelte politiche possono causare danni: nell’immediato dopoguerra, ad esempio, le agevolazioni fiscali selettive, penalizzando
le costruzioni signorili e di lusso, hanno di fatto imbruttito le città e ridotto di molto certe categorie artigianali (marmisti, decoratori, ebanisti…) che rendevano le case, e quindi
le città, più belle.

Non è che comunque gli appena trascorsi tempi grassi delle risorse per la cultura abbiamo sempre valorizzato il bello (ma poi cos’è il bello? non esiste una verità assoluta;
ciascuno giudica secondo la propria cultura, convinzione, maturazione): certi direttori di Musei hanno commissionato opere gigantesche improponibili, solo per occupare le pareti delle sale di
esposizione; e un “giro mafioso” di critici, mercanti e quant’altro ha esaltato pseudo artisti che magari non sapevano neppure tenere la matita in mano.

Il fatto è che il venire meno delle elites culturali – persone preposte a capire e giudicare cos’è il bello e cos’è il brutto – conseguenza della democrazia di massa, ha
portato il pubblico ad apprezzare un’opera sulla base del prezzo stabilito dai mercanti.

E c’è la globalizzazione.
  Il nostro Paese, che vanta una sterminata quantità di opere d’arte, non deve mettersi in gara con gli stranieri nel produrre e conservare l’arte contemporanea, ma tutelare il
proprio esistente.

Anche nell’arte, come nell’etica, i valori fondanti mantengono validità nei millenni. Se il nostro Paese orientasse le scarse risorse destinate alla cultura a questo scopo, meriterebbe la
gratitudine del mondo intero.

Foto:
– da destra Italo Piccoli, Achille Colombo Clerici, Salvatore Carrubba, Alberico Belgiojoso, Andrea Villani.

– Colombo Clerici a New York, con alle spalle il Chrysler Building

– Achille Colombo Clerici e Alberico Barbiano di Belgiojoso a Milano, con alle spalle la Torre Velasca,
 

Benito Sicchiero
per Newsfood.com

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