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Solo una questione di Etichettatura alimentare? No, è sicuro, per l’Europa siamo figli di un Dio Minore

Solo una questione di Etichettatura alimentare? No, è sicuro, per l’Europa siamo figli di un Dio Minore

By Redazione

Milano, 3 aprile 2013

L’articolo di Attilio Barbieri “La carta che ha ucciso il Made in Italy: così l’Europa proibisce la tracciabilità” merita di essere letto perchè è lui che ha avuto il coraggio di rendere pubblica questa nefandezza. E merita il nostro plauso.
Siamo in Europa, con gli stessi diritti, oppure siamo già una colonia della Germania che ha cambiato nome alla sua moneta -il Marco- e lo ha chiamato Euro, in attesa che la Grande Germania realizzi un piano accantonato solo  sessanta/settanta anni fa? L’ Euro è la nuova super-bomba ai “neutroni” che in pochi anni sta riuscendo nell’impresa: senza armi, senza camere a gas e mantenendo intatto tutto il patrimonio storico e culturale.
Giuseppe Danielli
Direttore Newsfood.com

Ecco cosa ne pensa il nostro amico Francisco Bertolin (il candidato grillino a Ministro dell’Agricoltura)

Caro direttore, siamo alle solite!!!
Di giorno si tesse la tela, di giorno si cerca di trovare consenso e si riesce anche, poi di notte Qualcuno disfa i nodi, fa cambiare idea.
Se questa è l’Europa a cui affidarci, se questa è l’Europa della moneta unica, della confederazione di PAESI, della politica comune, dell’economia con le stesse regole, con la finanza che segue lo stesso percorso… mi sembra proprio che siamo non solo fuori dal binario, ma “fuori di testa”.

Le regole economiche della rigidità, dei parametri fissi, dei vincoli, del comportamento inappuntabile vale solo a senso unico: ” dalla Germania a tutti gli altri Paesi” ma solo per regolamenti, direttive, risoluzioni, infrazioni, deleghe che interessano alla Germania. E’ notorio nell’ambiente accademico dell’economia ed economisti mondiali che esiste una scuola tedesca, ed altre scuole, comprese quella americana e inglese, assai diverse.

Ma la Germania tocca solo i “temi” di proprio interesse, e di interesse collegato alle proprie aspettative, derivanti da scelte precise. Trasformare il marco in euro, era ed è la vera politica economica. Evidentemente l’etichettatura dei prodotti di qualità e di origine certa interessa solo nel momento che sono una “….barriera, un vincolo, una martellata sugli attributi maschili (degli altri, ça va sans dire)”, non certo interessa agli speculatori e ai massimalisti burocrati quando la difesa e la tutela dei marchi d’origine vuol dire creare occupazione, economia, nuove imprese, sviluppo in altri Paesi, men ancora se “mediterranei”.

Finalmente anche la Francia di Hollande ha capito il giochino e quindi è meno succube.
L’Inghilterra ha sempre barattato tutto, baratterà ancora la propria presenza-non presenza al tavolo europeo con vantaggi mirati, concessioni e sconti.

Purtroppo anche Svezia, Danimarca e Olanda cominciano a bussare alla stessa porta degli sconti e delle libertà, a scapito di rinunce altrui. Non intendo appellarmi ad un emendamento qualsiasi, ma non credo che con distinguo, sperequazioni, ricatti, depauperamenti di conti correnti ” sempre di altri” si possa andare molto lontano.

Mi sembra un approccio belligerante con la formula delle leggi anzichè delle pallottole.

E’ mai possibile che speculazioni chiare, sicure, provate di banche Inglesi-Olandesi e Banche tedesche andate male sul mercato di Cipro debbano essere pagate dai “ciprioti” e non dai “manager tedeschi”?

Torniamo all’etichettatura delle eccellenze europee, perché non stiamo parlando di “spuma o gassosa tedesca” , bensì di grandi vini Docg e Doc, carni Dop, olio extra vergine d’oliva Dop, di frutta, verdure, formaggi e salumi realizzati con disciplinari rigidi, con vincoli, con imposizioni per le imprese produttrici. Sembra che dicano “continuino a darsi regole restrittive, noi non diamo la patente”.

In Europa c’è chi guida l’automobile senza patente o vuole guidare senza patente.   Ma perché allora esiste una burocrazia farraginosa dal 1960, ripeto dal 1961 esattamente quando è stata approvata in Europa la prima norma.

Il Ministro Zaia ha fatto molto, ha voluto una norma sulla certezza di filiera e sulla volontarietà, attenzione “volontarietà” non obbligo, della etichettatura.
Ebbene tutto è stato vano, grazie ai soliti noti. E’ assurdo che una unione di Paesi da un lato spinga per i prodotti certificati e tracciati (con tante sigle e una scala di valori e di qualità come Docg Doc Igt Igp Stg ) eppoi sostenga che le limitatezze, i vincoli restrittivi, le regole di produzione siano contro la libera produzione e circolazioni delle merci. Ebbene sarebbe come se – ma noi Italiani dopo la gaffe dei poveri Marò non faremo mai – l’Italia non accettasse il patto di stabilità perché vincola la sovranità territoriale dei Sindaci, la libertà di circolazione dei soldi, la possibilità di fare crescita e sviluppo continuando a darsi delle martellate sempre nello stesso posto.

Ma chi è il sado-masochista che non direbbe niente, quale Europeista convinto continuerebbe ad esserlo e perché mai i “ministri-professori non eletti ma nominati” non dicono nulla.
Ok il “porcellum” non piace e non va bene, ma attualmente abbiamo ancora un Governo (…ma è legittimato o si fa finta che lo sia, vista la situazione!!!) che è stato nominato senza neanche il vaglio di un lettore. Mettiamo una etichetta e una scadenza chiara anche a questo Prodotto-Italiano prima che diventi “avariato”.

Grazie per l’ospitalità …
Bertoldo Bertolin
in esclusiva per Newsfood.com

Ecco l’articolo di Attilio Barbieri, il giornalista che, in nome della libertà di stampa e della Giustizia calpestata dei Popoli, se ne frega dei divieti e pochi giorni fa ha portato alla luce i segreti della Commissione Europea (chissà quanti altri sono ben “archiviati” sotto chiave)

mercoledì 27 marzo 2013
La carta che ha ucciso il Made in Italy: così l’Europa proibisce la tracciabilità

Ecco il documento «top secret» con cui l’Europa ha detto no alla trasparenza degli alimenti.
La scorsa settimana, dopo mesi di tentativi, ho messo le mani finalmente sul «parere circostanziato» con cui la Commissione europea (il 24 ottobre 2005) ha bocciato la legge italiana che  istituiva il marchio «100 Italia».

Chi è Attilio Barbieri, giornalista
)

Niente curriculum vitae, niente bla bla.
Mi chiamo Attilio Barbieri e faccio il giornalista.
Mi sono occupato spesso di argomenti riguardanti i prodotti agricoli, i consumi, i prezzi e le etichette, dietro alle quali si nasconde un mondo di cose dette e non dette. O meglio scritte o non scritte.

Mi sono divertito spesso a vestire i panni del “casalingo di Voghera” (non impossibile per me visto che nella capitale mancata dell’Oltrepò pavese ci sono nato) per scoprire prezzi manipolati, operazioni speculative ai danni dei produttori e consumatori, etichette bugiarde o reticenti.

Così mi è venuta l’idea del blog. Dietro a un pezzettino di carta, più o meno colorato, più o meno attendibile, in realtà c’è un universo di cose e di fatti da conoscere: etichettopoli.com parte da qui.

Redazione Newsfood.com

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