Scioperi: è iniziata la guerra dei giudici di pace
9 Ottobre 2007
E’ iniziata ieri la settimana nera per la giustizia italiana, che sarà segnata dalla mobilitazione dei giudici di pace; e, a giudicare dalla prima giornata di sciopero (in cui l’adesione
è stata quasi completa con picchi del 95% a Roma e del 100% a Bari), non si prospetta una situazione semplice per i giorni a venire.
A rendere noti i risultati e le ragioni dello sciopero è stato il segretario generale dell’Unione nazionale giudici di pace, Gabriele Longo, che ha denunciato la completa assenza di
tutele per questa categoria di magistrati: “La nostra figura, che non è di carriera ma è temporanea – ha spiegato Longo – è completamente al di fuori di qualunque norma o
status giuridico. Nonostante questo ci occupiamo della metà dei procedimenti giudiziari che vengono istituiti nel nostro Paese”.
E la mole di lavoro riservata ai giudici di pace non è più leggera né più semplice di quella che tocca ai loro colleghi “togati”: “Negli ultimi anni – ha continuato
Longo – i procedimenti davanti al giudice di pace hanno superato abbondantemente quelli davanti ai Tribunali, fino a toccare la soglia di un milione di processi. Una mole di lavoro
impressionante che deve essere smaltita in condizioni disastrose: dal 1996 al 2006 i contenziosi sono aumentati del 300 per cento e di contro sono stati ridotti gli organici e tagliati i
fondi”.
“Per cui capita sempre più spesso che i giudici debbano portarsi da casa la cancelleria e la carta per fare le fotocopie – ha spiegato il presidente dell’unione della categoria – Sia
chiaro, stiamo parlando di cause che noi analizziamo con estrema attenzione e di cui a volte paghiamo direttamente le conseguenze”.
La situazione dei giudici di pace, tuttavia, non è semplice neppure per la tipologia del contratto, che prevede una durata di 4 anni rinnovabile per un massimo di due volte. “Ma se per
sei mesi uno di noi non presta servizio per vari motivi (dalla malattia alla maternità) – ha aggiunto il segretario del sindacato dei Giudici di Pace del Lazio, Alberto Rossi – secondo
la normativa attuale può essere esonerato dal servizio, che significa licenziato. E una volta licenziati o finito il nostro mandato ci ritroviamo senza nulla in mano”.