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Redditi, gli agricoltori italiani sono fanalino di coda in Europa

By Redazione

 

La Cia denuncia una situazione estremamente grave che rischia di mettere fuori mercato moltissime aziende. I nostri agricoltori, sotto il profilo reddituale, sono fanalino di coda
nell’Ue. Alle stelle i prezzi dei concimi, del gasolio, dell’energia elettrica. La burocrazia rende il quadro complessivo ancora più grave.

Costi e oneri sociali praticamente triplicati e redditi sempre più in caduta libera per gli agricoltori italiani. Negli ultimi dieci anni, dal 1999 al 2008, i nostri produttori
hanno registrato un costante e deciso aumento dei prezzi dei mezzi di produzione (concimi. mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio). Si è passati da un più 2,5 ad un
più 10,6 per cento. Mentre, in ambito Ue, si è avuta la flessione più accentuata sotto il profilo reddituale: meno 18,7 per cento. Difficoltà che si
aggiungono ad una discesa netta dei prezzi sui campi che, nello scorso mese di ottobre, hanno avuto un calo del 6,8 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007. E’
quanto denunciato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione del sit-in a Roma, davanti alla Camera dei deputati, che conclude la mobilitazione che in questi giorni si
è sviluppata nell’intero territorio nazionale.

Dal 1999 -rileva la Cia- è stato un crollo verticale per i redditi italiani. Le stime di quest’anno prevedono una flessione tra l’1,5 e il 2,2 per cento, che fa
seguito al meno 10,4 per cento del 2005, al meno 3,4 per cento del 2006 e al meno 2 per cento del 2007. Mentre nel complesso Ue si dovrebbe registrare, quest’anno, un aumento tra
il 12 e il 15 per cento per cento. I nostri imprenditori, in dieci anni, hanno visto scendere i loro redditi con una media superiore al 2 per cento annuo. Dal 2004 la situazione
è precipitata in maniera drammatica, determinando il calo più marcato tra i paesi europei.

Ben diverso -sottolinea la Cia- l’andamento reddituale agricolo in Germania, dove negli ultimi dieci anni si è avuto un incremento di circa il 30 per cento. Cifra raggiunta
anche nel Regno Unito. Meno accentuata la crescita in Francia (più 4,6 per cento) e in Spagna (più 5,2 per cento).

Un andamento -rimarca la Cia- influenzato dalla forte variazione registrata dai prezzi dei prodotti. In particolare, nel 2007, sempre rispetto all’anno precedente, i prezzi reali
agli agricoltori per le produzioni continentali, come cereali e oleaginosi, sono aumentati, rispettivamente, del 46,2 per cento e del 21,9 per cento. Questi incrementi hanno contribuito
a spingere in avanti i redditi, ad esempio, dei produttori tedeschi (più 12,5 per cento) e dei francesi (più 7,5 per cento). Al contrario, sono state registrate riduzioni
di prezzi per alcune produzioni tipiche mediterranee. Il prezzo reale al produttore per l’olio d’oliva, ad esempio, è diminuito del 19,4 per cento e quello delle verdure fresche
dello 0,7 per cento. Anche le patate hanno subito una flessione del 3,2 per cento. Per la barbabietola da zucchero la diminuzione è stata del 12,8 per cento. Hanno, invece,
tenuto i prezzi reali ai produttori di vino e frutta, con un incremento, rispettivo, del 4,5 per cento e del 4,2 per cento. E anche quest’anno la situazione, secondo le prime
stime, dovrebbero essere ancora difficile per i nostri produttori.

A rendere più fosco lo scenario per gli agricoltori italiani sono stati -sostiene la Cia- i riflessi negativi dei costi produttivi (concimi in testa) e degli oneri sociali. Costi
che oggi incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento per cento. Solo nello scorso mese di ottobre l’incremento è stato di circa
il 9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007. I rincari hanno coinvolto tutti i fattori della produzione agricola. Si hanno aumenti stellari per i concimi, con un
più 62,5 per cento, per il gasolio (più 12 per cento), per l’energia elettrica (più 17,6 per cento), per le sementi (più 3 per cento), per gli
antiparassitari (più 3,2 per cento

Non solo. A questi aumenti, che negli ultimi anni hanno frenato l’attività imprenditoriale con un crescendo impressionate, si sono aggiunti -nota la Cia- anche gli oneri
previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 25,7 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica
delle imprese, con incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività.

 

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